Via Pistone, fermato 25enne marocchino L’omicidio dopo una lite per un furto

Trovato il colpevole per l’omicidio di venerdì notte in via Pistone, nel quartiere San Berillo, in cui un giovane nordafricano è stato ucciso a sassate in testa. A commettere il delitto sarebbe stato Nabil Ljghel, migrante marocchino di 25 anni, senza fissa dimora e irregolare in Italia. Che ieri sera, fermato e interrogato dai carabinieri della compagnia di piazza Dante, avrebbe parzialmente confessato il delitto. Il movente, come già ipotizzato nelle ore successive al ritrovamento del cadavere, è da attribuirsi ad una lite per spartirsi il bottino ricavato dallo scippo di una borsa portato a termine immediatamente prima nella vicina piazza Teatro Massimo. «Subito dopo il furto tra i due c’è stata un’accesa discussione, degenerata in una colluttazione – spiega il capitano Francesco Falcone – in cui l’indagato ha avuto la meglio, sbattendo più volte al suolo la testa della vittima e colpendolo infine al volto con una pietra recuperata dal vicino basolato infranto, per poi darsi alla fuga». Ad originare lo scontro finito, poi in tragedia, anche il «probabile effetto di sostanze alcoliche».

Le indagini condotte subito dopo il delitto, grazie «agli accertamenti e ai dati raccolti durante il sopralluogo sul posto», hanno permesso agli agenti di «rintracciare l’indagato, che si trovava in una casa del centro», spiega Falcone. Il 25enne marocchino è stato così arrestato ieri sera dai carabinieri di piazza Dante e, su disposizione del procuratore Giovanni Salvi e del sostituto Angelo Busacca, è stato fermato per omicidio. Intanto, anche la vittima, ritrovata in fin di vita nell’ex quartiere a luci rosse di Catania senza documenti e col volto sfigurato dai colpi che gli hanno sfondato il cranio, sarebbe stata identificata. Si tratta di Saber Batnini, un tunisino di 29 anni, anch’egli «clandestino e senza fissa dimora», conferma il capitano. Entrambi, secondo i carabinieri di piazza Dante, viste le condizioni in cui si trovavano, erano «dediti a commettere piccoli furti e a vivere di espedienti». I due, non erano conosciuti neppure dal vicino Centro Astalli, associazione che offre assistenza ai migranti per aiutarli ad integrarsi.

Redazione

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