Agricoltura, i possibili danni causati dalla neve Coldiretti: «In Sicilia poche polizze assicurative»

Una cauta attesa, con qualche scongiuro. È questo lo stato d’animo della maggior parte degli imprenditori agricoli siciliani in queste ore segnate da condizioni meteorologiche estreme per gli standard regionali. 

Il freddo e la neve che da ieri coprono diverse zone dell’Isola potrebbero determinare danni ingenti alle colture, costringendo i produttori ad affrontare un’annata particolarmente difficile. Tuttavia, l’opinione condivisa è che bisogna attendere i prossimi giorni per saperne di più. Come nel caso degli agrumi. «È ancora presto per fare valutazioni – dichiara Gerardo Diana, di Confragricoltura -. Nonostante la grande quantità di neve in diversi posti le temperature sono rimaste accettabili per le piante, anche se ci sono zone come quelle sotto l’Etna dove i termometri hanno toccato soglie troppo basse. La temperatura oltre cui dobbiamo sperare non si vada – continua – è meno tre gradi, se invece si andasse sotto i sei gradi sotto lo zero ci sarebbe poco da fare per pianta e frutto».   

A preoccupare è la giornata di domani. «Pare che le temperature possano scendere ulteriormente. La situazione peggiore in questi casi è quella di un freddo con cielo stellato e senza vento, ciò porterebbe i frutti a gelare, rovinandone l’interno». Considerazione condivisa anche da Andrea Valenziani, produttore. «Siamo abituati a prevedere gli effetti delle gelate, non quelli derivanti dalla troppa neve – commenta al telefono -. Il consiglio che in questi casi va dato è quello di evitare di raccogliere i frutti ancora innevati e al mattino troppo presto. La speranza è che un po’ di sole possa scaldarli».

A stare in guardia, però, è anche chi si occupa di altre colture. Pomodori, zucchine, melanzane, cetrioli e carciofi sono prodotti che in queste ore stanno risentendo particolarmente dell’ondata di gelo. «Per gli ortaggi si può già dire che inevitabilmente quelli coltivati nei campi all’aperto subiranno dei danni – dichiara il responsabile di Coldiretti nel Catanese Giovanni Pappalardo – mentre per quelli in serra la situazione è migliore. Ho già saputo di danni ai carciofi nelle zone tra Ramacca e Mineo. In questi casi, il freddo brucia l’ortaggio, che quando non deve essere scartato può essere destinato soltanto a trasformazioni agroalimentari».

Da Pappalardo arriva poi un richiamo alla sottoscrizione delle polizze assicurative. «Ci sono quelle che coprono anche questo genere di danni, ma purtroppo la Sicilia rimane tra le regioni più scoperte. I motivi? Spesso economici. L’Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, ndr) rimborsa il 40 per cento dei costi, ma la Regione potrebbe fare qualcosa, contribuendo al pagamento di polizze troppo costose per gli agricoltori». 

Il freddo di questi giorni è coinciso con un innalzamento dei prezzi di prodotti come i pomodori e le zucchine. A negare, però, la correlazione e al contempo una speculazione da parte dei produttori è il responsabile di Coldiretti Ragusa, Gianfranco Cunsolo. «I prezzi, se si guarda all’anno passato quando furono bassissimi, sono anche duplicati o triplicati – spiega – ma questo non per il freddo. La causa sta nella poca produzione, dovuta a due virus che hanno colpito le piante. Nel caso delle zucchine si tratta del New Delhi, mentre quello che ha danneggiato i pomodori non è stato ancora identificato». I rialzi hanno riguardato anche le melanzane. «In questo caso non c’entrano i virus, ma l’eccessivo caldo di novembre che ha danneggiato i fiori», conclude Cunsolo.

Meno toccati dal problema invece sono i produttori di grano. «La neve arriva poco dopo la semina e gli effetti dunque sono più contenuti – chiarisce l’agronomo Giuseppe Garlisi -. Un effetto positivo derivante da tutta questa neve c’è e riguarda l’aumento delle risorse idriche». Garlisi, invece, punta l’attenzione su un’altra questione, quella riguardante la difficoltà nei collegamenti. «Diverse aziende zootecniche dell’entroterra Palermitano sono isolate, impossibili da raggiungere. Gli animali rischiano di morire», conclude. 

Simone Olivelli

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