Arrivano fondi per analizzare sottosuolo del Cassarà E dall’anno prossimo morire a Palermo costerà di più

Il capitolo di bilancio per effettuare i carotaggi del sottosuolo al Parco Cassarà era stato azzerato per problemi di cassa e per effettuarli l’amministrazione comunale ha dovuto fare ricorso ad un prelievo dal fondo di riserva 2018. Ad ammetterlo era stato lo stesso assessore all’Ambiente Sergio Marino durante il confronto promosso lunedì a Villa Forni dalla Quarta Circoscrizione. Marino, sotto le incalzanti domande dei consiglieri di quartiere e del presidente Silvio Moncada (presenti anche Fabrizio Ferrandelli dei Coraggiosi e Rosalia Lo Monaco del M5S), aveva promesso che la somma necessaria (161mila euro) sarebbe stata prelevata «alla prossima riunione di giunta». E così è stato.

Adesso potrà finalmente partire il bando per effettuare i prelievi di campione dal sottosuolo della zona verde, cioè la zona del Cassarà dichiarata fruibile dalla Procura e al momento frequentata soltanto dai lavoratori del Coime che curano il prato all’inglese e le piante, in futuro si spera anche da adulti e bambini. La zona verde (che si estende sul lato di corso Pisani e rappresenta circa il 55-60 per cento del parco) è l’unica che può essere riaperta in tempi relativamente brevi, mentre la zona rossa (lato Ernesto Basile) resterà inibita per chissà quanti anni ancora. 

Prima di riaprire al pubblico la zona verde, però, bisogna essere sicuri che non ci sia pericolo per la salute umana. Una volta indetta la gara ci vorranno tre mesi per il prelievo dei campioni, che saranno poi analizzati in laboratorio per verificare la presenza di sostanze inquinanti. Gli esiti saranno sottoposti al giudizio finale dei tecnici della Regione, con la speranza che il sottosuolo della zona verde non si riveli inquinato come quello della zona rossa perchè in quel caso i cittadini palermitani, dopo anni di vana attesa, potrebbero dire definitivamente addio all’intero polmone verde. Tra i prelievi dal fondo di riserva anche 300mila euro per la Ragioneria Generale su richiesta dell’assessore al Bilancio Antonino Gentile.

«Spingeremo adesso – scrive su Facebook il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, leader dei Coraggiosi – affinché entro i primi giorni di gennaio venga pubblicata la gara per l’affidamento dei lavori di analisi del sottosuolo. Solo a conclusione delle analisi, infatti, sapremo se il parco potrà essere consegnato alla città in tempi brevi o se, in caso di inquinamento del sottosuolo, necessiterà un’operazione imponente di bonifica. Di certo tutto il tempo perso negli anni passati e fino ad oggi non ha giovato. Oggi, però, si è scritta una pagina di buona politica in cui un’opposizione costruttiva e attenta, da un lato, e una parte dell’amministrazione seria, dall’altro, hanno compiuto un primo passo. Restiamo vigili ed attenti». 

Vive una fase interlocutoria il sogno della Mal, la Metropolitana Automatica Leggera. Un progetto mastodontico di cui si parla dal 2004 per collegare l’intera città per vie sotterranee dall’Oreto a Mondello con 21 chilometri di binari, 23 fermate e corse ogni minuto e mezzo. Un’opera avveniristica con un potenziale di 36 milioni di passeggeri l’anno ma dai costi astronomici: il solo tratto Stazione Centrale-Notarbartolo sfiorerebbe il miliardo di euro. E proprio la spesa proibitiva sarebbe alla base dello stop (definitivo?) al progetto.

Dopo l’ultima conferenza di servizi dell’aprile 2016 tra Ministero delle Infrastrutture, Ustif, Regione Siciliana, Ferrovie dello Stato e Comune, infatti, con una nota del 26 settembre 2016 il Mit ha comunicato di «non aver dato corso all’attività istruttoria finalizzata all’approvazione del progetto da parte del Cipe, per assenza di copertura finanziaria» della maxi opera. La Mal, dunque, al momento sembra arenarsi dinanzi ad un ostacolo insormontabile anche se alla conferenza di servizi tutti gli enti pubblici e privati coinvolti avevano espresso parere favorevole. Il progetto preliminare in effetti è stato approvato ma al momento il Comune non può fare altro che prendere atto «dell’indisponibilità di risorse».

Nel 2018 aumenteranno le tariffe dei servizi cimiteriali. Il 30 ottobre gli uffici avevano avanzato una prima proposta di ritocco dei prezzi ma l’assessorato al Bilancio l’aveva bocciata ritenendola «non coerente» con la famosa direttiva 166 del 13 novembre del sindaco Leoluca Orlando che disponeva che «le entrate tributarie ed extratributarie dovranno essere incrementate del 4,87 per cento nell 2018 (e del 3,43 per cento nel 2019 e dell’1,6 per cento nel 2020, ndr)». E così il dirigente del settore Ferdinando Aniafresco di nomina, esordisce firmando un adeguamento al tasso di inflazione programmato del 2017 (pari all’1,2 per cento) così come definito nel Def. In buona sostanza dall’anno prossimo morire a Palermo costerà un po’ di più.

La cremazione passa da 472,10 a 477,77 euro a salma e da 332,12 a 336,11 per i resti mortali. Il trasporto in città sale da 182,63 a 191,52 euro con autocarro e da 365,26 a 383,05 euro con auto. Il diritto fisso per arrivo o partenza della salma entro il territorio comunale aumenta da 120,28 a 126,14 euro, fuori il territorio comunale da 151,71 a 159,10 euro. Aumenti a tappeto in tutti i cimiteri (Rotoli, Santa Maria di Gesù e Cappuccini) anche per le tariffe di rimozione e ricollocazione di una lastra, inumazioni ed esumazioni, deposito salme e diritti chiesa, tumulazioni e sepolture nei pozzi, nei loculi e nelle cappelle, estumulazioni, impianti e contributi di luce perpetua. 

Gaspare Ingargiola

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