RESCISSO IL CONTRATTO CON LA “LAMPEDUSA ACCOGLIENZA”. MA DAVVERO SONO LORO I RESPONSABILI DI QUANTO ACCADE? COME MAI LA STAMPA NON PUO’ ACCEDERVI FACILMENTE? COME MAI LAURA BOLDRINI SI INDIGNA SOLO ORA? NON SA CHE GLI IMMIGRATI DORMONO ALL’ADDIACCIO REGOLARMENTE VISTO CHE IL CENTRO NON E’ MAI STATO RICOSTRUITO?
di Mauro Seminara
Questa è la storia del Dottor Jekyll e di Mr Hyde. Più che una storia, forse, una consuetudine nel paese che ha perso la memoria. Entriamo nel merito del sillogismo ponendo le dovute premesse. Nel 2007 a Lampedusa cambia l’ente gestore della struttura deputata alla prima accoglienza dei migranti e nel biennio 2007-2008 il centro di accoglienza dell’isola diventa il “modello Lampedusa” che il Governo italiano vanta e sfoggia con chiunque e anche oltre i confini nazionali.
All’epoca dei fatti, la cooperativa che si accaparra l’appalto per la gestione del centro era la “Lampedusa Accoglienza”. Nel dicembre del 2013, appena qualche giorno fa, l’ormai famoso video delle polemiche mostra trattamenti ben poco ortodossi all’interno dello stesso centro e il processo morale ha inizio con tanto di ghigliottina già bella e pronta. Perché qualche testa dovrà cadere! La cooperativa che nel 2013 gestisce il centro di accoglienza di Contrada Imbriacola però è sempre la stessa. Ecco quindi il Dottor Jekyll, la Lampedusa Accoglienza, e anche Mister Hyde, che è sempre la stessa Lampedusa Accoglienza. La sostanziale differenza, quella che caratterizza i diversi periodi, è l’apertura che il Viminale aveva concesso ai centri di accoglienza per migranti. Il cosiddetto “Modello Lampedusa”, di cui tanti si riempirono la bocca qualche anno addietro, era infatti stato certificato dalla stampa che al tempo ebbe finalmente accesso a quelli che fino a poco tempo prima erano dei lager inespugnabili e a prova di teleobiettivo.
Erano gli stessi Cono Galipò (amministratore delegato) e Federico Miragliotta (direttore) a dire “prego, accomodatevi – e anche – cosa volete vedere in particolare?” ai giornalisti. Verrebbe quindi da domandarsi: come possono essersi abbrutiti fino a questo punto? Cosa è cambiato in questi anni? Semplicemente è venuta meno la trasparenza e con questa è anche venuta a mancare l’attenzione istituzionale nei confronti delle condizioni in cui i migranti vengono accolti o detenuti. Nessuno controlla e nessuno denuncia, nessuno si indigna e anche alla Prefettura interessa poco fornire quanto necessario per far fronte alle emergenze gestionali del centro di accoglienza. Niente più parco giochi per i più piccoli né alloggi discreti e confortevoli per i nuclei familiari al Cspa di Lampedusa, né luoghi in uso alle attività didattiche – fatta eccezione per una piccola tensostruttura installata da qualche giorno fuori dal centro e adibita a aula scolastica per migranti, direttamente donata dal Ministero della Pubblica Istruzione – e soprattutto nessun locale idoneo alla somministrazione del farmaco anti acariasi o da adibire al periodo di isolamento in cui chi affetto da scabbia è opportuno che resti fino al debellamento della affezione.
Oggi la stampa non ha alcun modo per accedere ai centri di accoglienza. Le richieste di accredito inviate al fax della Prefettura di Agrigento sono inutile spreco di carta, e così per qualunque altro centro, sia esso un Cie o un Cara. Così come si è verificato giorni addietro, quando chi scrive è stato lasciato al cancello del Cspa di Lampedusa, malgrado la richiesta di accredito fosse stata formulata dal Comune di Lampedusa e Linosa e avallata dai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp).
