«Una bravissima persona, gran lavoratore e onesto. Un gran signore. Andandosene, il signor Randazzo ha fatto piangere tutta via Pacini». Dai negozi di strumenti musicali al calzolaio, dalle mercerie alla torrefazione, dai ristoranti alla moda alla libreria, non uno dei commercianti di via Pacini e via Santa Filomena risparmia dichiarazioni di stima per Enrico Salvatore Randazzo, il proprietario dell’omonima sartoria aperta nel 1926, venuto a mancare improvvisamente lo scorso giovedì.
«Apprendere della sua morte è stata una doccia fredda. Randazzo era un’istituzione, la bottega è qui da sempre», racconta il titolare di un negozio di strumenti musicali. «Lui rappresenta la storia di via Santa Filomena. Sono certo – aggiunge un signore che possiede un negozio di accessori per calzature – che in cielo dov’è ora farà sorridere tutti, come faceva ogni giorno qui. Era un mito».
«Lo conoscevo bene, da una vita, eravamo compagni d’avventura», commenta con un sorriso amaro Tino, amico di lunga data di Randazzo: «È sempre stato solare, allegro. Amava alla follia la sua Catania e via Etnea – prosegue l’uomo – andavamo spesso a passeggiare lì nel tempo libero. E col tempo il suo negozio era diventato un punto di ritrovo per molti di noi. Sapesse quante foto, coi passanti, con turisti da tutto il mondo. E poi – ricorda – faceva tanta beneficenza, con discrezione e senza mai sbandierarlo, come i veri signori. Aveva tanti amici – conclude – al funerale la chiesa era stracolma di gente».
Anche i commercianti più giovani e i gestori dei locali aperti negli ultimi anni, pur non conoscendolo da tempo, conservano all’unanimità un ricordo affettuoso del sarto che da oltre quarant’anni confezionava abiti su misura in una bottega alla fine della via: «Ci salutavamo sempre all’inizio e alla fine di ogni giornata – ricorda Angelica dalla libreria Vicolo Stretto -. Era molto galante, vecchio stile. Era l’ultimo artigiano di via Santa Filomena. Mi faceva sorridere – va avanti la donna – quando, apostrofandomi come “signorina“, si correggeva subito dopo, ricordandosi che sono sposata: “Ah no… Signora!”».
Quello che emerge dalle parole dei vicini di bottega, ma anche dei residenti e dei clienti più affezionati, è il ritratto di un gentiluomo d’altri tempi, di una personalità socievole, gentile e solare, di un uomo fortemente legato al proprio lavoro e ai propri valori: «Questa strada sarà un po’ più triste e silenziosa senza di lui», commenta un residente mentre osserva la vetrina della bottega, chiusa per lutto. «Era una di quelle persone che attaccava bottone senza mai essere invadente, parlare e scherzare con lui veniva naturale – interviene un vicino -. E appena prima di entrare in chiesa per il funerale, il feretro è stato portato qui, davanti a questa bottega e lungo queste vie – continua – che erano un po’ le sue vie, i luoghi in cui ha trascorso una vita, sempre lavorando e sempre sorridendo».
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