A Librino il nuovo stadio del Catania Calcio? «Speriamo non sia l’ennesima illusione»

«Abbiamo sempre privilegiato la politica del fare rispetto a quella del dire». Il presidente del Calcio Catania Antonino Pulvirenti con queste parole ha annunciato (a sorpresa) il progetto del nuovo stadio della città a Librino. Ha incontrato il sindaco Raffaele Stancanelli e per lunedì ha fissato un appuntamento con il presidente della Provincia Giuseppe Castiglione. L’idea di Pulvirenti è un project financing con Comune e Provincia, per ospitare all’interno dello stadio anche il centro direzionale etneo e qualche scuola. Si fanno previsioni per due anni di lavoro e un costo che oscilla tra gli 80 e i 100 milioni di euro. «L’area è quella del campo San Teodoro, già dell’amministrazione e compatibile con le nostre pianificazioni – sostiene il presidente – Da adesso comincia il percorso per la costruzione dell’impianto».

Non è la prima volta che il Catania Calcio si interessa a Librino. Nel 2009 aveva ottenuto la gestione del campo per farne un progetto sociale, una scuola calcio per i bambini. Ma la «politica del fare» si era fermata al «dire» e, secondo Stefano Cuccuruto, presidente dell’associazione sportiva I briganti rugby – che proprio al San Teodoro vorrebbe continuare le sue attività – dopo un paio di allenamenti quello spazio era stato abbandonato. «Sono stati spesi dei soldi con la scusa di un progetto di coinvolgimento sociale che non è mai stato attuato», aveva detto nel 2010.

E adesso, alla luce delle affermazioni di Pulvirenti, Piero Mancuso, coordinatore del settore giovanile della squadra di rugby, gli fa eco. «La prima esperienza del Calcio Catania a Librino è stata disastrosa – lamenta – Ed è caduta nel dimenticatoio». Il pensiero che si faccia uno stadio nel quartiere, però, gli piace. «Potrebbe essere una grande opportunità, se non diventerà una cittadella blindata – immagina Mancuso – Del resto, che quello spazio sia completamente abbandonato non fa altro che nuocere alla zona». La squadra di rugby a chiederlo ci aveva provato, aveva raccolto settemila firme e le aveva presentate al Comune. «Ma noi non siamo il Catania, quindi siamo stati ignorati», si rammarica. «Spero che non sia l’ennesima illusione che la squadra dà ai librinesi», dice Loredana Gioia, presidente della IX municipalità, alla quale fa riferimento la città satellite. «Un’altra presa in giro, dopo quella della scuola calcio, non ci vuole – continua – Bisogna che il Comune, qualora decida di accettare il progetto, firmi un contratto che tuteli la città e, soprattutto, i cittadini».

«In questo momento l’amministrazione paga circa sei milioni e mezzo di euro l’anno per affittare uffici – argomenta Pulvirenti – Sarebbe un gran risparmio avere una struttura di proprietà dove concentrare le attività». Il centro direzionale servirebbe a questo. E metterlo all’interno dello stadio sembrerebbe «l’uovo di Colombo». Nell’idea del presidente della società calcistica, il Comune dovrebbe pagare l’affitto per i primi tempi, e diventare proprietario dei suoi uffici qualche anno dopo. L’impianto sportivo conterà tra i 30 e i 35mila posti, sarà interamente coperto e «aperto sette giorni su sette, non una cattedrale nel deserto», promette Pulvirenti.

Il sindaco Raffaele Stancanelli, però, modera gli entusiasmi. «Quella che mi è stata presentata è solo un’idea – afferma il primo cittadino – e non c’è ancora niente di definito». Il Comune non avrebbe costi per la costruzione dell’edificio, ma bisogna tenere conto delle esigenze dell’amministrazione. «Dovremmo solo dare al Calcio Catania il terreno, che è già nostro, e per il resto farà tutto Pulvirenti – sostiene – Ma solo se la città ne trarrà una utilità». Del resto, «il centro direzionale si deve fare, però il come è altrettanto importante». Lo studio Stancanelli & Russo – lo stesso che ha immaginato e realizzato la struttura di Torre del Grifo, in cui il Catania si allena – si è già messo a lavoro sul progetto. «Siamo ancora alle fasi preliminari e alla definizione del concetto, dobbiamo verificarne la fattibilità», interviene Emanuele Stancanelli, l’ingegnere che se ne sta occupando. Per avere in mano qualcosa di definitivo, bisognerà attendere «un periodo che varia da sei mesi a un anno».

 

[Foto di Liotro]

Luisa Santangelo

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