Obbligo di green pass, lezioni in modalità mista al 40 per cento ma nessun controllo di corrispondenza tra i posti prenotati e quelli occupabili. Se non quello che potrà esercitare il docente. Sono ore decisive per l’Ateneo guidato dal rettore Francesco Priolo. Dopo la decisione di riservare l’ingresso ai locali Unict solo a chi è in possesso della certificazione verde anti-Covid, gli organi accademici sono impegnati a decidere le modalità di gestione della pandemia per il nuovo anno che comincerà il 4 ottobre.
Sul tavolo c’è la gestione della didattica: da una parte gli studenti che preferirebbero un mix tra presenza e online almeno per i primi sei mesi dell’anno accademico; dall’altra i vertici che, rifacendosi alle indicazioni del ministero dell’Istruzione, a luglio hanno manifestato la volontà di svolgere le lezioni prioritariamente in presenza. Un primo tentativo di appianare le divergenze è stato fatto. «In Senato abbiamo appena approvato lo svolgimento delle lezioni in modalità mista per il mese di ottobre con prenotazione del posto in aula sul portale studenti – spiega a MeridioNews il direttore amministrativo di Unict Giovanni La Via – Per novembre è ancora tutto in discussione perché domani (oggi per chi legge, ndr) riuniremo il Consiglio di amministrazione». Tutto ancora in divenire, anche se tra i corridoi si vocifera che la direzione sia già stata presa in favore della modalità mista anche per il mese successivo.
«Noi l’avevamo chiesto almeno per i primi sei mesi – incalza al nostro giornale Francesca Alessandro dei Giovani democratici, componente della Consulta in quota Arcadia – ma, per il momento, ci hanno accordato solo ottobre». Per Alessandro, la direzione intrapresa dai vertici Unict «è solo un contentino», sarebbe stata preferibile «una modalità mista fino a metà anno – sostiene – per permettere agli studenti fuori sede di organizzarsi in tempo per l’affitto della casa». Invece «oggi ci ritroviamo con una modalità in presenza fino al 40 per cento dei posti disponibili – commenta la studentessa – che, peraltro, vogliono aumentare fino all’80 dimostrando, ancora una volta, che l’Ateneo non prende in considerazione le istanze degli studenti». Stessa posizione di Alleanza universitaria. «Anche noi eravamo favorevoli alla modalità mista per i primi sei mesi – sostiene il presidente Francesco Ferlito, esponente di Fratelli di Italia – Confidiamo che l’Università, considerando l’evolversi della situazione pandemica, possa prorogare questa modalità anche per il futuro».
lntanto, il nuovo anno accademico partirà con maggiori controlli, almeno all’ingresso. In ogni dipartimento l’accesso verrà garantito solo a chi è munito della certificazione verde. «Quando per curiosità ho chiesto – racconta a MeridioNews una studentessa munita di green pass – mi hanno risposto che chi non è in possesso del green pass “si ni po tunnari a casa” (se ne può tornare a casa, ndr)». A destare qualche perplessità sono, però, le modalità di verifica del distanziamento e corrispondenza tra prenotati e presenti. «L’anno scorso il sistema ha funzionato benissimo – assicura La Via – senza difficoltà: i posti occupabili sono segnalati e, in ogni caso, a presidiare gli ingressi in aula ci sarà il docente». Un consiglio inaspettato arriva da Ferlito: «Organizzare un piano di monitoraggio degli ingressi nei vari plessi dell’ateneo», suggerisce discostandosi dalla battaglia del suo partito contro il green pass.
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