Ustica e le promesse al mare dei volontari di Legambiente «Sono gesti semplici che servono a tutelare la biodiversità»

«Ci pensa il mare a perdonare i nostri inverni». Una citazione poetica, davanti la bella sede dell’Area Marina Protetta, accoglie come ogni estate i visitatori di Ustica nel piccolo centro abitato dell’isola. Ed è qui che per il terzo anno consecutivo tornano i volontari di Legambiente: oltre 100 persone, provenienti da tutta Italia, che sono impegnate da metà giugno a fine settembre a supportare il personale tecnico e amministrativo della prima area marina protetta di Italia (oggi sono 31). Giovani e anziani – come Marco, che da pensionato ha scelto quest’anno di venire qui insieme alla moglie – sono ospitati nella foresteria isolana. E fanno vita comunitaria, scegliendo di mettersi in gioco. Col supporto del Comune. 

«Il nostro compito qui – racconta Cesare Agostini, responsabile dei campi di volontariato a Ustica – non consiste semplicemente nella pulizia delle spiagge o altre aree ad elevato pregio ambientale. Obiettivo principale è la sensibilizzazione, nei confronti dei cittadini, turisti e fruitori dell’Area Marina Protetta riguardo l’impatto dei rifiuti sull’ambiente, la promozione di pratiche quotidiane sostenibili attraverso azioni di animazione sociale nonché attraverso quel complesso di attività collegati a una ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini e che oggi viene definita “citizen science”». I primi a entrare in azione sono stati i ragazzi e le ragazze, dai 15 ai 17 anni, che oltre a raccogliere i rifiuti li hanno pure censiti. I rifiuti sono stati catalogati per categoria di materiale, seguendo il protocollo sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia europea dell’Ambiente al fine di garantire l’uniformità e la comparabilità dei dati ovunque venga effettuato in Europa un campionamento di rifiuti spiaggiati. E, come era facile prevedere, la tipologia di rifiuto più diffuso è costituito dalla plastica. Con punte del 95 per cento a Pria Longa, in piena zona A (dove dovrebbe vigere cioè la tutela massima). 

«Per questa ragione e per dare seguito al nostro impegno di sensibilizzazione ambientale – spiega ancora Agostini – è possibile fare la propria “promessa al mare”: quattro semplici gesti che ognuno di noi può fare e che possono davvero fare la differenza. Non gettare nulla nell’ambiente e in mare, raccogli qualcosa dalla spiaggia e dal mare, usa meno plastica usa e getta, ricicla meglio e di più. Ci piace ricordare infine lo spirito con il quale Legambiente si propone nelle sue campagne e nelle sue attività di volontariato anche qui a Ustica e che è riassumibile nel motto “se le formiche si mettono insieme possono spostare un elefante” o “se le persone si mettono insieme possono cambiare il mondo”». Per chi arriva nella splendida isola palermitana, poi, non innamorarsene diventa impossibile. «Ustica è come una bella donna che si fa desiderare – dice ancora Cesare, che è napoletano ma si dice “invaghito” in generale del Sud – l’unica solitaria della Sicilia tra le isole minori, non circondate cioè da un arcipelago». 

E quello di Legambiente non è l’unico progetto che coinvolge, all’insegna della partecipazione attiva, anche gli stessi abitanti dell’isola. Facendoli diventare, come li definisce la biologa marina Annalisa Patania, delle sentinelle del mare. Il progetto Sea Sentinels – Divers United for the Environment (DUE project)  si avvale di un metodo di ricerca scientifica diffuso a partire dagli anni ’90, che si chiama proprio citizen science (la scienza dei cittadini) e ha come vantaggi la raccolta di un’elevata quantità di dati in tempi piuttosto brevi, con costi ridotti per gli istituti di ricerca, favorendo, inoltre, l’educazione ambientale dei partecipanti al progetto per un turismo più consapevole e sostenibile.

«Cercando dunque di ammortizzare i costi e gli impatti sulla natura si riesce a fare monitoraggio, sensibilizzazione e attività di ecologia a partire dai subacquei, che sono poi coloro che più vivono Ustica» racconta la giovane Annalisa, che dall’anno scorso ha scelto di tornare a vivere nell’isola palermitana – dopo anni in giro per il mondo a studiare e a perfezionarsi – in qualità di guida ambientale escursionistica all’interno dell’Area Marina Protetta. «Ai nove diving accreditati che sono qui presenti fornisco da quest’anno una scheda di rilevamento, da compilare a ogni immersione, dove si indica la presenza e abbondanza delle specie marine incontrate. Le schede vengono poi da me elaborate e inviate all’Università di Bologna. I risultati ottenuti ci consentiranno poi di verificare l’attuale stato di salute del Mar Mediterraneo».

Andrea Turco

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