Why don’t you eat carrots?

Spiazzante. Solo con questo aggettivo potrebbe definirsi l’incontro con la storica band dei Faust fissato per giorno 7 nelle aule dell’Università di Catania in Via Santa Maddalena. Eh sì spiazzante, perché quando ci si trova ad aver a che fare con un collettivo dal così alto contenuto concettuale e dalla spiccata verve espressiva, allora non si può far altro che incassare, con spirito, qualsiasi tipo risposta non-risposta, vaneggiamento, mimica teatrale e sano non-sense che i quattro musicisti hanno dimostrato di avere sempre a portata di mano. I Faust che giungono a Catania per aprire i battenti del Sofar Festival e che si presentano all’incontro apripista “Future is The Present”, sono quelli di ultima generazione: Jean-Herve Peron e Zappi W. Diermaier (fondatori storici del gruppo sin dagli anni ‘70) ed i transalpini Amaury Cambuzat e Olivier Manchion, più giovani di trentanni, chitarre anche degli italo-francesi Ulan Bator.

Il Preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Nunzio Famoso taglia i nastri di partenza approfittandone per ringraziare i presenti e per confermare la sinergia artistica con il centro culturale Zo. Poi il testimone passa alla Professoressa Emanuela Abbadessa, docente di Storia Della Musica, che illustra con entusiasmo i possibili percorsi, i grandi nomi e le effettive origini del concetto di musica elettronica. I Faust ed in generale il movimento del Kraut Rock, sviluppano un sentiero musicale, a dir il vero, già ampiamente “battezzato” dallo sperimentalismo d’avanguardia del compositore americano John Cage con il suo nastro magnetico. A condurre il pubblico in un appassionato e cronologico itinerario della musica elettronica contemporanea e a presentare brevemente il progetto Faust, ci pensa, poi, Gianluca Runza, giornalista musicale e cuore pulsante di MusicaeSuoni. 

 

Quando salgono in cattedra loro, i Faust, rimasti inizialmente ad ascoltare il lungo prologo in italiano, lo fanno, come si diceva in apertura, nella maniera più spiazzante possibile. Peron, con la sua giacchetta dalla fantasia floreale e la sua capigliatura disordinata, balza in piedi, spegne la luce della sala e comincia a gorgheggiare in francese. Zappi, appollaiato su una sedia con le ruote, ricava un ritmo sgangherato battendo le mani contro le sue ginocchia ed emettendo, nel contempo, un continuo ululato. Gli altri due non sono da meno rumoreggiando con le sedie e traducendo simultaneamente in italiano i deliri di Peron sulla musica, sul silenzio e sulla morte. Che in qualsiasi luogo e maniera si possa generare della musica, appare il significato tra le righe dell’improvvisata esibizione dei quattro;“Ora credo abbiate un bel po’di domande da farci” – scherza un sorridente Peron.

 

La prima domanda del pubblico riguarda le differenze generazionali tra i due fondatori della band (fine anni ’60) e le nuove due unità. Ad aiutare nella traduzione ci pensano proprio Cambuzat e Manchion che masticano un ottimo italiano grazie alla loro assidua presenza nella penisola. Il responso è farfugliato da Zeppi Diermeier che sonnolente ci dice che “nel ’96 capii che tutto sarebbe cambiato” . Risposta ermetica che lascia di sasso il pubblico. Peron, così, prova a parafrasare l’amico dicendo “ le parole non possono esprimere le emozioni. Per noi tutto ha un grande significato simbolico che va rovesciato in musica. Le parole non c’entrano”. “Tornando alla domanda, credo che loro due abbiano portato una grande potenza giovanile ed un uso più massiccio delle chitarre, ma che si siano amalgamati perfettamente”.

 

La domanda numero due s’interroga su quali differenze i Faust concepiscano tra il suono analogico e quello computerizzato. Zappi continua il suo show dell’assurdo ribattendo un secco “Blue” e Peron lo incalza ancora una volta facendosi tradurre in italiano: “dipende con quale anima percuoti il pezzo di ferro; può rimanere un rottame o diventare un’opera d’arte”. Peron, poi, risponde “Il silenzio” quando gli viene chiesto quale sarà la prossima evoluzione della musica elettronica.

 

Ma lo spettacolo non finisce qui. I Faust, divisi in maniera evidente tra la geniale pazzia dei “vecchi” ed un maggiore equilibrio dei “giovani” vanno avanti parodizzando domande e giochicchiando con le risposte. “L’improvvisazione ha un’importanza primordiale. La casualità è vita e tutto quello che succede partecipa per la creazione di una scultura musicale– osserva Peron che, alla domanda su cosa ascoltino quotidianamente nelle loro vite private, ci dice con un’aria beffarda: “folklore austriaco, valzer di Strauss, marce militari, fanfare”.

 

L’incontrollabilità di internet in materia di copyright, la voglia dei kraut rockers di tagliare i ponti con il rock anglo-americano ed un balzo improvviso di Peron per abbracciare affettuosamente chi gli aveva chiesto cosa facessero col cuore mentre il loro cervello è occupato a dar vita alle macchine, concludono l’interessante, bizzarro e teatrale incontro coi Faust. L’appuntamento con la band è per il debutto di Sofar di cui, senz’altro, rappresentano gli headliner.

 

*foto home page a cura di Emanuele Brunetto 

 

 

So Far Festival – Centro Culturale Zo

Giovedì 8 Faust

Venerdì 9 Tarwater

Sabato 10 Kill the Vultures, Andy Vaz, Murcof

 

link utili:

www.sofarfestival.it

 

 

Riccardo Marra

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