Giunti alla stretta decisiva, gli US Open stanno in qualche modo risarcendo dalla noia delle prime giornate. Anche ieri una sorpresa clamorosa ha segnato il terzultimo dei quarti di finale: quella del detentore del titolo, recente vincitore di Wimbledon e nostro personale favorito, Andy Murray. Lo scozzese, che era arrivato in finale negli ultimi 4 slam a cui si era degnato di partecipare, ha prodotto una partita da dimenticare, aiutato dallo svizzero numero 2 – che sarà davanti a Federer se arrivierà in finale – Stanislaw Wawrinka, uno che da noi avrebbe i petali di rosa al suo passaggio e oltre confine si è rassegnato ad un ruolo da comprimario. Il buon Stan ha sempre mostrato un rovescio molto migliore del suo osannato connazionale, anche se il paragone con il Re si chiude qui, troppo netta la superiorità del compagno di Davis in tutti gli altri aspetti del gioco. Ma oggi è il suo giorno, come non lo era stato per un niente a Melbourne contro Djokovic, solo sei mesi fa. In palla col dritto, con un ottimo servizio, forse la mente sgombra per l’eliminazione di Federer, Wawrinka ha letteralmente distrutto uno scozzese forse poco preparato mentalmente ad un avversario così in palla. Perché se è vero che la prestazione di Stan è da incorniciare, è ancora più vero che Murray non può essere lo scialbo giocatore visto ieri sera. Non una sola palla break – da quello che forse è il miglior ribattitore del circuito – mai una variazione tattica, mai un’idea. Anche se da più parti si è detto che l’avvento di Lendl al suo angolo è stato decisivo lasciateci dire che al massimo gli avrà dato un aiuto dal punto di vista della convinzione, perché tecnicamente e tatticamente ogni tanto si ha l’impressione che il vecchio Ivan non abbia granché da insegnare allo scozzese. Tornando al match di ieri rimane poco da dire, tanto netta è sembrata la superiorità dello svizzero, capace di mettere a segno 45 vincenti e di non rischiare mai sul proprio servizio.
Per lui adesso la prima semifinale Slam, proprio contro quel Djokovic con cui ha un conto aperto da almeno 8 mesi – e che per questo però non prenderà alla leggera il match – e che ha maltrattato nel quarto set il povero Youzhny. Alla fine questo torneo sta regalando due semifinali che per quanto abbiamo un grande favorito sono di grande fascino e che non è escluso possano riservarci delle grandi emozioni.
Oggi però tutti con il fiato sospeso perché è il giorno di Flavia Pennetta. La brindisina, dopo un torneo da incorniciare è attesa dalla numero 2 del mondo Viktoria Azarenka, che ovviamente parte da strafavorita. Però la bielorussa ha mostrato più di qualche incertezza in tutto il torneo e questo può dare qualche pizzico di fiducia all’italiana. Certo, serve una mano dall’avversaria, ma se ritrova il servizio – smarrito nella gara con la Vinci – può provare a fare partita pari. Comunque vada dobbiamo senz’altro esserle grati, per quanto la Schiavone e la Errani ci abbiano già fatto provare il gusto di una finale slam, dobbiamo ammettere che la Pennetta è un’altra cosa.
L’altra semifinale – quella “nobile” – la giocheranno invece la strafavorita del torneo Serena Williams e una delle poche che ha il gioco per batterla, la cinese Na Li. Anche qui dipende molto da come si alzeranno le due. Può essere un massacro – anche se non certo come quello contro la Suarez Navarro – o una partita da ricordare. Speriamo bene.
Us Open quarti di finale (s.m.): Wawrinka b. Murray 64 63 62; Djokovic b. Youzhny 63 62 36 60
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