Acireale, l’allevamento abusivo nel cuore della riserva «Dopo l’arrivo dei carabinieri, è stato persino allargato»

Un anno in cui non sembra essere cambiato nulla, l’ennesimo caso in cui emerge la difficoltà delle istituzioni nel ripristinare e mantenere la legalità. La storia arriva da Acireale, dove una coppia di allevatori abusivi continua a operare all’interno della riserva naturale della Timpa, nonostante i carabinieri e il personale dell’Asp abbiano posto sotto sequestro l’area. I due, marito e moglie di Aci Catena, da anni gestiscono un numeroso gregge in zona Gazzena, sito che si trova a ridosso della statale 114 tra le frazioni di Capomulini e Santa Caterina. Era il 30 gennaio 2021, quando dal comando provinciale dei carabinieri venne diffusa una nota in cui si comunicava l’intervento dei militari con l’ausilio del personale veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale. Il sopralluogo, che stando a quanto appreso al tempo da MeridioNews era stato proceduto da un esposto, aveva portato alla scoperta di una serie di fatti che, per chi vive nella zona, erano tutt’altro che celati: la presenza di animali in cattive condizioni di salute e un casolare del tutto abusivo e destinato alla produzione di prodotti caseari.

L’apposizione dei sigilli, a quanto pare, non ha portato ad alcun cambiamento. A sostenere questa tesi è la ditta proprietaria dei terreni. I terreni della Gazzena, infatti, pur facendo parte di una riserva naturale, non è pubblica. La missiva è stata inviata il 18 gennaio al Comune di Acireale, al Corpo forestale, ai carabinieri, oltre che a Legambiente e al Wwf. «La ditta evidenzia con somma sorpresa e imbarazzo – si legge nel documento visionato da MeridioNews – che non ha avuto alcuna contezza degli interventi o provvedimenti che si intendono adottare nei confronti dei soggetti già verbalizzati al fine di ripristinare una situazione di legalità oltre che per tutelare la salute pubblica e l’ambiente». 

L’imbarazzo a cui si fa riferimento deriva dal non avere ricevuto risposta a due precedenti comunicazioni inviate già a fine novembre. «Tutto sui luoghi è rimasto immutato in quanto, per nulla turbati e intimoriti, gli allevatori continuano a scorrazzare liberamente con il proprio gregge per i terreni – prosegue la lettera – Anzi hanno persino incrementato notevolmente il numero di capre, pecore, cavalli e cani in loro possesso, a tutt’oggi non censiti e di cui non si conosce la provenienza, tenuti in pessime condizioni, producendo giornalmente – sostiene la ditta proprietaria dei terreni – ricotta e formaggi nonché carni provenienti dalla macellazione di animali senza alcuna autorizzazione sanitaria». Nell’area che ricade in zona B della riserva, stando alla missiva, sarebbe stato realizzato anche un recinto con blocchi di cemento, paletti e rete metallica. «A danno della conservazione e dello sviluppo sostenibile del territorio ed eludendo ogni controllo da parte delle autorità, in primis i vigili urbani di Acireale».

Sul punto MeridioNews ha contattato l’amministrazione comunale, che ha fatto sapere che la polizia municipale ha già calendarizzato un sopralluogo in presenza del personale sanitario per accertare lo stato dei luoghi. La vicenda arriva a pochi mesi dalla polemica riguardante un altro allevatore abusivo che per lungo tempo ha operato all’interno dell’area dove sarebbe dovuto sorgere il Cable park, restando all’interno dei terreni anche nella fase in cui gli stessi sono stati acquisiti dal Comune nell’ambito del procedimento collegato all’abuso edilizio a dicembre confermato dal Consiglio di giustizia amministrativa

Della Gazzena, che in passato è stata più volte danneggiata da incendi dolosi, nella città dei cento campanili si parla da decenni. Ogni ipotesi sin qui si è però arenata di fronte alla consapevolezza che si tratta di terreni privati. Qualcosa, tuttavia, potrebbe cambiare nel prossimo futuro: il Comune di Acireale sta lavorando a un progetto che prevede l’acquisizione dell’area al patrimonio pubblico. L’operazione potrebbe essere finanziata sfruttando il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza che mette a disposizione delle regioni tantissime risorse. A patto, s’intende, di riuscire a fare rispettare uno sgombero.

Simone Olivelli

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