Zona Falcata Messina: al posto del ‘Punto franco’ una bella speculazione edilizia?

A SOLLEVARE QUESTO DUBBIO, DOPO L’ACCORDO FIRMATO TRA ENTE PORTO E AUTORITA’ PORTUALE, CON LA ‘REGIA’ DELLA REGIONE SICILIANA, SONO I PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE DI SALA D’ERCOLE

“Crocetta non nasconda la testa sotto la sabbia e dica chiaramente cosa sarà dei 144 mila metri quadrati in cui sorgerà il punto franco di Messina. Non è assolutamente pensabile di potere regalare all’Autorità portuale un’area di cui la Regione deve assumere la gestione diretta”.

Così scrivevano qualche giorno fa i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars. Ma ieri l’accordo è stato firmato. L’Ente Porto di Messina verrà messo in liquidazione. La Regione sarà presente nel Comitato Portuale, l’organismo che riunisce tutte le istituzioni interessate allo sviluppo delle attività legate al mare

Si tratta dell’ “Accordo negoziale interistituzionale di regolazione definitiva dell’assetto dei reciproci interessi pubblici per la riqualificazione e lo sviluppo delle aree ricomprese all’interno della Zona Falcata del Porto di Messina”. L’hanno firmato i rappresentanti dell’Autorità Portuale e l’Ente Porto, con l’avallo della Regione.

Il documento ripercorre la storia di questa zona di Messina a partire dagli anni dell’istituzione del punto franco: legge numero 191 del 15 marzo 1951 e istituzione dell’Ente Porto con dprs numero 270/A del 10 marzo 1953.

Il punto franco è rimasto solo su carta. Nel 1994 sono nate le Autorità Portuali. Nel 1998 una nota del Ministero delle Finanze ha dichiarato la legge istitutiva del punto franco incompatibile con la normativa comunitaria. Morale: la legge è stata abrogata.

Ne è venuto fuori un contenzioso. Sentenze del Consiglio di Stato e del Tribunale di Messina ed altri giudizi ancora pendenti che hanno bloccato le possibili attività nella Zona Falcata.

Quattro mesi fa, il decreto dell’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri. E la nomina del neo commissario ad acta dell’Ente Porto, Emanuele Nicolosi. Obiettivo, come scrive Tempostretto.it: “Definire il contenzioso in ordine alla titolarità delle aree ricomprese nella Zona Falcata e attivare tutte le procedure al fine di valutare l’eventuale sussistenza di presupposti per poter proporre agli organi competenti lo scioglimento dell’Ente Porto”.

Poi l’accordo per la gestione della Zona Falcata: “Il pieno, integrale e condiviso raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione e sviluppo della Zona Falcata, la promozione dei traffici commerciali, passeggeri, croceristici, delle attività portuali, della cantieristica e della valorizzazione del water front”.

Come? Lo spiega l’articolo 2: “… attraverso la spedita attuazione degli interventi previsti nell’approvando Piano Regolatore Portuale deliberato dall’Autorità Portuale il 27 marzo 2008. La Regione si impegna ad istruire la Valutazione Ambientale Strategica del Prp nel minor tempo possibile, assicurando un’approvazione rapida”.

All’articolo 3, “disciplina delle attività”, si chiarisce che “la titolarità delle aree resta impregiudicata ma è del tutto indifferente ai fini dell’accordo. Resta impregiudicata anche la facoltà della Regione di portare a termine, attraverso i propri organismi, opere ed interventi sempreché coerenti con il Piano Regolatore Portuale”.

“L’Ente Porto – leggiamo sempre su Tempostretto – si impegna all’abbandono del giudizio di appello contro la sentenza 191/2013 del Tribunale di Messina e del giudizio iscritto al Nrg 4121/2010 pendente innanzi allo stesso Tribunale”. Nello stesso periodo, verrà redatto “verbale di consegna delle aree demaniali, opere e specchi acquei ricompresi nella Zona Falcata, e non ancora consegnati all’Autorità Portuale”.

“L’Authority, invece, estinguerà il debito imputato all’Ente Porto di 1 milione 561mila euro notificato nel dicembre 2013 per canoni e indennizzi per occupazione di aree demaniali”.

Passa all’Autorità Portuale anche la gestione della bonifica della ex degassifica, “nella procedura di affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva ed attività consequenziali di caratterizzazione già avviate dall’Ente Porto, nonché nel relativo finanziamento regionale già concesso per l’importo di 997 mila euro”. Visto che le risorse economiche necessarie a tale scopo sono insufficienti, “la Regione si impegna anche a ricercare ulteriori finanziamenti utili alla bonifica successiva alla caratterizzazione”.

Rimangono i dubbi del Movimento 5 Stelle all’Ars:

“Non vorremmo che questo accordo sia l’ennesimo atto con cui la Regione cederà la propria sovranità e le proprie prerogative ad un ente statale non elettivo e non soggetto a forme di controllo democratico, ma squisitamente tecnico, slegato dal territorio e finanziarizzato, facendone pagare le conseguenze ai cittadini messinesi e ai siciliani tutti”.

“Dietro questo accordo – si chiedono i deputati – c’è la volontà di riqualificare l’area più preziosa dello Stretto e di creare ricchezza equamente distribuita tra i cittadini? Oppure tra le linee del piano regolatore portuale redatto dall’Autorità portuale di Messina – sconosciuto ai cittadini e condiviso non si sa con chi – si nasconde l’ennesima speculazione edilizia che gioverà ai ‘soliti noti’ e sottrarrà per l’ennesima volta il mare alla città?”.

“Da una recente interlocuzione con l’assessore Vancheri- dichiara la deputata Valentina Zafarana – non è stato possibile avere la certezza se questo ‘storico accordo’ farà salvi i 144.000 mq su cui, con legge nazionale, è stato stabilito che debba sorgere il punto franco di Messina, prerogativa del Governo regionale, o se ancora una volta la Regione farà finta di nulla, nascondendo la testa sotto la sabbia. Il segreto, evidentemente, sarà svelato ai cittadini solo dopo l’incontro di domani. D’altro canto in un recente incontro, l’Assessore Vancheri aveva garantito la volontà di costituire un tavolo tecnico, allo scopo di individuare e attuare l’iter amministrativo che porti alla realizzazione del punto franco di Messina”.

“Appare doveroso ricordare al Governo regionale _ continua Valentina Zafarana – che sui 144.000 mq su cui deve sorgere il punto franco insiste un vincolo legislativo apposto con la Legge n. 191/51 e che l’ Alta Corte della Regione siciliana, con decisione dell’11 luglio 1951/31 ottobre 1951 n. 48, stabilì che, essendo il punto franco compreso nel territorio della Regione, la competenza della materia industriale, commerciale ed amministrativa del punto franco è del presidente e degli assessori regionali, mentre solo la vigilanza doganale spetta agli organi del Ministero delle Finanze. Tanto più che negli ultimi anni diversi studiosi e lo stesso vice sindaco di Messina, prof. Guido Signorino, si sono già espressi circa la legittimità, la realizzabilità e la sicura convenienza in termini di livelli occupazionali e ricchezza diffusa del punto franco. Al contrario, non è dato sapere quale sarà l’impatto economico e occupazionale del piano regolatore portuale che prevede la realizzazione di opere edilizie, alberghiere, uffici, parcheggi e che quindi sembrerebbe, come sempre, a vantaggio di pochi e non dell’intera collettività”.

Le foto sono tratte da tempostretto.it

Redazione

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