Violenze all’Experia, verso l’archiviazione?

Gli autori delle violenze sono rimasti ignoti e, soprattutto, «le condotte illecite ascritte al personale di polizia di Stato» erano giustificate: è quanto si legge nelle prime righe della richiesta di archiviazione pervenuta nei giorni scorsi al GIP e firmata dal procuratore distrettuale Enzo Serpotta e dal procuratore aggiunto Giuseppe Toscano.

Il caso a cui si fa riferimento è quello del violento sgombero dell’ex Centro Popolare Occupato Experia di Catania, avvenuto all’alba del 30 ottobre 2009, a seguito del quale sgombero era stato aperto un fascicolo per indagare sull’uso della forza da parte della polizia, denunciato dall’avvocato Marco Rapisarda, colpito alla testa in quell’occasione. Rapisarda aveva presentato una querela, all’interno di una più ampia denuncia firmata anche da Pierpaolo Montalto e Luca Cangemi, rispettivamente segretario provinciale e regionale di Rifondazione Comunista, da Valerio Marletta, consigliere provinciale, e da Calogero Fasciana, segretario FLC-CGIL di Catania. La richiesta di archiviazione riguarda la querela di Rapisarda mentre, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, non si può escludere che sia ancora aperto un secondo fascicolo a carico degli agenti, relativo all’insieme delle operazioni di sgombero.

A gennaio di quest’anno, si era rischiato che la denuncia fosse iscritta a modello 45, ovvero che si considerassero i fatti dell’Experia come non costituenti reato, salvo poi un cambiamento d’indirizzo della Procura, che aveva rettificato parlando di «lesioni aggravate in concorso, allo stato a carico di ignoti».

Adesso, nella richiesta di archiviazione firmata da Serpotta e Toscano, si legge che «fu disposto l’uso, contenuto e di brevissima durata, di sfollagenti […] sia per vincere l’ultima resistenza tenacemente opposta dai manifestanti, sia perché gli agenti in prima fila avevano subito numerosi calci e spintonamenti ed avevano messo a repentaglio la loro incolumità». E inoltre: «Il personale impiegato veniva sommerso da pesanti insulti e raggiunto da minacce di ogni genere provenienti dai più scalmanati», che sono stati «individuati per mezzo di riprese televisive» e nei confronti dei quali «si è proceduto separatamente».

Nell’indice dei documenti allegati al fascicolo, però, le riprese televisive che avrebbero permesso di identificare i «più scalmanati» non vengono riportate. E non viene citata nemmeno la vasta documentazione foto-video che documenta le modalità con cui fu eseguito lo sgombero del CPO Experia: a partire dal primo filmato, passando per un altro, ripreso da numerose testate nazionali, uscito poche ore dopo, arrivando a una galleria fotografica altrettanto eloquente.

Sono immagini molto chiare, che catturano i momenti chiave dello sgombero. Per quale ragione non sono state acquisite? «La visione dei filmati è inutile», dichiara Serpotta. «Il denunciante (l’avvocato Rapisarda, ndr) ha ricevuto una manganellata, ma l’autore della stessa è ignoto e i video non ne aiutano l’identificazione». Nel complesso, secondo la valutazione del dott. Serpotta, «i filmati potrebbero dimostrare che i manifestanti non erano lì con animo tranquillo, come invece sostenuto, in quanto sono evidenti le barriere create davanti al locale occupato, che potrebbero giustificare l’intervento delle forze dell’ordine».

L’avvocato Goffredo D’Antona, difensore di Rapisarda, ha presentato al GIP una opposizione alla richiesta di archiviazione. Nel documento si chiede «che vengano acquisiti i filmati più volte citati», nelle dichiarazioni contenute nello stesso fascicolo, «dai dirigenti della Questura di Catania». E si chiede anche di acquisire «i filmati ripresi e le foto scattate da manifestanti e giornalisti». Il tutto per dimostrare che quanto accaduto non può essere ridotto a un uso «contenuto e di brevissima durata di sfollagente». D’Antona chiede anche che venga acquisito «l’ordine di servizio che riteneva necessario l’impiego di un gran numero di forze di polizia». La necessità di approfondire le indagini visionando i documenti fotografici e video è, secondo l’avvocato, chiara. «La richiesta di archiviazione si basa sull’affermazione che l’uso della forza è legittimo. I filmati servono, dal mio punto di vista, a smentire chiaramente questo punto di partenza. Comunque, naturalmente, la decisione spetterà al GIP».

(Foto di Giovanni Battaglia)

Luisa Santangelo

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