L’Ati della provincia di Palermo, che oggi ha confermato presidente il sindaco Leoluca Orlando, ha rinviato ogni decisione sulla gestione del servizio di erogazione dell’acqua a Cefalù (Palermo) che attraversa una fase molto critica. La mancata definizione delle competenze ha fatto scattare il dissenso del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, che ha votato contro e ha detto: «Questo è il segno tangibile della stasi in cui versano certe istituzioni sovra comunali che, nate nell’intento di assicurare il miglioramento dei servizi e la razionalizzazione dei costi, rimangono ostaggio di volontà tese a paralizzarne l’azione».
Il Comune di Cefalù chiedeva di essere autorizzato a riscuotere le bollette in attesa che venga individuato il gestore del servizio: proprio questa incertezza ha indotto la società Sorgenti Presidiana, che vanta un credito di un milione e 750 mila euro, a chiudere gli impianti. Per evitare che la città restasse a secco il sindaco ha autorizzato l’immissione in rete di acqua grezza vietandone gli usi alimentari. Da tre settimane il servizio assicura solo acqua non potabile. Intanto l’Ati è stata diffidata a individuare il gestore di un servizio che il Comune sostiene di non potere assicurare non essendo il soggetto competente. «Siamo di fronte – ha aggiunto Lapunzina – al teatro dell’assurdo: l’organismo composto dai sindaci della provincia di Palermo da una parte elegge i propri vertici e dall’altra sancisce la propria inutilità».
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