Vittoria alla Camera degli specializzandi «Le borse di studio non fanno reddito»

La mannaia delle tasse del governo di Mario Monti stava per abbattersi anche sugli studenti. O meglio, su tutti quelli che percepiscono una borsa di studio che supera gli 11.500 euro annui, che sarebbero diventati «fonte di reddito» e quindi sottoposti a detrazioni Irpef. Ma, dopo un giorno di mobilitazioni in tutt’Italia da parte degli specializzandi di Medicina – che percepiscono più di 1700 euro al mese – la commissione Finanze della Camera ha emendato la norma, contenuta nel decreto Cresci Italia.

«Giovani medici, dottorandi e assegnisti sono risorse preziose – scrive il Segretariato italiano giovani medici in una lettera indirizzata alle più alte cariche dello Stato – In un periodo di profonda crisi economico-finanziaria su vasta scala andrebbero tutelate e valorizzate, anziché vessate». Del resto, concludono, «un Paese che non investe nei suoi giovani è destinato a estinguersi».

A Catania, per il 2011/2012 in area medica sono stati banditi 100 posti nelle scuole di specializzazione con sede unica nel capoluogo etneo, e 38 posti in scuole di cui Catania è la sede principale. Se l’emendamento fosse passato, i 138 vincitori del concorso all’ombra dell’Etna sarebbero stati i primi a trovarsi, a fine mese, un assegno alleggerito del 23 per cento. «Attualmente nel Catanese ci sono diverse centinaia di medici in formazione», spiega Luca Liardo, responsabile della sede locale del Sigm. Dopo un’assemblea permanente all’interno dell’aula magna del Policlinico, Liardo si dice soddisfatto: «È stata una bella giornata, siamo contenti del lavoro che abbiamo fatto e, ancora di più, del risultato ottenuto in parlamento». Per una giornata si sono astenuti dal lavoro – «perché non essendo una categoria di lavoratori, non possiamo proclamare uno sciopero», spiega Liardo – ma vista la vittoria alla Camera non continueranno a protestare. «Del resto, era evidente che nel decreto ci fosse un errore di impostazione», prosegue.

Ma tassare 1700 euro al mese è così assurdo? «Non percepiamo una tredicesima, paghiamo la quota di iscrizione all’albo dei medici – arringa Liardo – Se ci mettessimo anche l’Irpef complicheremmo ulteriormente la nostra situazione: saremmo per metà studenti e per l’altra metà dipendenti». E l’attuale contratto non rende le cose più semplici: «Bisognerebbe rivederlo, ma intanto è bene che si sia aperto un dibattito su questi temi».

[Foto di  Massimo Norbiato]

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Luisa Santangelo

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