Milioni di euro di fondi pubblici destinati alla ricerca oncologica utilizzati per ripianare debiti e non solo. Con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato e impiego di beni e utilità di provenienza illecita sono finiti sott’indagine tre persone di cui due componenti del management della fondazione Istituto oncologico del Mediterraneo (Iom) con sede a Viagrande, in provincia di Catania, e un rappresentante di un’altra società a loro collegata. La somma, per un importo di poco superiore a quattro milioni di euro, è stata percepita dall’ente di ricerca nell’ambito di un progetto cofinanziato con fondi dell’Unione europea e del ministero dell’Istruzione e della ricerca. L’obiettivo, come fanno sapere dalla Guardia di finanza etnea che si è occupata del sequestro preventivo, era realizzare una nuova struttura e acquistare macchinari all’avanguardia da impiegare nel campo della ricerca oncologica.
In realtà, secondo l’accusa, quella somma sarebbe stata in parte utilizzata per effettuare operazioni di speculazione finanziaria. Con trasferimenti su conti correnti di altre società riconducibili agli indagati che avrebbero tentato di ripianare alcuni debiti. Gli investigatori del settore antiriciclaggio delle fiamme gialle hanno accertato che effettivamente la fondazione Iom aveva costruito la struttura d’eccellenza per la ricerca scientifica in via Penninazzo a Viagrande, acquistando un sofisticato macchinario per i trattamenti radioterapici, destinato alla ricerca di nuovi protocolli nel settore oncologico. Una sorta di eccellenza unica in Sicilia.
Durante i lavori è stato costruito anche un edificio attiguo e collegato a quello finanziato con fondi comunitari – che è stato inaugurato a metà del 2015 – facente capo alla società Rem radioterapia, accreditata nell’elenco del servizio sanitario regionale, e riconducibile agli indagati. Quest’ultima società è una struttura privata che da molti anni si occupa di trattamenti dei tumori e medicina nucleare fornendo, come riportata sul loro sito «servizi e prestazioni in regime di convenzione e quando non è possibile a pagamento».
Secondo gli inquirenti la struttura della fondazione Iom sarebbe stata utilizzata per il potenziamento delle prestazioni della Rem. La stessa che, fanno sapere dalla finanza, «ha richiesto indebitamente il rimborso all’azienda sanitaria». In un periodo inferiore a sei mesi sarebbero stati erogati dal servizio sanitario regionale oltre 600mila euro per prestazioni eseguite con il macchinario acquistato con fondi pubblici e destinato alla ricerca scientifica. All’interno della struttura Iom, inoltre, vi sarebbero state impiegati anche professionisti dell’altra società riconducibile agli indagati.
La fondazione fa riferimento all’Istituto oncologico del Mediterraneo, nato nel 2003 come struttura specializzata accreditata con il servizio sanitario regionale con un dipartimento di terzo livello di alta specialità, uno dei pochi esistenti in Sicilia. Dal 2011 fa parte del gruppo Samed, rete ospedaliera privata ideata dalla collaborazione di due imprenditori catanesi operanti in provincia di Catania con l’obiettivo di «riunire in sé le caratteristiche migliori delle strutture pubbliche e di quelle private».
«I finanziamenti sono sempre stati versati esclusivamente su conti correnti intestati alla Fondazione». È la replica del centro, affidata a una nota dei due legali Fabio Lattanzi e Filippo Paterniti, rilanciata nel pomeriggio dall’Ansa. «Spiace – scrivono i due penalisti – constatare un riferimento a presunte speculazioni in un settore così delicato come quello della ricerca oncologica. La notizia è falsa – aggiungono – non essendo avvenuta alcuna speculazione, tanto che, sottolinea la stessa Procura, “il contributo è stato erogato per la creazione di un struttura di eccellenza, effettivamente realizzata, ed è stato inoltre acquistato un acceleratore lineare destinato alla ricerca e alla sperimentazione dei nuovi protocolli nel campo oncologico». «La Fondazione Iom – concludono i legali – ha utilizzato tutti i finanziamenti per la ricerca cui era destinato il progetto, che continua a produrre risultati di rilievo scientifico a livello internazionale». I due avvocati starebbero dialogando con la procura per chiarire ogni aspetto della vicenda.
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