È iniziata intorno alle 11 e si è conclusa alle 17 la lunga giornata della riesumazione del corpo di Roberto Gambina. Al cimitero di Vittoria c’erano la madre, il papà e il nonno del 20enne morto il 20 novembre 2015 precipitando all’interno del cortile dell’istituto Lanza di Vittoria, il medico legale Guerrera con gli avvocati Luca e Patrizia Romano per la famiglia Gambina; il dottor Giuseppe Iuvara con la dottoressa Roberta Bruzzone per la Procura, che ha disposto l’accertamento odierno dopo aver concesso un’ulteriore proroga di sei mesi nelle indagini che dovranno chiarire e stabilire se davvero Roberto si sia suicidato.
Gli esiti definitivi dell’accertamento condotto oggi si conosceranno tra almeno 60 giorni (più probabile tra 90) ma l’elemento rilevante è che non sarebbero emerse lesioni nuove rispetto a quelle già evidenziate dall’autopsia. I prelievi, le radiografie e gli esami anatomopatologici non avrebbero rilevato alcun trauma agli arti, ma avrebbero confermato le ferite alla testa e alla schiena che gli avvocati Romano e la famiglia hanno sempre imputato a una colluttazione a seguito della quale Roberto sarebbe caduto o sarebbe stato costretto a fare il volo fatale.
Alle 15 l’equipe si è trasferita a scuola per analizzare nuovamente e minuziosamente il luogo dove è stato trovato il cadavere, con un laser tridimensionale di ultima generazione. Nulla trapela su cosa sia venuto fuori, al momento sono stati solo raccolti tutta una serie di dati che adesso andranno analizzati ed elaborati. «Speriamo che il lavoro condotto oggi sia risolutivo e che possa darci le risposte che cerchiamo da quel 20 novembre 2015 – ha commentato l’avvocata Patrizia Romano – e soprattutto ci auguriamo che finalmente possa essere spiegato con assoluta certezza che cosa sia successo in quel buco temporale tra il momento in cui Roberto è uscito dall’aula e quello in cui è stato rinvenuto privo di vita».
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