Abramo getta la rete del civismo a maglie larghe Tavoli da Pd a ex Mpa e sostegno imprenditoriale

L’effetto Emiliano Abramo finora non c’è stato, e rischia pure di non arrivare mai. Trascorsi poco meno di due mesi dal buttarsi nella mischia del candidato sindaco, questo è il sospetto che si fa strada nella campagna elettorale a Catania. Il motivo di quello scatto di gennaio, assai precoce se paragonato a certi tempi lunghi della politica, era chiaro: fare della proposta «assolutamente civica» del capo della comunità di Sant’Egidio il baricentro di un quadro politico assai nebuloso. Approfittando del guado fra un centrosinistra a pezzi, i dubbi del centrodestra e un Movimento 5 stelle in disparte. 

Sessanta giorni dopo, il forzista Salvo Pogliese sembra essere ormai ai dettagli nell’assemblaggio della sua potenziale coalizione corazzata. Nello stesso lasso di tempo, malgrado grane giudiziarie e un trend elettorale nefasto per il Pd, al sindaco Enzo Bianco sembra mancare solo l’ultimo colpo di reni per garantirsi la ricandidatura. I dubbi riguardano il possibile supporto di grand commis del centrosinistra come i deputati regionali Luca Sammartino e Nicola D’Agostino. 

Intanto, dalle parti di via Crispinella scintillante casa del movimento abramiano – un tempo il cinema Reale, poi diventato sede di una banca – di civico, in fondo, si vorrebbe che restassero solo le etichette delle tre liste in cantiere: Ѐ Catania, Centro solidale e Catania centrale. Lo testimonia un attivismo fatto di colloqui trasversali e pontieri sguinzagliati a destra e sinistra. Obiettivo: rendere il contenitore Abramo il più attraente possibile verso tutto ciò che, in realtà, civico non è. E puntare così a quel 20 per cento che potrebbe garantire almeno il ballottaggio. 

Il 38enne docente ha guardato innanzitutto a sinistra, pur volendo tenersi le mani libere. Un abboccamento, basato sull’idea di portare un po’ di discontinuità nella politica cittadina ma comunque piuttosto freddo, c’è stato quando Abramo ha incontrato l’ex segretario regionale del Pd Fausto Raciti. Rose non fiorite, nonostante proprio da persone vicine al dem sarebbe nata l’idea di una corsa del presidente della comunità di Sant’Egidio. Poi un colloquio con Claudio Fava, il deputato regionale dei Cento passi, che si è risolto in un nulla di fatto. Addirittura è rimasto solo un desiderio  l’appuntamento con l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, a lungo inseguito durante la campagna per le Politiche. Lo stesso è accaduto dialogando con l’ala dem della Cgil, impersonata da Angelo Villari e Concetta Raia, poco convinti «dall’autocandidato» che vorrebbe annettersi il centrosinistra.

Abramo parte dal basso, ma se dovesse arrivare una mano dall’alto delle segreterie perché dire di no? Così il copione non muta quando si vira verso il centro. I contatti con l’ex capogruppo Mpa all’Ars D’Agostino sono rimasti sempre costanti. Occorre infatti scongiurare una delle opzioni che il deputato acese a breve sceglierà: il rinnovo del sostegno di Sicilia futura a Bianco oppure, ancora peggio, il loro confluire nel centrodestra di Pogliese. 

Infine, il sogno abramiano poco civico e molto proibito, coltivato sull’onda di colpi di telefono e segnali a più codici, resta il benestare di uno – o entrambi – fra Sammartino e l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Con il primo la scintilla non è mai scoccata; il secondo non si sarebbe sottratto alle sollecitazioni, senza però arrivare a sbottonarsi in concreto. «Restiamo nel centrodestra, ma Pogliese e alleati dovranno darci la giusta considerazione», ripetono i lombardiani di più stretta osservanza. La base politica fatta di consiglieri e fiduciari dei due ras centristi gioca un ruolo non da poco: lì Abramo non riscuote consensi, l’accordo non s’ha da fare

L’attivismo del capo della comunità di Sant’Egidio, intanto, travolge una sponda molto preziosa al tempo delle prime mosse, cioè il duo Sebastiano Arcidiacono e Maurizio Caserta. La convergenza viveva con una prospettiva: le primarie fra gli attori civici non allineati ai poli. Abramo rifiuta e ufficializza la sua corsa. I rapporti si logorano fino a quando, pochi giorni fa, i professori fanno capire chiaramente di essersi sganciati dal civismo troppo sbilanciato verso il desiderio di appoggi partitici. 

Quasi bruciata la carta delle alleanze politiche trasversali, come pezzo di città da cui attingere le giuste energie per continuare a correre verso Palazzo degli elefanti resta il tessuto economico cittadino. Abramo è il presidente del consiglio d’amministrazione della Ascer energie srl. Società acese nata nel 2008 ma oggi inattiva, che si occupa di realizzare progetti e impianti nel campo del risparmio energetico. Suoi soci Vito Emanuele Scammacca, Giovanni Russo e Manuel Andrea Coltraro, quest’ultimo candidato al consiglio comunale di Acireale nel lontano 2009, con una lista a sostegno di D’Agostino. 

Abramo fa anche parte del comitato scientifico della fondazione YMCA onlus, presieduta fino allo scorso anno dall’imprenditore catanese Alessandro Indovina, espressione locale dello storico colosso dell’assistenzialismo attivo in centinaia di Paesi con l’obiettivo di promuovere «i diritti dell’individuo». La sede etnea si trova al viale Kennedy 10/b, all’interno di un resort in cui hanno sede anche l’hotel Le Dune e la società Im.In srl. Entrambi riconducibili a Indovina e al figlio, anch’egli imprenditore, Mario. Allo stesso civico, lungo il litorale della Playa, c’è anche la sede della Link campus university, dove Abramo occupa il ruolo di docente.

Al capo della comunità di Sant’Egidio guarderebbero con interesse proprio dalla famiglia Indovina. Alla presentazione della candidatura, per esempio, tra la folla c’era il figlio dell’imprenditore 59enne ormai da tempo in contrapposizione con il sindaco Enzo Bianco. Al centro dello scontro la nota vicenda dell’appalto, poi naufragato, per il waterfront del lungomare di Catania. A occuparsene avrebbe dovuto essere l’Immobiliare Alcalà. Altra società della galassia dell’immobiliarista etneo, finito nel 2015 al centro di un processo per una presunta bancarotta fraudolenta milionaria nella gestione della sala bingo Alcalà di Catania. 

Dario De Luca

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