Cotonicoltura, arriva l’investitore svizzero ma l’assessore lo bidona…

Della reintroduzione della coltivazione del cotone  in Sicilia, una volta molto diffusa nell’Isola, si parla sin dai primi anni ’80 del secolo passato. La Regione ha speso un bel gruzzoletto di soldi per commissionare studi alle Università su questo settore dell’AgricolturaStudi che hanno evidenziato i vantaggi economici di questa ipotesi. Il cotone, infatti, difficilmente rimane invenduto. Questo significa: soldi e lavoro.

Fatta questa premessa, dalla teoria passiamo alla pratica. Che purtoppo, ancora una volta, ci restituisce un quadro di una ammministrazione regionale ‘distratta’ per usare un eufemismo, dinnanzi a  quelle che potrebbero essere  le potenzialità economiche e di sviluppo di questa nostra Isola. L’ennesima prova la fornisce un dinamico imprenditore siciliano, Giuseppe Pizzino.

Il quale, ieri, dopo avere preso regolare appuntamento e avere comunicato in anticipo l’oggetto della richiesta dell’incontro, si è recato nella sede dell’assessorato regionale alle Risorse Agricole di Palermo per incontrare Dario Cartabellotta (l’assessore, nella foto in alto) in compagnia di un investitore svizzero interessato al progetto.  Il potenziale investitore (che aveva già sottoscritto una formale manifestazione di interesse), aveva preso un areo di buon mattino per arrivare puntuale a Palermo.

Peccato che l’imprenditore svizzero prima è stato lasciato come un ‘tarallo’ tra i corridoi e alla fine non è stato neanche ricevuto. Esasperato e sdegnato se n’è tornato in aeroporto. E con lui  è volata via la possibilità concreta di un investimento che per una Sicilia senza soldi e senza lavoro non sarebbe stato male.  Di questa ennesima ‘malafiura’ siciliana ci racconta lo stesso Pizzino, in una lettera aperta amarissima:

“Sono Giuseppe Pizzino (nella foto sotto), imprenditore di Brolo, già creatore del marchio “Castello camicie” conosciuto in tutto il mondo per il “made in Sicily”, e da due anni impegnato nel Progetto Cottonet che mira alla reintroduzione della coltura del cotone, quindi la creazione di duemila posti di lavoro, attraverso una filiera cotoniera, in Sicilia. La storia che racconto è realmente successa,  ieri 29 gennaio 2013 a Palermo, presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione prima, dopo nella sala blu di Palazzo d’Orleans alle ore 15. E’ molto difficile scrivere l’accaduto senza intercalare per ogni riga la parola vergogna, schifo o peggio: ci proverò chiedendo scusa in anticipo per qualche termine sicuramente adeguato ai personaggi ma fuori dal galateo o dal linguaggio collegiale. Il titolo o l’oggetto non può che essere: istigazione a delinquere. 
Incomincio dall’ultima mezz’ora, raccontando l’incontro con l’Assessore Cartabellotta davanti Palazzo d’Orleans alle ore 15. Questo incontro è avvenuto a seguito di telefonata, alle ore 14, da parte dell’Assessore, che si era   allarmato per quanto successo alle ore 13,30 presso il suo assessorato (dove avremmo dovuto vederci, alle ore 12  e dove invece abbiamo trovato tale Dottor Bellante, qualificatosi quale capo di gabinetto).

L’incontro con l’assessore, come detto, avviene alle ore 15 di ieri davanti la sede del Governo. Cartabellotta prova a parlare in strada. Gli chiedo allora se fosse per caso impazzito nel pensare di discutere una questione di tale importanza, come quella dell’inserimento del termine “cotonicoltura” nell’ordinamento agrario regionale, quindi riprendere dopo decenni la coltivazione del cotone in Sicilia, in Piazza Indipendenza tra blindati dei carabinieri e poveri cristi, come me, che protestavano con un lenzuolo bianco molto rappresentativo della realtà che viviamo in cui c’era scritto: “Dio ci ha dato la vita e voi politici ce la state togliendo”.

La mia irritazione ha subito effetto e Cartabellotta chiede se la sala blu di Palazzo d’Orléans, fosse disponibile per discutere.  I custodi dicono che è disponibile e ci incamminiamo lungo il corridoio. Nel breve cammino il ‘politico di razza’ accenna a un tentativo di discolpa dicendo: “Ma per un piccolo disguido non è il caso di essere così arrabbiati…”; evito di ribattere e lo invito a fare strada svelto verso la sala blu. Arrivati lì, prima che potesse parlare lo invito a stare ad ascoltare, senza interrompere, al fine di evitare di peggiorare la situazione già di per sè molto grave e tesa.

