A che punto sono gli investimenti di Eni a Gela Tra la bioraffineria, la piattaforma e il guayule

«Dopo l’esito del referendum il protocollo di Gela deve essere applicato, a prescindere dalle date giudiziarie. Eni dica chiaramente se vuole utilizzare il ricorso sull’offshore ibleo come una scusante per non investire nel territorio». Secondo il sindaco Domenico Messinese lo stallo lavorativo che la città sconta da un anno e mezzo, dalla firma degli accordi del 6 novembre 2014, si spiega con la volontà del cane a sei zampe di attendere il pronunciamento dei giudici sul ricorso al Consiglio di Stato presentato da alcune associazioni ambientaliste e da molti dei Comuni interessati dalle nuove perforazioni a mare. Tra quei Comuni, vale la pena ricordarlo, non c’è Gela che anzi ha concesso tutte le autorizzazioni necessarie, insieme alla Regione siciliana. 

Ecco perché dopo l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo Economico per la verifica trimestrale del protocollo d’intesa, la giunta spinge affinché il governo nazionale si faccia carico dei tempi lunghi dell’Eni. Le dimissioni della ministra Federica Guidi e le inchieste lucane rischiano di dilatare ulteriormente la partita? Non secondo il vicesindaco Simone Siciliano, per il quale i rallentamenti sono da imputare ad «un quadro normativo incerto, di competenza del governo centrale, a cui comunque Eni ha risposto anticipando investimenti per diverse centinaia di milioni di euro». La stessa Eni che a Viggiano, in seguito alla chiusura degli impianti da parte della magistratura di Potenza, proprio oggi ha messo in cassa integrazione 430 lavoratori di cui si stima che almeno una novantina siano i dipendenti gelesi in trasferta

Un ulteriore dramma occupazionale che si aggiunge a quello finora irrisolto degli operai dell’indotto. Tanto che in una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Caltanissetta definiscono l’incontro di ieri al Mise «non utile al territorio ed in particolar modo ai lavoratori». I confederali registrano «piccoli passi avanti per il progetto green, ma calma piatta sugli altri progetti; ad iniziare dalle fasi di progettazione e cantierizzazione della piattaforma Prezioso K, il più grande investimento contenuto nella riconversione». E mentre il vicesindaco Siciliano chiarisce che «non sono emerse criticità sulla realizzazione della piattaforma a Gela», il suo bilancio è in contrasto con quello dei sindacati. Parla di «un quadro prevalentemente positivo» ed elenca i risultati ottenuti al tavolo romano, che in verità sono i numeri e i progetti tracciati da Eni. «La fase 1 della bioraffineria sarà completata con l’approvvigionamento delle apparecchiature, nel prossimo mese di giugno – spiega il numero due della giunta – con un impiego complessivo previsto di quasi 400 unità. In merito alle attività di risanamento ambientale, Eni ha confermato che nel primo trimestre sono stati spesi 64 milioni di euro con 22 cantieri avviati, tra i quali cinque completati. Per la sperimentazione del guayule, a fine mese saranno messe a dimora 50mila piantine nelle aziende individuate dall’Esa, e tra un anno la lavorazione del lattice verrà avviata nell’area industriale di Gela». 

Nei giorni scorsi l’amministrazione non ha fatto mistero di puntare sui 32 milioni di euro di compensazioni, tracciando già delle possibili linee di spesa, dei progetti per i quali entro due settimane dovrebbero essere siglati gli accordi di spendibilità. Anche se senza l’upstream, il cane a sei zampe difficilmente finanzierà altre opere utili alla città, come previsto tra l’altro dallo stesso protocollo d’intesa. Non resta allora che guardare alle dieci imprese che hanno manifestato interesse a insediarsi nelle aree della Raffineria che Eni intende dismettere e per le quali, a gennaio venne emanato un avviso pubblico. «L’amministrazione comunale si è già premurata di avviare uno sportello unico per le imprese – assicura infine Siciliano – che Invitalia e il Mise impiegheranno per accompagnare le realtà imprenditoriali del territorio nell’individuazione di misure specifiche per investimenti alternativi. Anche su questo versante però i tempi non si prospettano brevi». 

Andrea Turco

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