«I fatti dei volontari di Ragusa ci indignano, le strumentalizzazioni pure». All’indomani dell’indagine della procura di Ragusa che ha coinvolto 14 vigili del fuoco volontari, accusati di aver appiccato volutamente incendi per lavorare di più e farsi pagare dieci euro all’ora, è il comando generale del Corpo nazionale a chiedere «rispetto per tutti i pompieri onesti che ogni giorno rischiano la vita in decine di migliaia di interventi di soccorso».
Ma è soprattutto sul sistema generale – in cui i volontari sono diventati indispensabili tanto quanto quelli di ruolo sottodimensionati – che gli addetti ai lavori invitano a ragionare. Il segretario del sindacato autonomo vigili del fuoco (Conapo), Antonio Brizzi, ha contestato il ricorso all’arruolamento temporaneo di vigili volontari, la cui paga di dieci euro l’ora risulta uguale a quella dei colleghi ordinari.
«I volontari non devono essere pagati – precisa Brizzi – altrimenti si trae vantaggio dall’aumento del numero degli interventi. È una battaglia che torniamo a combattere alla luce di quanto accaduto in provincia di Ragusa negli ultimi tre anni. Attualmente il volontario è totalmente equiparato al vigile del fuoco ordinario e tutto ciò deve finire. Un cittadino comune non può improvvisarsi in tale ruolo, in Italia i vigili del fuoco sono considerati pari alla polizia di stato e a quella giudiziaria e di pubblica sicurezza». Secondo Brizzi la gestione dei volontari non può essere di competenza dello Stato. «È un comparto di cui le Regioni devono farsi carico attraverso la protezione civile, chi decide di prestare servizio non può ricevere compensi. Il governo deve con urgenza intervenire con una riforma che annulli il connubio più emergenze uguale maggiore guadagno».
Alla base vi è comunque un problema di sottodimensionamento che non permette all’intero Corpo di operare in modo efficace sul territorio. «A livello nazionale – precisa Brizzi – mancano almeno 3.500 vigili. La politica ha attuato un sistema che tenta di sopperire alle mancate assunzioni con il volontariato. Si aggiungano poi i 2.500 forestali che devono transitare nei vigili del fuoco dai carabinieri e che in futuro dovranno formare i nuovi agenti per il controllo dei boschi. Si tratta di operazioni indispensabili per la sicurezza pubblica in caso di incendi, alluvioni o altre calamità naturali». Secondo il sindacalista il problema potrebbe essere risolto percorrendo un’altra strada. «La cosa più semplice – afferma Brizzi – è istituire la ferma prolungata dai 18 ai 28 anni per attingere nuovo personale dalle altre forze armate, senza continuare con il volontariato pagato».
Sul tema sottodimensionamento la Sicilia non fa eccezione, registrando un trend allarmante messo ancor più in luce durante queste settimane caratterizzate da centinaia di roghi scoppiati in tutta l’Isola. «La situazione è drammatica – precisa Gaetano Agliozzo della Cgil -. Al momento mancano almeno 350 unità e i concorsi che partiranno a breve non risolveranno la questione, poiché mettono a disposizione solo 700 posti su tutto il territorio nazionale. In Sicilia si sta cercando di tamponare con l’impiego di un centinaio di volontari a chiamata. Ma è un sistema che va regolamentato: chi fa volontariato non può percepire denaro, altrimenti si rischia di innescare un meccanismo negativo così come avvenuto recentemente a Ragusa».
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