Mentre dalla politica (e, in particolare dal presidente della Regione Renato Schifani) arrivano i proclami sulla riapertura del terminal A dell’aeroporto Fontanarossa di Catania, i disagi per i passeggeri sono tutt’altro che finiti. Viaggiatori e valigie ammassati nella tensostruttura dell’aeronautica militare utilizzata come terminal provvisorio in attesa che il proprio volo venga chiamato con un megafono. E c’è pure chi quella voce amplificata non la sentirà mai chiamare il proprio aereo. Con il check-in regolarmente effettuato ore prima a dare la conferma della partenza del volo dalla scalo etneo, «siamo arrivati in aeroporto all’orario giusto per attendere di partire, come previsto, per Pantelleria». L’isola scelta come meta delle tanto attese vacanze estive da una famiglia catanese che, alla fine, ha dovuto rassegnarsi a non partire. «Una volta arrivati in aeroporto – racconta l’uomo che sarebbe dovuto andare in ferie insieme alle figlie – ci hanno detto che il volo, in realtà, sarebbe partito dall’aeroporto di Comiso (in provincia di Ragusa, ndr)».
Un cambio di scalo di partenza di cui gli aspiranti viaggiatori non erano stati informati. Da qui, parte un rimbalzo di responsabilità: dall’aeroporto alla compagnia aerea fino al tour operator con cui il viaggio era stato organizzato. «Al di là di capire di chi siano le colpe, intanto – sottolinea l’uomo – siamo stati costretti a rinunciare alle nostre vacanze». Questo perché il tempo necessario per raggiungere dall’aeroporto etneo quello della provincia iblea, era più di quello a disposizione per arrivare in tempo a salire sull’aereo e partire per l’isola del Trapanese. «Per altro – sottolinea – parliamo di un volo che non era nemmeno riprotetto. E gli operatori dello stesso scalo ci hanno anche detto che sarebbe stato impossibile raggiungere Comiso in tempi utili, anche perché il bus di collegamento sarebbe partito troppo tardi». E, anche volendo, acquistare un biglietto per partire con il volo successivo per Pantelleria non era possibile: già tutto pieno. Nessuna soluzione, dunque, per la famiglia catanese che ha visto sfumare tutto: una vacanza di relax e divertimento e anche i soldi già investiti per il volo e il soggiorno sull’isola.
E non è la prima volta che cambi di aeroporto di partenza dell’ultimo minuto, o di cui nessuno si preoccupa di informare gli utenti (con una sorta di scaricabarile di responsabilità), finiscono a essere pagati dai viaggiatori. Nei giorni scorsi, un altro caso simile si era registrato per un aereo della compagnia Eurowings. Nei programmi un volo che sarebbe dovuto atterrare a Stoccarda (in Germania) partendo dall’aeroporto di Palermo. Per i viaggiatori già arrivati allo scalo, l’amara sorpresa di un cambio di infrastruttura di partenza: si decolla da Catania. Quasi 210 chilometri di distanza che, in Sicilia, non si percorrono in meno di tre ore (tra mezzi pubblici da attendere, strade interrotte, traffico). Così, anche in quel caso, i passeggeri non hanno fatto in tempo a raggiungere l’aeroporto catanese e hanno perso il volo.
E chissà se ha in mente anche queste situazioni il sindaco di Catania Enrico Trantino che oggi ha pubblicato una sorta di lettera aperta di scuse per i disagi di questi venti giorni dopo l’incendio all’aeroporto etneo. «Ha messo la città e parte della Sicilia orientale in ginocchio. Albergatori, ristoratori, affittacamere e tutto l’indotto hanno patito un duro contraccolpo. Le recensioni negative di migliaia di passeggeri frustrati, non sappiamo quali riflessi avranno nel prossimo futuro, ma ci indurranno a concentrare gli sforzi sul riscatto della nostra reputazione». Scuse a cui il primo cittadino affianca anche giustificazioni: «Il Comune di Catania e la città metropolitana sono soci per una quota complessiva del 13 per cento dell’ente che gestisce l’aeroporto. Di fatto, come sindaco dei due enti – aggiunge Trantino – non ho potere alcuno, se non quei pochi, come la convocazione dell’assemblea dei soci, di cui mi avvarrò nei prossimi giorni. Le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità».
Alle scuse e alle giustificazioni, in chiusura, si aggiunge quello che sembra essere anche un atto di accusa da parte del sindaco che ha ricordato di essere rimasto per tutta la notte dell’incendio in aeroporto «ad assistere i passeggeri. Credo – sostiene – di avere fatto tutto quello che rientrava nelle mie possibilità, suggerendo specifiche iniziative per alleviare i disagi dei passeggeri, mai messe in atto. Non penso di avere colpe – conclude il sindaco Trantino – ma sono socio di chi ha la responsabilità di gestire l’aeroporto e so che chi è parte di qualcosa che non ha funzionato, deve comunque avere l’umiltà di chiedere scusa. Specie se non lo fanno altri. Ecco perché io, oggi, sento di scusarmi». E, chissà se, saranno le prime di una lunga serie.
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