Una lectio magistralis – anzi due. Così è stato definito l’intervento ai Benedettini di Alberto Negri e di Sylvia Poggioli, vincitori del “Premio Internazionale di Giornalismo Maria Grazia Cutuli”, giunto alla sua quinta edizione. Si tratta di due nomi illustri del giornalismo: l’uno inviato de Il Sole 24 ore e vincitore del Premio Cutuli per la Stampa Nazionale, l’altra corrispondente anglo-americana per la radio statunitense Npr e premiata per la stampa estera.
Il seminario interuniversitario, organizzato presso l’Aula Magna Santo Mazzarino, è stato un’importante occasione per onorare la memoria di Maria Grazia Cutuli, giornalista originaria di Santa Venerina uccisa otto anni fa in Afghanistan. E di memoria da tutelare ha parlato, infatti, Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della sera, nonché coordinatore dell’incontro. «Il valore della memoria rischia di perdersi nella quotidianità», ha affermato. «Maria Grazia Cutuli non si è mai asservita alla logica dei premi giornalistici. Da brava professionista, non ha trasformato la cronaca d’inchiesta in commento. Ed è per questo che va ricordata».
Una missione evidentemente non troppo ardua per l’inviato Alberto Negri, che si trovava con lei in Afghanistan – nel 2001- quando la giornalista pagò con la vita la sua dedizione all’informazione. Ne parla in “In viaggio con mio padre. Così scoprii il mestiere dell’inviato”, l’articolo che ne ha sancito la premiazione. «Questa non è una lezione – premette – ma una storia». Quella di un giornalista che si è fatto da solo, viaggiando con il padre per i paesi dell’Europa Orientale e scoprendo presto cosa fosse la guerra. «Negli anni cinquanta eravamo la prima generazione a non conoscerla (la guerra), dopo secoli. I nostri genitori ce lo ricordavano continuamente, quasi fosse una colpa. Ma la guerra c’era ancora, ad esempio in Iraq. Solo che se ne parlava come di un fatto tragico, accaduto il giorno prima». Così Negri racconta dei regimi politici dell’Est, di quando la libertà di parola e di informazione erano negate e si poteva comunicare solo mediante appuntamenti fugaci, ad esempio nei taxi. Ma ne descrive anche il crollo, rievocando che «a cadere per primi erano i simboli: le statue, le bandiere… cose non puramente materiali, ma ricordi, che vivono nella punta della nostalgia». Conclude poi raccontando l’ultimo istante condiviso con Maria Grazia Cutuli. «Ci guardammo – dice – ma solo dopo, i silenzi si riempiono di parole».
Altra vincitrice del Premio, Sylvia Poggioli racconta di aver conosciuto Barack Obama, attuale presidente degli Usa, insieme al quale ha conseguito la laurea ad honorem. In “L’Islam in Europa. Storia di ordinaria immigrazione” la corrispondente anglo-americana tratta le problematiche del multi-culturalismo e la sua contemporanea imprescindibilità. «Sono cresciuta in una società multiculturale, in cui l’identità non è fatta dall’etnìa – afferma – ma dalla Costituzione e dai suoi diritti. L’Europa, invece, fa ancora molta fatica in questo senso, soprattutto nei confronti dell’Islam». Inizia così un viaggio nella cultura islamica, che tenta di sciogliere alcuni nodi che ostacolano l’integrazione tra musulmani ed europei. Nodi di tipo storico, come gli attentati alle metropolitane di Londra e Madrid, le vignette danesi su Maometto e le insinuazioni di Papa Benedetto sulla presunta natura violenta degli arabi. E nodi culturali, dovuti al fatto che molti musulmani d’Europa rispettano ancora le estreme regole dell’Islam, anche se dettate in Medio Oriente. Eppure l’integrazione rimane indispensabile. L’Islam, infatti, è la seconda religione al mondo, ma soprattutto è quella che raccoglie più proseliti. «Il problema – sostiene la scrittrice – è che si passa dall’intolleranza alla tolleranza più estrema, che sfocia nell’indifferenza. I musulmani sono in Europa per rimanere – conclude – ma dovranno accettare cambiamenti dolorosi. L’Europa, dal canto suo, deve rinunciare a considerarsi come una fortezza».
Presenti all’incontro anche Mario Cutuli, fratello di Maria Grazia e fondatore della Onlus a lei dedicata, e Giuseppe Marano, sindaco di Santa Venerina, che a lei ha fatto intitolare la sala del Consiglio comunale. Toccante, inoltre, la lettura di un articolo della Cutuli per voce dell’attrice Gabriella Saitta.
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