GRAZIE ANCHE AL’ARTICOLO DEL NOSTRO IGNAZIO COPPOLA E’ NATO UN GRUPPO DI FACEBOOK CON L’OBIETTIVO DI ELIMINARE DALLA TOPONOMASTICA IL NOME DI QUESTO INDEGNO GENERALE. L’OCCASIONE PER RIDISCUTERE LA PRESENZA DI TUTTI I MONUMENTI DEDICATI AI ‘BANDITI’ CHE HANNO INFANGATO LA NOSTRA ISOLA NEL RISORGIMENTO E NEL POST RISORGIMENTO, DA GARIBALDI A CRISPI, PER CITARNE SOLO DUE
di Fonso Genchi
Nei giorni scorsi abbiamo letto con attenzione l’appello che lo stimato giornalista ed esperto di storia risorgimentale, Ignazio Coppola, ha lanciato sulle pagine on-line di Link Sicilia; un appello al Sindaco, al Consiglio Comunale e alla Commissione Toponomastica del Comune di Palermo affinché provvedano a cambiare nome a quella via di Palermo che oggi è dedicata a Enrico Cialdini, generale dell’esercito piemontese che si distinse ai tempi dell’unificazione italiana – dopo essere stato nominato, il 15 luglio del 1861, luogotenente del Re per l’ex Regno delle Due Sicilie – per la sua ferocia e crudeltà spesso gratuite (a tal proposito vogliamo ricordare, al di là di quanto già menzionato nell’appello, le cifre che lo stesso Cialdini diede nel suo rapporto ufficiale sulla guerra contro il cosiddetto “brigantaggio” nei primi mesi e solo per il Napoletano: 8.968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10.604 feriti; 7.112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2.905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13.629 deportati; 1.428 comuni posti in stato d’assedio – fonte: Vittorio Messori “La sfida della fede “, ed. Paoline, Milano 1993, p. 441.).
Condividiamo pienamente l’appello di Coppola. Ci sono personaggi storici controversi – degli eroi per alcuni, dei poco di buono per altri – ma personaggi come Cialdini mettono – se non “ieri”, almeno oggi – tutti d’accordo; gli eccidi di Casalduni e Pontelandolfo (agosto 1861), mai studiati sui banchi di scuola, adesso iniziano ad essere conosciuti da larghi strati di popolazione e i giudizi su chi diede gli “ordini” sono unanimi al punto che quanto viene richiesto nell’appello è già stato fatto in altri comuni italiani; persino a Venezia, dove, lo scorso 17 dicembre 2013, il consiglio comunale ha approvato una delibera con la quale si cambia il nome al piazzale Cialdini di Mestre (http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2014/01/04/news/mestre-cambia-il-nome-di-piazzale-cialdini-1.8405968).
Allora, perché non sostenere l’appello di Coppola? Farlo diventare l’appello di tanti palermitani? E cercare di fare lo stesso nelle altre città di Sicilia in cui esiste una via Cialdini, cioè, per quanto ci è dato sapere, a: Aliminusa, Caccamo, Comiso, Furnari, Grammichele, Misilmeri, Nizza di Sicilia, Rosolini, Villafrati e Vittoria.
E’ così che alcuni utenti siciliani di facebook, scrivente compreso, hanno creato il gruppo “Via dalle città siciliane le vie Cialdini!” (https://www.facebook.com/groups/528741483906911/); un gruppo che vuole essere solo un utile mezzo per aggregare le persone per poi passare, però, al “reale” e ai fatti concreti, ovvero: costituire dei comitati nelle città dove sono presenti tali vie e, attraverso essi, scrivere ai Sindaci e ai Consigli Comunali per chiederne il cambio di nome.
Sia ben chiaro: sappiamo benissimo che in questo periodo di cosiddetta “crisi”, questa non è – e, giustamente, non deve essere – una priorità. Ma sappiamo altrettanto bene che ciò che non costa praticamente nulla alle amministrazioni comunali, non pregiudica altri tipi di interventi più concreti in favore dei cittadini, specie i più bisognosi. E, certamente, cambiare il nome a una via ha dei costi irrisori per una amministrazione comunale.
Per quanto riguarda, poi, Palermo, tali costi sarebbero davvero vicini allo zero, giacché la via Cialdini è una cortissima strada, con una sola insegna e senza uscita, nei pressi – forse non a caso… – di corso dei Mille (forse troppo piccola e periferica per dedicarla, come ci si auspica nell’appello, a Sandro Pertini). Dunque, per l’amministrazione comunale, è solo questione di attivarsi, una questione di efficienza, per dare un segnale importante, perché non conoscere i personaggi a cui sono dedicate le nostre vie è sintomo di profonda ignoranza e dimenticare la nostra storia non ci consente di capire il presente e di progettare un futuro migliore.
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