John Real, andata e ritorno sotto al vulcano «Dirigo il Film festival e aiuto i giovani»

«Ho deciso di andare via, di non studiare a Catania, perché ho pensato che non c’erano le opportunità per imparare il mestiere di regista». E John Real, catanese, 23 anni, da quando è andato via dall’Etna a 18 anni, regista lo è diventato davvero, e pure di successo. Vincitore di tre Globi d’oro (la versione per l’Italia dei Golden globe), tra cui quello come regista rivelazione, lo scorso luglio con il suo thriller Native, che arriverà nelle sale dal 9 marzo, è considerato uno dei migliori registi esordienti d’Europa. All’anagrafe si chiama Giovanni Marzagalli, ma lui preferisce John Real, un nome che ha già suscitato molti dibattiti. «Hanno scritto che è per americanizzarmi, ma è una scelta legata a una persona importante per me», ci confida John, che oggi aprirà il Gold Elephant World, festival del cinema e del musical che si svolgerà a palazzo Manganelli fino a giorno 21, da direttore artistico della sezione cinema. «Cateno Piazza, direttore generale del festival, mi ha proposto questo ruolo, e ho accettato perché a Catania mancava una manifestazione dedicata al cinema. Pur essendoci tantissima gente di talento che realizza film», ci confida John, che ha le idee molto chiare sui risultati da raggiungere. Lui, regista esordiente, ha realizzato Native grazie alla collaborazione di un produttore catanese, Emanuele Leone. Ma non si tratta di un film made in Sicily in tutto e per tutto: l’incontro tra i due è avvenuto a Milano. «Noi siamo catanesi che si sono incontrati fuori – spiega John – L’idea è di due etnei, ma il film è nato con la collaborazione di esperti di tutta Italia». E non sono nomi qualsiasi. Tra loro il direttore della fotografia Cristiano Carbè, il montatore Luca Pozzi e l’autore delle musiche Marco Werba.

L’obiettivo del festival – che parte domani e che vede tra i 18 film in concorso anche opere di registi catanesi – è quello di portare chi fa il cinema, a Catania. Niente nomi altisonanti di star internazionali, ma tutti professionisti ben noti con esperienza sui set in tutta Italia: saranno Shlomo Blanga (produttore, Eagles Pictures), Franco Simone (cantautore), l’attore Jerry Calà, Marco Werba (musicista compositore della colonna sonora del film Giallo), Giovanni Aloisio (scrittore, sceneggiatore), la regista Elena Bonelli, il cantante Luca Napolitano, Rossella Izzo (doppiatrice e produttrice), la cantante Cosetta Gigli e la coreografa Chiara Valli, oltre alla giuria presieduta da Fioretta Mari ed Elizabeth Missland, dagli attori Salvatore Lazzaro e Gianfranco Terrin, dal coordinatore generale Marcello Burgaretta, oltre che dallo stesso Real.

«Io e Lorenzo Muscoso, che collabora con me all’organizzazione del festival, lo vediamo come una possibilità per dare ai giovani catanesi il contatto diretto con i produttori e chi lavora nel cinema, invitando tanti ospiti importanti – commenta John. Essendo anche io un regista esordiente ho pensato a quello che io voglio vedere in un festival. E’ un peccato doversi spostare». Già perché John, prima di iniziare la sua carriera da cineasta, è stato uno studente all’Accademia del cinema a Bologna, e poi ha seguito dei master alla Ucla di Los Angeles. Da Catania, probabilmente non avrebbe mai avuto accesso a questo corso. «Oltre alle basi teoriche ho imparato l’importanza della pratica registica facendola, del rapporto con gli attori, della collaborazione pratica. L’esperienza sul set è quella che conta. Non si finisce mai di imparare».

Catania e il suo territorio, secondo quanto ci dice John, sono dei luoghi ideali per realizzare «qualunque tipo di film», compreso il suo Native, che racconta la storia delle donne di fuora, una leggenda siciliana che narra di alcune donne che la notte escono dal proprio corpo con lo spirito, andando a tormentare chi ha meritato il loro odio, come capita alla protagonista del film. «Abbiamo girato sull’Etna, dove ci sono location perfette per un thriller. Ho riadattato questa storia sentita da un mio amico, ambientata nella zona di Ragalna, che aveva scombussolato tutto il paese. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che ne parlava già il famoso storico Giuseppe Pitré, che ricollegava le donne di fuora alle erinni greche. Naturalmente abbiamo modificato alcuni aspetti del racconto per renderlo più cinematografico». Andando al di là del classico scenario siciliano, con il sole e il fico d’india, John ha realizzato l’atmosfera cupa di Native in un bosco nella zona di Nicolosi, tra notevoli difficoltà tecniche.

«Non avevamo comodità, e c’era poco tempo, perché abbiamo girato in una fitta foresta, con molte difficoltà di manovra. Proprio per questo abbiamo girato in digitale, con una Canon 5D, una macchina da presa avrebbe avuto troppi limiti. E grazie all’affiatamento della troupe, abbiamo chiuso le riprese in 19 giorni rispetto ai 28 programmati».

John definisce Native un film low-budget, anche se non ci dice la cifra precisa, e sottolinea che «spesso si considerano film low-budget film che in realtà budget non ne hanno proprio, cioè zero-budget». Nonostante questo, Native è un prodotto di livello, come testimoniano i premi, e tiene a sottolineare il lavoro del maestro Marco Werba su suoni e musiche. «Marco Werba ha avuto un doppio premio ai Golde Globe, per la colonna sonora e la canzone – racconta John -. Per capire la cura del suo lavoro: non c’è un singolo suono campionato, è tutto suonato da una orchestra dal vivo in Macedonia».

Oggi, dunque, via al Festival. Che ci sia un nuovo fenomeno tra i cineasti catanesi in concorso? John non lo esclude, anzi «C’è un grande fermento culturale a Catania, una città che è un punto di ritrovo del cinema. Non importa poi che siano film low-budget o zero-budget, l’importante è che ci sia un movimento da valorizzare».

Leandro Perrotta

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