Vivere a Londra? Sì, nonostante tutto

Una recente ricerca condotta da Switch (sito web inglese che calcola e compara i prezzi di svariate categorie di prodotti sul mercato europeo) sostiene che l’Inghilterra, in determinati aspetti, sta agli ultimi posti in termini di qualità di vita, persino dietro a Stati in forte crisi economica come l’Irlanda e l’Italia.

Dallo studio demoscopico emerge infatti, come l’Inghilterra sia, ad esempio, il secondo Paese con meno giornate di bel tempo all’anno, il quarto con una età maggiore per il diritto al pensionamento, e il terzo più basso nella qualità dei servizi sanitari.

Premesso che quando si parla di Inghilterra bisogna distinguere due realtà diverse: Londra e il resto del Paese, può apparire comunque strano e contraddittorio, alla luce di questi dati, che si assista sempre più ad un maggior numero di giovani italiani che migrano verso questo Paese che, in ogni caso, clima a parte e soprattutto a Londra, offre una possibilità di riscatto lavorativo non indifferente rispetto al resto d’Europa.

In questa seconda “puntata” su Sicilians and the city, occorre evidenziare il risvolto di questa medaglia dal metallo a volte indefinibile: tralasciando infatti un’Inghilterra in senso lato nella media di tutti i territori europei, occorre concentrarsi su Londra che, invece, può risultare a tratti una città ermetica e difficile da approcciare se non si è ben preparati e coscienti della realtà a cui si va incontro. Ciò è dovuto anche a causa di alcuni fattori indotti, primo fra i quali il sovraffollamento di stranieri che, via via, è andato sempre più aumentando specie negli ultimi anni, anche con l’apertura delle frontiere europee ai Paesi dell’Est.

Verità assoluta da tenere presente è che se Londra fosse davvero l’El Dorado, un intero mondo vi si riverserebbe. Ma i tempi del benessere nella capitale londinese sembrano oggi segnare il passo. Da quando, infatti, nel Settembre 2008 la Banca americana Lehman Brothers ha dichiarato fallimento qualcosa è cambiato e tutt’oggi, nonostante il business e la finanza continuino a pulsare in tutta la City e oltre, veleggia sempre tra le aziende un certo timore che tutto possa riaccadere di nuovo, che quel 15 settembre possa ripresentarsi e ciò inibisce l’avvio di nuovi investimenti suggerendo alle aziende prudenza ed un inevitabile ridimensionamento dei costi di gestione al minimo indispensabile.

La prima conseguenza è il taglio dei posti di lavoro, blocco degli stipendi e anche dei cosiddetti benefits.. .e tutto questo sicuramente non è di aiuto ad uno straniero che arriva a Londra con la voglia e l’entusiasmo di lavorare, di specializzarsi in qualcosa e potere affermarsi nella propria vita.

Ovviamente non stiamo parlando di una realtà tragica come quella italiana, o ancora peggio come quella che si soffre in Sicilia… ma Londra al momento non può offrire certezze lavorative, mobilità sociale o un salario alto rispetto alla media europea.

Per quanto difficile e incerta sia diventata la realtà lavorativa londinese, perciò, e per quanto si possa essere curiosi di sapere come si sta al di là della Manica, ci sono dei punti fondanti su cui occorre riflettere attentamente prima di decidere di “staccare il cordone ombelicale” dalla propria città e partire.

Innanzitutto, la conoscenza della lingua: senza dubbio parlare inglese oggi rappresenta il primo paletto da superare per potere integrarsi a pieno a Londra e non solo. Nonostante, infatti, le numerose comunità tra cui anche quella numerosa italiana presenti nella capitale inglese, rimane fondamentale imparare compiutamente la lingua del posto ritenuta anche una lingua internazionale per potere trovare un lavoro adeguatamente remunerato.

In secondo luogo, assume un’importanza strategica la preparazione universitaria. Molto spesso, infatti, in Italia la laurea rappresenta soltanto il cosiddetto “pezzo di carta”, ma a Londra, dipende per cosa s’intende candidarsi, bisogna dare il giusto valore ai titoli e dotarsi di più specializzazioni possibili. A Londra infatti le opportunità lavorative sono oggetto di tantissima competizione. Per ogni posto di lavoro offerto, si riescono a trovare almeno il 70 per cento di persone valide che potrebbero potenzialmente ricoprire quella posizione lavorativa con successo. Se si pensa che in quel 70 per cento concorrono anche i giovani inglesi, è facile intuire come sia davvero difficile potere essere assunti all’interno di un’azienda importante senza far valere titoli adeguati.

Lo studio è stato condotto esaminando 16 fattori che hanno determinato come l’Inghilterra si posiziona rispetto alle altre 9 maggiori città europee. Variabili come entrate (salari) al netto, l’Iva e il costo dei beni primari sono stati esaminati dettagliatamente, così come i fattori dello stile di vita, le ore di bel tempo, i giorni di vacanza, le ore lavorative e le aspettative di vita (media di vita dei cittadini).

Ma migliaia di giovani oggi continuano a decidere di rimanere pur sempre a Londra, una città dove sicuramente niente viene fatto per niente, ma anche dove il famoso detto “essere al momento giusto al posto giusto” può a volte valere, e la dea bendata può baciarci cambiando le sorti della nostra vita… provare per credere!

 

Marina Minio

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