Se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico «…questo non è amore». È questo lo slogan scelto dalla polizia per il nuovo progetto contro la violenza sulle donne che oggi arriva anche a Palermo, e vede coinvolte, in contemporanea, 14 province italiane. L’iniziativa, che prende spunto dalla campagna educativa realizzata nel 2013-2014 dalla Questura di Aquila, vuole creare un contatto diretto tra le donne e una equipe di operatori specializzati pronti a raccogliere le testimonianze dirette di chi, spesso, ha paura a denunciare o a varcare la soglia di un ufficio di polizia. Così, il primo e il terzo sabato del mese, a partire da luglio, sarà presente una postazione mobile che ospiterà un gruppo di esperti costituito da un medico-psicologo della polizia, un operatore della squadra mobile–sezione specializzata, un operatore della divisione anticrimine e un rappresentante del centro antiviolenza Le Onde che da 24 anni opera nel capoluogo. Verrà distribuito anche del materiale informativo in una decina di lingue, dall’arabo, al macedone, all’ucraino.
«L’iniziativa di oggi – spiega la dirigente della Sezione minori e reati sessuali della squadra mobile di Palermo Rosaria Maida – rappresenta un tassello ulteriore nella lotta contro questo fenomeno. Un modo per essere realmente più vicini alle donne sia distribuendo materiale informativo sia offrendo l’opportunità di stabilire un primo contatto alle vittime, fissando in un secondo momento un appuntamento nei nostri uffici. Il senso del progetto è proprio voler creare queste connessioni, far conoscere ulteriormente le nostre iniziative per contrastare questi episodi». Un fenomeno che sembra non voler accennare a diminuire, come rivela il numero delle denunce e segnalazioni, da tempo costante, raccolte dalla Questura.
«Non credo che ci troviamo di fronte a un calo, anzi, con riferimento al mio ufficio, l’andamento in questi ultimi anni è stato costante e le denunce sono tantissime, in particolare quelle di stalking e le richieste di ammonimento (richiamo orale del Questore rivolto allo stalker che viene diffidato dal tenere una condotta contraria alla legge Ndr)». Un percorso di cambiamento che, tuttavia, non può realizzarsi soltanto attraverso la repressione, ma deve integrare anche la prevenzione: «La società sta prendendo sempre più coscienza rispetto al passato, ma le cose da fare rimangono tantissime. Il fenomeno è culturale e occorre partire dalle scuole, dai più giovani: solo in questo modo si sconfigge la cultura della violenza».
Una battaglia rivolta anche contro gli stereotipi perché si tratta di un fenomeno assolutamente trasversale: «Il livello di istruzione o la classe sociale d’appartenenza sono irrilevanti perché la violenza colpisce in maniera trasversale donne e minori. Anzi – aggiunge – una donna sposata a un illustre professionista avrà ancora più remore a denunciarlo perché sa che non sarà creduta». «Da tempo collaboriamo facendo rete con la Questura – racconta Mara Cortimiglia del centro antiviolenza Le Onde – e al presidio mobile sarà presente anche una nostra rappresentante: daremo il nostro apporto e garantiremo un primo contratto per eventuali prese in carico successive. Non a caso, nel retro del volantino – sottolinea – oltre ai riferimenti della polizia di Palermo c’è anche quello del nostro centro».
«Anche se nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015 i reati di violenza sulle donne sono in calo: -22,9% i femminicidi, -23,3% le violenze, -22,8 per cento i maltrattamenti – racconta Filippo Virzì, portavoce dell’Utl/Ugl di Palermo – non bisogna abbassare la guardia, anzi anche la pur minima forma di controllo o disturbo continuo, esercitata in famiglia o nei luoghi di lavoro, da uomini violenti nei confronti di donne inconsapevoli ed indifese, rappresenta un inizio e quindi un campanello d’allarme per chi la subisce, quindi non va sottovalutata – conclude – in quanto sono i primi germi di una violenza psicologica iniziale, la quale potrà anche trasformarsi nel tempo in violenza fisica».
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