La diocesi di Piazza Armerina e la parrocchia di San Giovanni Battista di Enna sono state citate come responsabili civili nel processo con rito abbreviato a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote 40enne di Enna arrestato il 27 aprile scorso a Ferrara (in Emilia Romagna) con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danni di minori. La richiesta era stata avanzata dai legali delle parti civili, l’avvocata Eleanna Parasiliti Molica per la vittima che ha denunciato gli abusi, Giovanni di Giovanni che assiste la famiglia del giovane all’epoca minorenne, Mario Caligiuri per l’associazione Rete l’abuso e Irina Mendolia per l’associazione Cotulevi.
A sciogliere la riserva durante l’udienza di questa mattina, alla quale erano presenti sia la vittima che i suoi genitori, è stato il presidente del collegio del tribunale di Enna Francesco Pitarresi. La prossima udienza è stata fissata per il 23 dicembre. «A quel punto il processo entrerà nel vivo e si procederà con le richieste di prova», spiega a MeridioNews l’avvocata Parasiliti Molica che assiste il giovane oggi 28enne che ha denunciato i fatti avvenuti quando, a 16 anni, frequentava la chiesa del centro storico di Enna guidata da Rugolo.
Erano stati poi i genitori della vittima a denunciare che «la diocesi ci offrì dei soldi della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e del silenzio di nostro figlio». Il vescovo Rosario Gisana – che era già stato sentito in procura come persona informata sui fatti – a queste accuse ha risposto sostenendo che, invece, proprio dai genitori sarebbe arrivata una richiesta di denaro. Intanto, l’inchiesta della procura di Enna ha portato alla luce presunte violenze su altri due giovani, anche loro minorenni, abusati dallo stesso parroco che guidava un’associazione giovanile.
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