«Tutto legittimo». Così si esprime il Tar di Catania che, con una sentenza del 9 gennaio, dichiara inammissibile il ricorso presentato da alcuni cittadini di Viagrande sul presunto mancato rispetto della destinazione del terreno in cui sorge oggi l’isola ecologica di via Poio. I magistrati amministrativi erano stati chiamati a esprimersi dal Comitato per un’isola ecologica sostenibile che accusava la giunta guidata da Francesco Leonardi di aver effettuato un cambiamento di uso dell’area, originariamente destinata al verde sportivo, in modo non conforme alla normativa.
Ma non solo. Accanto all’esposto, i componenti sostenevano la pericolosità di alcuni rifiuti conferiti nel centro di raccolta sia da un punto di vista ambientale che, contemporaneamente, di salute pubblica. Ipotesi smentita dal primo cittadino che, intervistato da MeridioNews, negava fermamente la presenza «di rifiuti speciali, tossici, acidi o di amianto» e aggiungeva: «Non ci sarà mai neanche umido, rifiuti urbani, infiammabili né materiali indifferenziati». Proprio su questo punto il Tribunale amministrativo regionale fuga ogni dubbio sostenendo che le sostanze che secondo i ricorrenti costituiscono la nocività del sito «non sono altro che comuni oggetti presenti in tutte le abitazioni (solo per citarne alcuni: elettrodomestici di vario genere, lampadine, batterie, farmaci, insetticida, cartucce e toner, detersivi e detergenti)». Materiali che vengono conferiti al centro di raccolta «proprio al fine di garantire un adeguato smaltimento nel rispetto delle norme di tutela ambientale e della salute dell’uomo», si legge nella sentenza.
Per quanto riguarda l’oggetto del ricorso, la presunta violazione del vincolo ambientale, i magistrati specificano: «il profilo urbanistico la realizzazione del punto di raccolta è perfettamente coerente con la natura dell’aera (F3a), atteso che la zona F in generale comprende le parti di territorio per attrezzature, servizi e impianti di interesse generale». «Pur ritenendo legittime le perplessità mostrate dai ricorrenti – commenta in una nota l’assessore alle Politiche ambientali Carmelo Gatto – il Tar ha sentenziato ciò che in questi mesi abbiamo provato a spiegare, con forza, riguardo i punti obiettati». Secondo Gatto, il rallentamento causato dall’esposto ha impedito la riduzione della Tari per l’anno corrente. «Una scelta che dispiace. Anche se – continua l’assessore – dispiace ancor di più la campagna mediatica denigratoria che ha screditato il nome del nostro paese».
«Non ci ha sorpresi questa sentenza – spiegano i cittadini del comitato – stiamo analizzando il contenuto in modo approfondito ma certamente faremo ricorso». «Paradossalmente siamo convinti che, nonostante la bocciatura, il Tar ci dia ragione. Prima di tutto – continuano – perché dicono che si deve provvedere a un cambio di destinazione d’uso, cosa che spetta al Consiglio comunale e che ancora non è avvenuta». «Per quanto riguarda i requisiti tecnici – spiegano inoltre – il Tar specifica che non devono mancare opere di impermeabilizzazione, gestione delle acque, recinzione e barriere di contenimento. Lavori che – concludono – nel progetto preliminare sono trattate in maniera per nulla esaustiva».
Una stoccata arriva infine per quanto riguarda le spese legali sostenute dalla giunta per difendere il proprio operato. «Il Comune, a differenza di altri enti, si è fatto difendere non dall’avvocatura dello Stato in modo gratuito ma da uno dei migliori legali di Catania, al costo di 11.300 euro». «Non mi sembra il comportamento di un Comune che si sente a posto con le regole – concludono – è una sconfitta». La sovrintendenza, intanto, che aveva già dato il suo benestare per la costruzione dell’opera, ha chiesto al Comune di fornire una relazione alla luce dei fatti denunciati dal Comitato.
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