Vino sfuso invenduto nelle cantine sociali siciliane: problemi per la prossima vendemmia

LA CIA CONVOCA UN INCONTRO A PETROSINO PER AFFRONTARE IL PROBLEMA

Molte cantine sociali sono piene di vino sfuso non venduto che non sanno come conservare. Cosa, questa, che potrebbe creare problemi nella prossima vendemmia.

A lanciare l’allarme è la Cia siciliana, sigla che sta per Confederazione italiana agricoltori della Sicilia.

“I dati sull’andamento del commercio del vino a livello nazionale da Ismea, non evidenziano la forte difficoltà e preoccupazione dei vitivinicoltori siciliani”, sottolinea Maurizio Lunetta, responsabile settori economici della Cia Sicilia.

Lunetta commenta gli ultimi dati di Ismea che registrano una flessione del vino sfuso del ? 7% in volume ed un valore che è sceso del 15%.

“In Sicilia – dice Lunetta – la flessione del prezzo del vino comune supera il 40% rispetto allo scorso anno e alla vigilia della nuova vendemmia, sebbene si preveda una vendemmia di alta qualità, ma quantitativamente scarsa, molte cantine cooperative si trovano con un quantitativo di vino sfuso invenduto, tale da mettere a rischio il regolare svolgimento delle operazioni di ricevimento delle uve dei soci conferitori”.

La Cia, per discutere del pacchetto delle proposte che vuole mettere in campo, ha organizzato per il prossimo 28 luglio a Petrosino, in provincia di Trapani, un’assemblea regionale di viticoltori alla presenza del presidente nazionale Cia, Dino Scanavino, e del vice presidente della commissione agricoltura della Camera dei deputati, Massimo Fiorio.

E’ interessante notare come nemmeno i vertici siciliani della Cia mettano nel conto la presenza della Regione siciliana nei fatti seri che riguardano l’agricoltura della nostra Isola. Ed hanno ragione: la presenza della Regione siciliana, nell’agricoltura della nostra Isola, è ormai un peso.

L’unica cosa che che gli uffici della Regione sanno fare è creare problemi agli agricoltori e succhiargli le risorse del Psr (il Piano di sviluppo rurale comunitario) stornate per inventare nuovi giovani imprenditori che nessuno ancora ha visto e per foraggiare amici & parenti di politici e burocrati regionali.

Dice Rosa Giovanna Castagna, presidente della Cia Sicilia: “E’ necessario fronteggiare la crisi con alcune proposte che affrontino l’emergenza, ma nel contempo si lavori ad una programmazione di interventi di più largo respiro che tenga conto anche del mercato del vino sfuso”.

Ad andare dietro ai ritardi della Regione è il capogruppo all’Ars di Forza Italia, marco Falcone:

“Ad oggi – dice Falcone – per i gravi danni causati all’agricoltura dalle gelate del febbraio 2008 nella provincia di Catania, solo il 20% è stato liquidato dal Governo della Regione”, che annuncia sull’argomento un’interrogazione parlamentare.

“Nonostante, in quell’occasione – dice il capogruppo degli azzurri a Sala d’Ercole – sia stato riconosciuto lo stato di calamità, già dal 2009, una serie di problemi di natura burocratica e la rimodulazione dei fondi hanno fatto sì che la cospicua quota mancante del risarcimento dei danni agli agricoltori sia finito nel dimenticatoio”.

“Dopo sei anni – ha concluso Falcone – corre l’obbligo che il Governo della Regione mantenga l’impegno preso e provveda alla liquidazione di quelle somme che sicuramente contribuiranno ad alleviare la pesante situazione che affligge il comparto agricolo catanese”.

Nota a margine

L’abbiamo scritto e lo ribadiamo: in alcuni ambiti amministrativi la Regione siciliana è ormai un peso per alcune province siciliane. A Catania è così per la gestione di alcuni beni culturali. Ed è così anche per l’agricoltura della provincia etnea.

L’unica vie da percorrere è l’autonomia amministrativa e gestionale. Non ha senso accentrare la gestione a Palermo se poi gli agricoltori catanesi, dopo sei anni, non hanno percepito le somme loro spettanti. La verità è che i soldi che dovrebbero andare agli agricoltori catanesi, ogni anno, vengono dirottati altrove.

 

 

Redazione

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