Gli racconto, con il sangue agli occhi, come si era svolta la mia mattinata. Ovvero: sono partito, insieme con Sergio Corbino da Brolo, alle ore otto, diretti all’aeroporto Falcone e Borsellino, per l’arrivo di un imprenditore svizzero, anni 70, a capo di una multinazionale, che dà lavoro a circa diecimila lavoratori, partito all’alba dal suo paesino della Svizzera per prendere un aereo che da Malpensa l’avrebbe portato a Palermo, e di un ingegnere biellese, anni 65, che da Torino era arrivato poco prima di lui. Era la loro seconda volta in Sicilia, a ottobre avevamo incontrato a Catania i docenti e i ricercatori delle facoltà di agraria delle Università di Reggio Calabria e Catania, che avevano fatto parte del Progetto di Ricerca scientifica, per certificare la validità operativa del progetto.

A Gela invece avevamo incontrato un nutrito gruppo di agricoltori che si erano impegnati a coltivare già da questa primavera un primo lotto di quaranta ettari che nel corso dei prossimi anni sarebbero diventati diecimila. Questi due signori -pensate un poco- avevano mandato per iscritto, nostro tramite, sia al Presidente che all’Assessore una manifestazione di interesse per investire a Gela, pensate un po’, proprio a Gela, nel nostro progetto che si chiama Cottonet molti milioni di euro che sarebbero serviti per realizzare una filiera cotoniera che in cinque anni avrebbe dato lavoro, si lavoro a circa duemila persone: proprio a Gela, città del nostro Presidente, a cui pure era stata inviata per conoscenza la stessa 

documentazione, più volte, otto in tutto.

Felici ci rechiamo all’appuntamento fissato con l’assessore per le ore 12; durante il tragitto, mettendo le mani avanti, li preparo a un eventuale ritardo che sicuramente sarebbe accaduto. All’ingresso, ore 11,45, ci registriamo, lasciando i nostri documenti, dicendo che avevamo appuntamento con l’assessore, confermano e ci indicano il secondo piano, appena arrivati comunichiamo il fatto al signore alla porta che gestisce il traffico verso gli uffici di competenza. Alle 13,10 i nostri due partner si allontanano, fortunatamente, per una pausa caffè mentre io e Sergio Corbino veniamo invitati a entrare per essere ricevuti dall’assessore. Lasciamo detto all’usciere di fare entrare gli altri appena fossero ritornati. Entrati nel grande ufficio siamo ricevuti da Bellante che si scusa per l’assenza dell’Assessore, assente per altri impegni, e ci invita a spiegare quale è il nostro problema poiché era stato incaricato di risolvere per delega.

Chiedo, allibito, se avesse almeno visto le otto comunicazioni che precedevano la loro fissazione di un nostro appuntamento e se era al corrente della nostra tematica. Risposta: “Sono qui da solo venti giorni e sono all’oscuro di tutto”. Chiedo perché ci ha fatto attendere un’ora e mezza per dirci che l’assessore non ci avrebbe ricevuto e che lui era all’oscuro di tutto. Risposta: solo ora gli era stato detto del nostro incontro e chi aveva gestito l’incontro era irreperibile.

Gli spiego, molto velocemente avendo terrore dell’arrivo dei signori venuti apposta uno dalla Svizzera l’altro da Torino, e della pessima figura che ci attendeva, quale era il problema e scopro che ignorava la parola cotonicoltura, anche il significato. Perdo letteralmente la pazienza e lo mando a quel paese nel peggiore dei modi tanto che la condivisione dell’accaduto si è estesa a tutto il secondo piano: solo il pensiero delle mie figlie mi ha frenato dal prenderlo a calci nel deretano per tutto l’assessorato. Urlando come un ossesso esco e scendo verso l’uscita dove incontro gli investitori di prima, ai quali minimizzando l’accaduto spiego che l’assessore purtroppo era stato chiamato per un’urgenza e non avrebbe potuto ricevere.
Evito di riportare i freddi commenti dei miei, ormai ex, partner non certo accalorati come i miei esternati con tutta la foga possibile: gli ospiti, con signorilità savoiarda e schifo svizzero chiedono di congedarsi velocemente per riuscire almeno a prendere il primo volo disponibile per scappare via dalla Sicilia, rifiutando anche il mio passaggio per l’aeroporto: prendono un taxi alla rotonda e in pochi minuti erano spariti con i loro milioni che avrebbero rappresentato duemila posti di lavoro.

