Il Comune di Aci Castello è alle prese con un grave buco economico. Da ente florido con un avanzo di bilancio di circa 377mila euro relativo al 2001, oggi sconta un disavanzo di circa due milioni e mezzo di euro nel bilancio consuntivo del 2008. Un balzo dal positivo al negativo in meno di dieci anni che si riferisce al periodo in cui il Comune castellese era governato da Michele Toscano, – dieci mesi a cavallo tra il 2002 al 2003 – ucciso in Comune un anno dopo l’elezione da un ex dipendente comunale, il commissario straordinario in sua sostituzione, Claudio Sammartino – anni 2003 2004 – e Silvia Raimondo, vedova di Michele Toscano dal 2004 al 2009.
«La colpa non è di questo o di quello, – si legge nella relazione redatta dalla commissione d’inchiesta consiliare – ma della cattiva gestione degli attivi e passivi», ovvero delle entrate o le spese accertate o impegnate, ma non riscosse o pagate entro lanno finanziario relativo. Non solo: la responsabilità sarebbe imputabile anche alla gestione e alla sorveglianza del servizio di riscossione da parte della Serit e delle consulenze.
Una grave situazione con cui si fanno i conti ancora oggi, seppure il sindaco Filippo Drago, rieletto lo scorso giugno, ha dichiarato a Ctzen di avere molto ridotto il disavanzo durante la sua prima sindacatura, e che è stata rilevata dalla prima commissione d’inchiesta consiliare nella storia del Comune di Aci Castello. Molte delle persone della squadra comunale degli anni passati comunque fanno parte della squadra di governo di oggi, quasi fossero in eredità insieme alla gestione del Comune.
Nata nel 2011 per volontà dei consiglieri Antonio Guarnera del Csa – Cambiamento, poi nominato anche presidente della della commissione stessa e da Paolo Castorina della lista civica Cittadini in Comune, i lavori si sono conclusi nel 2014.
Si è atteso quasi tre anni per l’avvio dei lavori che hanno attestato il motivo del disavanzo, perché lo stesso bilancio consuntivo 2008, nel quale il disavanzo è stato rilevato, è stato approvato con un ritardo di quasi due anni. L’amministrazione di allora infatti, quella guidata da Silvia Riamondo, non ha completato la procedura burocratica entro l’anno solare di riferimento. L’anno successivo, nel giugno del 2009, il compito di stilare il bilancio consuntivo è passato al nuovo sindaco Filippo Drago. Neanche tutto il 2009 e buona parte del 2010 però, sono sufficienti all’approvazione del consuntivo che quindi arriva alla fine del 2010. Un anno dopo si avvia l’analisi della questione. «Abbiamo chiesto quasi subito una commissione che chiarisse la situazione economica che avevamo ereditato, ma abbiamo dovuto attendere i tempi burocratici», spiega Guarnera.
La commissione indaga un periodo di quindici anni, dal 1993 al 2008, attraverso la «verifica di varie testimonianze incrociate con i supporti documentali», con particolare riferimento alle relazioni dei revisori dei conti. Ciò che rileva è una sorta di balletto delle cifre a partire dal 2002 e un vero e proprio salto tra il 2007 e il 2008 quando si passa da un avanzo di circa 53mila euro, a un disavanzo di oltre due milioni e mezzo. Un balzo notevole che fa pensare che in realtà il disavanzo sia un problema precedente al 2008, ma rilevato con ritardo.
Una preoccupazione condivisa anche dai revisori dei conti, che già partire dal 2003 puntualizzavano che «materialmente il fondo cassa al 31 dicembre 2003 è pari a zero in quanto l’Ente usufruisce di anticipazioni di tesoreria». Nella relazione finale del 2006, i revisori sostengono l’importanza di mantenere «la corrispondenza tra funzioni e risorse al fine di assicurare l’efficienza e l’efficacia dell’attività amministrativa che deve essere maggiormente verificata attraverso le procedure del controllo di gestione». Suggeriscono quindi all’amministrazione una serie di iniziative da intraprendere per raggiungere lo scopo tra cui: il contenimento della crescita della spesa corrente, il miglioramento degli accertamenti tributari, il minore ricorso alle consulenze esterne salvo casi specifici, nonché «una puntuale ricognizione di tutti i residui attivi e passivi».
L’invito a una ricognizione dei residui viene reiterato anche l’anno successivo, il 2007, con l’invito in «via cautelativa a non utilizzare l’avanzo di amministrazione emergente dal conto consuntivo in esame e di non attivare alcuna procedura di indebitamento senza prima avere espletato tali operazioni di verifica». Il fine è indicato dagli stessi revisori: «potere accertare un maggiore avanzo di amministrazione o contenere un eventuale disavanzo».
Nulla però sembra cambiare e così nel 2008 si arriva all’evidenza del buco. L’amministrazione è costretta a stralciare dal conto di bilancio un somma che supera i sette milioni di euro in ordine ai residui attivi e passivi provocando il grande disavanzo.
«Abbiamo fatto un lavoro immane ed evidenziato una grave situazione ai danni dei cittadini», afferma il consigliere del Csa cambiamento nonché presidente della commissione, Antonio Guarnera. «Si è passati da un avanzo di tre miliardi di lire nel 1993 a un disavanzo di circa due milioni e mezzo di euro nel 2008, sembra una situazione paradossale ed invece è semplicemente quello che è accaduto nel nostro Comune continua e promette – Dopo le valutazioni politiche andremo oltre».
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