A qualcuno piace in saldo  Scattata la corsa all’affare

Calcio d’inizio dei saldi 2015 anche a Palermo. Nemmeno l’ondata di caldo torrido ha impedito a famiglie e giovani di riversarsi nelle vie del centro da periferie e zone limitrofe per approfittare degli sconti fino al 70% proposti dai rivenditori, molti dei quali sembrano contenti dell’avvio della stagione delle vendite a prezzi scontati, almeno in questa fase iniziale. 

«In giro c’è fermento, la gente si muove chiede e acquista – racconta a MeridioNews un negoziante di via Cavour -. Molte persone hanno fatto diversi giri nei giorni immediatamente precedenti agli sconti, hanno preso un appunto mentale su capricci o necessità e adesso tornano tutti per comprare».

Ma se l’acquisto folle nel periodo dei saldi è un momento di ossigeno, c’è anche chi ha da ridire su modalità e tempi. «Sostengo da sempre che sarebbe intelligente scontare la merce invernale in estate e viceversa, perché così è troppo comodo – dice la titolare di un negozio in via Ruggero Settimo -. Non ha senso scontare costumi e parei dal 4 luglio, nessuno viene a comprarli a prezzo pieno. Vanno assolutamente riviste le date o le modalità, stravolte ultimamente dalla crisi. La gente – spiega – è ormai abituata ad avere sconti ovunque e sempre, non compra più se non in sconto. Tra tasse che ci affogano e situazioni economiche contingenti che ci strozzano se arriviamo a fine mese è grazie agli sconti». Un altro negoziante spiega che la gente sembra non capire che alcune cose non possono costare meno di un tot. «Pretendono la qualità, però, a prezzo stracciato. Sono le stesse persone che dicono di non avere soldi e poi con gli sconti spendono centinaia di euro in roba inutile».

MeridioNews ha voluto dar voce anche ai compratori. La crisi ha avuto un impatto anche sui giovani e sui giovanissimi che fino a qualche anno fa percepivano i saldi più come un momento di svago che come una necessità. «Puntavo la sveglia ad un orario del tutto random della giornata soltanto per incontrarmi con amici ed acquistare pezzi che contrariamente non avrei nemmeno guardato solo per il gusto di uscire dai negozi colmo di pacchetti – racconta Manfredi La Marca, studente di architettura – Di recente, invece, mi trovo costretto ad attenderli quasi trepidante per riuscire ad accaparrarmi beni di prima necessità che, vista la situazione economica generale e l’inaudito aumento dei prezzi, acquisterei con qualche sforzo. Come quel classico maglioncino basic eternamente al lato della cassa e mai acquistato poiché “troppo semplice, non glieli spendo cinquanta euro”».

Si è parlato di rimodulare gli sconti, molte volte i negozianti hanno espresso il desiderio di liberalizzare i periodi di saldi e hanno cercato l’autonomia nella gestione dei prezzi della merce. «Sono contraria – dice un’imprenditrice -. Lo sconto liberalizzato è una fregatura per i negozianti onesti e per i cittadini. I furbi aumenterebbero i prezzi per poi prendere in giro la gente “abbassandoli” in periodo di sconti. La gente d’altro canto deve imparare a distinguere la merce di qualità dalle schifezze, non sempre il prezzo minore implica convenienza».  

A mettere sotto pressione i commercianti locali lo spopolare delle grandi catene internazionali ma, ancor più di recente, la mania dello shopping online anche tra i palermitani. Anch’esso elemento di disturbo per i piccoli imprenditori cittadini grazie alla totale libertà di gestione di sconti & co, ma fortunatissima occasione per chi non ha tempo né voglia di andare in centro. «Trovo che sia la svolta – spiega Manfredi La Marca – è un meraviglioso paradiso di merce scontata a cui poter accedere comodamente in pigiama dalla tua stanza, lontano dal caldo e dalla cafonaggine delle signorotte disperate per l’ultima taglia. In Italia, sempre a causa di quei dannatissimi segmenti di marketing territoriale, è improbabile vivere i saldi come in altri paesi. Pertanto, se vivi in Sicilia non avrai alcuna possibilità di accaparrarti pezzi che in Lombardia saranno messi all’ingresso dello store, anzi, poiché superati (per dati di vendita) dal guardaroba e dalle richieste del siciliano tipico». 

Eugenia Nicolosi

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