Wind 3, dopo fusione a rischio 300 lavoratori a Palermo La protesta il 14: «Non vogliamo fare la fine di Almaviva»

Rischia nuovamente di esplodere la vicenda dei call center a Palermo. Dopo l’emergenza Almaviva, rientrata solo dopo mesi di estenuanti trattativea fronte dell’accettazione di sacrifici immediati per i lavoratori, un’altra vertenza minaccia il fragilissimo mondo dei call center del capoluogo siciliano. Si tratta di  Wind Tre, le due aziende telefoniche che, dopo la fusione, sono diventate l’impresa numero 1 del settore TLC (telecomunicazioni) in Italia. Il 22 maggio scorso i nuovi vertici hanno convocato un incontro nella sede di Confindustria a Roma per comunicare ai sindacati il nuovo piano industriale. Ma in quell’occasione è arrivato l’annuncio a sorpresa di voler cedere quattro call center interni ad una azienda esterna. Uno dei centri coinvolti nelle scelte manageriali è proprio Palermo

«Per noi è una proposta irricevibile – commenta il segretario provinciale della Slc Cgil Maurizio Rosso -. In bilico ci sono 900 dipendenti nelle quattro sedi di Palermo, Cagliari, Roma e Genova. E solo a Palermo i lavoratori coinvolti sono 300. Per questo nella scorsa settimana abbiamo avuto un’assemblea con i dipendenti della 3, e questa settimana ne avremo un’altra con quelli Wind». In una nota il colosso delle telecomunicazioni, nato il 31 dicembre scorso e che appena il 15 maggio ha effettuato il restyling del sito istituzionale (oltre che un nuovo profilo corporate su twitter), ha spiegato che la decisione «non comporterà alcun licenziamento. L’azienda, inoltre, è disponibile a individuare, d’intesa con il sindacato, ulteriori garanzie per tutti i dipendenti coinvolti, compreso il mantenimento delle attuali sedi di lavoro, con l’obiettivo di giungere ad un accordo innovativo che rafforzi il settore dei contact center in Italia».

Ma i sindacati e i lavoratori non ci stanno: il timore infatti è di fare la fine di imprese come Almaviva, che per partecipare alle gare bandite dalle aziende committenti abbassano i costi scaricandoli sui lavoratori. «L’outsorcing funziona così – conferma Rosso – e il rischio è proprio quello di ritrovarci un’altra Almaviva. Perché un’azienda che è da poco diventata la prima in Italia nelle TLC decide come prima mossa di esternalizzare i propri servizi? Anzi, dovrebbero puntare ulteriormente su questi. All’incontro l’ho pure ribadito: così stanno precarizzando il lavoro, stanno decidendo di non puntare su formazione, ricerca e sviluppo». Intanto la Cgil annuncia che anche le sedi di Palermo parteciperanno allo sciopero indetto dai dipendenti dei quattro call center Wind Tre: l’astensione dal lavoro è stata proclamata per il 14 giugno e riguarderà l’interno turno di lavoro (otto ore o riproporzionato secondo contratto individuale); dallo stesso giorno e fino al 25 giugno ci sarà inoltre l’astensione della reperibilità, del lavoro programmato notturno e delle prestazioni aggiuntive. 

Domenica scorsa una delegazione dei lavoratori si è presentata a piazza Verdi, con tanto di magliette e volantini dal titolo Vendesi 900 famiglie, al comizio M5s e del deputato Alessandro di Battista a sostegno di Ugo Forello candidato sindaco. Sul palco una lavoratrice ha raccontato la propria storia. «Come primo atto della fusione si è deciso di precarizzare il lavoro – ha detto – ma questa non è una situazione di crisi. Lavorare sulle commesse significa lavorare sui numeri e prendere gare al massimo ribasso, così si rendono schiavi i lavoratori mentre i dirigenti realizzano utili».

Andrea Turco

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