Abusi sessuali in collegio, i Gesuti smentiscono Lapo Elkann: “Non ha mai studiato da noi”

Qualche giorno fa, come molti altri giornali, abbiamo riportato un passaggio dell’intervista a Lapo Elkann de Il Fatto quotidiano. Il passaggio era ‘forte’: il rampollo della famiglia Agnelli dichiarava di avere subito abusi sessuali, quando era bambino, in un collegio di Gesuiti. La notizia, ovviamente, aveva destato clamore e sconcerto.

Però i conti non tornano, come fa notare a LinkSicilia, Padre  Vitangelo Denora, SJ, responsabile scuole Gesuiti in Italia e Albania che ci invia un comunicato stampa, da lui stesso firmato, con una clamorosa smentita:  Lapo Elkann non ha mai studiato in una scuola di gesuiti

 “Gentile direttore Ambrosetti, Le scrivo a proposito del seguente articolo: http://www.linksicilia.it/2013/10/lapo-elkann-a-13-anni-ho-subito-abusi-sessuali-in-collegio/ . Come potrà notare dal comunicato stampa in allegato, e dalla condivisione sulla pagina Facebook di Andrea Sarubbi (suo collega giornalista, ex parlamentare e nostro ex alunno), si tratta di una notizia fuorviante o quantomeno incompleta. Le chiederei dunque di completarla, visto che Lapo Elkann non ha mai studiato in una scuola di gesuiti” ci scrive Padre Denora.

Questo il comunicato dei Gesuiti:

“Siamo molto vicini a Lapo Elkann, che oggi ha condiviso su un quotidiano una ferita profonda della propria adolescenza. Preghiamo per lui con tutto il cuore e condanniamo con ogni fermezza gli abusi compiuti nei suoi confronti. Per chiarezza e completezza di informazione, ci sentiamo però di dover escludere che abbia mai studiato in uno dei nostri collegi in Italia, né – a quanto ci risulta, dopo aver compiuto le prime verifiche – in uno degli istituti della Compagnia presenti nel mondo” dichiara Denora.

“Il nostro modello educativo – prosegue il responsabile dei Gesuiti – si basa sul rispetto della persona e sulla sua crescita umana, che accompagna e per certi versi addirittura precede quella culturale: i gesuiti puntano sull’educazione per formare uomini e donne di speranza, capaci di rendere migliore il proprio Paese e il mondo che li circonda. Saremmo felici di ospitare Lapo Elkann quanto prima, in uno dei nostri 6 collegi in Italia, per discutere con lui dei ragazzi e dei loro sogni e magari, se vorrà, di avviare anche qualche progetto insieme”.

 

DALLA PAGINA FACEBOOK DI ANDREA SARUBBI:
Scrivo due righe che forse qualcuno fraintenderà, ma voglio prendermi il rischio perché l’argomento mi sta a cuore. Mi ha colpito molto la confessione di Lapo Elkann a Il Fatto Quotidiano sugli abusi subiti a 13 anni. Ancora di più, per la mia storia personale, mi ha colpito il particolare che li avesse subiti – cito testualmente – “in un collegio di gesuiti”. Mi hanno cercato diversi organi di informazione oggi per chiedermi dettagli, sapendo della mia vicinanza alla Compagnia di Gesù e alle sue scuole, ma non avevo risposte da dare. Dopo diverse ore di ricerche ho appurato due cose: la prima – che immaginavo già, vista l’infanzia di Lapo vissuta all’estero – è che nessuno dei 6 collegi dei gesuiti in Italia lo ha mai avuto come alunno; la seconda è che la scuola alla quale Lapo si riferisce (un istituto nella regione dell’Alta Savoia) non è un collegio dei gesuiti. Da fonti certissime, ho avuto la conferma che Lapo non ha mai studiato in vita sua in una scuola dei gesuiti: quello stesso collegio francese, che ho chiamato oggi per avere una controprova, mi ha detto che con i gesuiti non c’entra nulla, né è mai stato gestito da loro. Non voglio pensare che Lapo abbia potuto confondere un ordine religioso con un altro: l’ipotesi che mi viene in mente è che, forse, in quegli anni abbia potuto lavorare in quel collegio, tra gli altri, un singolo gesuita pedofilo (io non ne ho mai conosciuti, ma ce ne saranno stati, come in varie altre realtà ecclesiali). A molti questa imprecisione potrà sembrare una cosa da nulla, un dettaglio insignificante in una storia di violenza; a me – che conosco bene l’impegno straordinario dei gesuiti per i ragazzi e la loro educazione – fa paura il rischio che una frase del genere possa buttare all’aria tanto lavoro e tanta credibilità.

 

Redazione

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