Duemila posti di lavoro nei prossimi cinque anni che volavano via verso la Costa d’Avorio o la Turchia. Alla mia rabbia si contrapponeva la loro fredda risolutezza nello scappar via quanto prima possibile da questo posto, schifati, solo schifati, nemmeno una parolaccia, nessuna recriminazione. Questo è la prima parte del mio racconto, fatta urlando in modo passionale e accalorato al Caltabellotta. Concludo dicendo al politico che era una figura di m… storica, epica, irreversibile, aggiungendo che lui era (…….)Ha provato a scusarsi quante più volte ha potuto, comprendendo quanto fosse stato una …( lui stesso lo ha ammesso) e chiedendo di fare qualsiasi cosa per riparare all’accaduto, sarebbe partito subito per la Svizzera per scusarsi e per provare a rimediare a quella che i due signori che erano venuti per investire in Sicilia hanno definito “ uno schifo”.

Non esiste alcuna chance che questo sia possibile, tanto erano sdegnati e ansiosi di andar via  dalla Sicilia. Nessun appello per una vicenda apertasi il 20 ottobre del 2012 con una lettera formale dove si manifestava l’intenzione di investire subito, entro marzo 2013, milioni di euro pro Sicilia e pro Siciliani. Fine. Concludo la mia giustificata performance dicendogli che il Professor Ballatore, di cui lo stesso era stato direttore dell’Istituto che porta il suo nome si stava rivoltando nella tomba e che dal cielo lo avrebbe maledetto per tutta la vita.
Ho voluto spiegare all’assessore il motivo per cui comunque ho voluto incontrarlo, potere strappare e buttargli in faccia nell’ordine la “Manifestazione d’interesse” il Progetto di ricerca scientifica che ha per titolo “Reintroduzione della coltura del cotone in Sicilia” eseguito da Cottonet in collaborazione con le facoltà di Agraria delle Università di Reggio Calabria e Catania, il cui costo per Cottonet relativo al primo anno di ricerca è stato di circa duecentomila euro e di circa euro cinquantamila il costo a carico della Regione Siciliana relativo al secondo anno di ricerca sperimentale. Totale duecentocinquantamila euro buttati via grazie a questi emeriti …., che hanno anche rischiato di mandarmi in galera per avermi istigato a delinquere. Abbiamo perso duemila posti di lavoro a Gela, bravi, complimenti a Cartabellotta e mi dispiace, bravo anche Crocetta.

Quando nel 1982 moriva assassinato dai criminali il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, una mano anonima scrisse in un muro di Palermo: “Qui muore la speranza dei siciliani onesti”. Non vogliamo mai credere che sia così, ma certi avvenimenti ci fanno pensare con grande tristezza a tanti momenti bui per la nostra Sicilia che tanto amiamo, e non vogliamo né svenduta né vedere depauperata dai nostri figli che se ne vanno perché non c’è lavoro.
Quei signori sotto Palazzo d’Orleans avevano ancora il lenzuolo bianco scritto con pennarelli blu e rossi che recitavano “ Dio ci ha dato la vita e i politici ce la vogliono togliere”: sembra che siano frasi enfatiche, esagerate, no amici che protestate sotto la sede del Governo, no, avete ragione sono dei criminali veramente, non solo istigano a delinquere me che lotto per fare una attività che darebbe lavoro a migliaia di siciliani, ma istigano anche voi al suicidio o a fare azioni non controllate perché a causa loro, per la loro inerzia, strafottenza, incapacità, arroganza, ignoranza si perde il lavoro che ci potrebbe essere, che c’è.
Dio benedica, e soprattutto aiuti con la protezione della Madonna dell’Odigitria, la Sicilia ed i siciliani!

p.s. consultare sito www.cottonet.it per verificare cosa hanno significato due anni di lavoro di ricerca.

Seguirà:
denuncia penale da parte del sottoscritto presso la procura di Palermo per istigazione a delinquere.
Citazione civile richiesta danni materiali e di Immagine da parte dei soggetti interessati.
Denuncia presso la Corte dei Conti per danni erariali subiti dalla Regione Siciliana.
Lettera aperta a tutti i mezzi di informazione.
Denuncia dell’accaduto a : Presidenza Assemblea Regionale Siciliana, Presidenza del Governo della Regione Siciliana, Gruppi Parlamentari presso l’ARS, Presidenza Provincia di Caltanissetta, Sindaco Comune di Gela, Organizzazioni Sindacali e Organizzazioni Imprenditoriali”.

Cartabellotta: “Il ritorno del cotone in Sicilia non è un fatto privato”

Redazione

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