La spiegazione offerta dalla Prefettura al Sindaco, Giusi Nicolini, che ha immediatamente e telefonicamente preteso le dovute spiegazioni, è stata un laconico: “Mi dispiace, ma è un giornalista”. Ergo, all’opinione pubblica non è dato sapere cosa avviene all’interno di quei campi di concentramento.
Oggi cadono delle teste. Saranno quelle dei dirigenti, ma forse anche quelle di tutto il personale impiegato, perché l’attento Ministro degli Interni – lo stesso che non sapeva nulla del blitz “anti moglie di un dissidente politico” sequestrata e rimpatriata dalla “Polizia di Stato” – ha annunciato la rescissione del contratto di appalto alla rea cooperativa. E domani? Un “ente di assoluto prestigio internazionale” – così definito da Angelino Alfano – come la Croce Rossa Internazionale, come e dove farà i trattamenti anti acariasi? Come farà a rispettare l’altrui umana dignità in una struttura che dal 2011 attende il rifacimento di due padiglioni e nella quale, a fronte di 250 posti, vengono regolarmente stipate anche mille persone se è il caso?
Ancora un dubbio: se i colpevoli dipendenti della ‘Lampedusa Accoglienza’ perderanno tutti il posto di lavoro, essendo questi in massima parte lampedusani, quanto costerà gestire il centro con personale interamente selezionato altrove? A meno che la storia non si chiuda con un cambio di casacca degli stessi dipendenti e un annullamento del ribasso fornito in gara dal vincitore dell’appalto. In tutto questo marasma di ruoli, di colpe e di ignoranza – non ammessa per linea di principio dalla legge italiana, figurarsi se a ignorare è il ministero competente – stupisce la istituzionale indignazione del Presidente della Camera dei Deputati.
Laura Boldrini, come se avesse ormai del tutto rimosso la lunga esperienza maturata in qualità di portavoce per l’Italia della prestigiosissima UNHCR, asserisce che “le immagini che giungono da Lampedusa rappresentano qualcosa di inaccettabile che colpisce l’onore del nostro Paese”.
Innegabile. Unico neo in questo solenne monito è l’assenza di parole spese per quanti, di volta in volta, sono costretti a dormire all’aperto – in pieno inverno – perché il centro è saturo e i trasferimenti lentissimi. Non un accenno alle condizioni degli altri centri italiani che avrà sicuramente visitato, quali ad esempio i sovraffollati Centri di Identificazione ed Espulsione in cui l’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni pretese che i migranti potessero essere trattenuti fino a 18 mesi.
Infine la goliardica sollecitazione alla stampa (di Palazzo) in occasione dei consueti auguri di Natale: “Vi auguro di sentire ancora forte la responsabilità che avete. L’informazione può avere un grande impatto che non si ferma ai confini nazionali, come è successo con il caso di Lampedusa. Continuate a fare un giornalismo libero anche se per chi sta dall’altra parte può essere scomodo”.
Un discorso toccante, quello della ex giornalista del Tg3, ex portavoce dell’Unhcr e ora Presidente della Camera. Magari è stato anche scritto a quattro mani con il suo capo ufficio stampa, quella stessa giornalista che, aggressiva e agguerrita, cercava sempre e in ogni modo di espugnare il centro di accoglienza di Lampedusa per raccontare cosa accadeva al suo interno. Adesso invece si parla di “ispettori” da reclutare e assegnare alla vigilanza dei centri di accoglienza. Altro denaro, altri stipendi e trasferte ecc. Ma non c’erano già le organizzazioni umanitarie nei centri? E non basta far sì che l’opinione pubblica possa stabilire come i migranti vengono trattati, lasciando che i giornalisti accedano, documentino e diffondano? Se qualche testa deve cadere, forse questa va cercata altrove. Là dove risulta prematuramente scomparsa la capacità di assumersi le proprie responsabilità.
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