Resta appeso a un filo il concordato preventivo della Wind Jet. Un filo che, dopo lo scandalo delle combine del Calcio Catania, è diventato ancora più sottile adesso che Antonino Pulvirenti si trova di nuovo agli arresti domiciliari, stavolta con l’accusa di bancarotta fraudolenta proprio per la fine della compagnia aerea etnea. Condizione che ha reso più deboli le garanzie prestate dall’imprenditore belpassese e da Finaria spa, la società a capo della sua holding. È questa la preoccupazione alla base della nuova relazione del commissario liquidatore Andrea Musumeci, che propone come soluzione più utile per la riuscita del concordato nuove garanzie.
Nel documento, datato 24 febbraio, il commissario ribadisce le perplessità già evidenziate lo scorso 13 agosto. Lo stato della liquidazione si conferma deludente: la somma recuperata è quasi un milione e 800mila euro a fronte dei quasi 13 milioni e 800mila euro, utili a coprire i crediti privilegiati. E il patrimonio di Finaria non appare sufficiente. La società si era, infatti, impegnata ad assicurare con risorse proprie quanto dovuto ai creditori privilegiati, mentre Pulvirenti avrebbe dovuto provvedere al pagamento delle spese di giustizia per più di due milioni e 700mila euro, e dei circa nove milioni e 67mila euro per altri crediti. A garanzia del suo impegno, però, era stato costituito un pegno di 41.796 azioni, del valore di cento euro ciascuna, pari al 90 per cento del capitale sociale della stessa Finaria. Al momento, quindi, tutto poggia sulla società a capo della holding dell’imprenditore belpassese.
«Nel mese di luglio, al fine di ridurre le suddette problematiche – scrive Musumeci – si era ipotizzata la concessione di ulteriori e congrue garanzie da parte di Finaria, senza che però fosse concluso alcunché». Una nuova garanzia potrebbe infatti soddisfare le esigenze della procedura di concordato secondo il liquidatore, che continua la sua relazione evidenziando quanto fatto in questi mesi per acquisirla. «Finaria – si legge nel documento – aveva già manifestato la volontà di prestare ulteriori garanzie in favore della procedura concordataria». Manifestazione di volontà che la società mette nero su bianco in una lettera del 9 novembre 2015. Il «21 dicembre 2015, dopo una serie di trattative intercorse tra le parti», spiega Musumeci, la nuova garanzia che viene proposta è un’ipoteca da dieci milioni di euro sul Mazzarò Sea Palace, hotel di lusso di Taormina che fa parte dell’impero di Nino Pulvirenti.
L’accordo però, deve essere approvato dai creditori. Il benestare arriva il 28 gennaio, ma il ritardo serve a Finaria per motivare un cambiamento di posizione. In realtà, a bloccare le trattative sono stati, come scrive il commissario, «i provvedimenti penali che hanno colpito i signori Pulvirenti e Rantuccio in data 26 gennaio 2016. Infatti – spiega Musumeci nella nota – i suddetti in quanto colpiti anche da misure interdittive non erano neppure in grado di rilasciare procure; peraltro l’avvocato Gianmarco Abbadessa (che seguiva le trattative in qualità di legale di Finaria, ndr), in quanto coinvolto nelle indagini relative ai reati di bancarotta, rinunciava a qualsiasi incarico». Una situazione che aggrava il quadro di Wind Jet, anche perché – nonostante dagli arresti sia già passato oltre un mese – un accordo con i nuovi amministratori sembra essere lontano. Motivo per il quale Andrea Musumeci evidenzia che sia già possibile agire per recuperare le somme garantite da Finaria e da Pulvirenti per il concordato.
«L’inizio delle varie azioni avrebbe delle conseguenze imprevedibili – scrive Musumeci – posto che la richiesta a Finaria di un immediato pagamento per circa 18 milioni di euro, ne potrebbe provocare una grave crisi». Insomma, il commissario avverte chiaramente sulle «ricadute di ordine generale scaturenti da un possibile fallimento della società garante». Per allontanare questo pericolo, Musumeci propone di concedere un termine di non oltre 15 giorni a Finaria per la concessione della garanzia promessa e mai arrivata. Ora non resta che aspettare la mossa della società di Pulvirenti. I dipendenti, intanto, restano in attesa. Da un lato, aspettano di sapere come si risolverà il concordato preventivo e se riusciranno mai ad avere quanto spetta loro. Dall’altro, attendono che venga rinnovato, per l’ultimo periodo di sei mesi, il decreto di Cassa integrazione straordinaria che è scaduto a dicembre ed è fermo per il solito ritardo burocratico, aggravato dagli arresti. Probabilmente arriveranno prima le lettere di licenziamento, che dovrebbero essere spedite questo mese e che annunciano la messa in mobilità a partire dal 20 giugno 2016.
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