Niente interviste, per il momento, e la scelta di affidare la sua replica a un video appena pubblicato su Facebook in cui parla di «vergognosi attacchi strumentali di cui sono stato vittima tra ieri e oggi». È questa la strategia di Dino Giarrusso per rispondere alle polemiche nate in seguito alla sua inclusione nello staff – in qualità di segretario particolare – del sottosegretario all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Si occuperà, dice l’esponente del Movimento 5 stelle, di vagliare le denunce sulle irregolarità nei concorsi universitari. Una selezione che non è piaciuta a molti e che è stata ampiamente criticata sui giornali: Giarrusso è noto soprattutto per essere stato inviato della trasmissione televisiva Le iene, occupandosi – tra le altre cose – dello scandalo sulle presunte molestie sessuali attribuite al regista Fausto Brizzi. «Chi arriva da fuori e legge, in questi giorni, i siti internet dei principali quotidiani avrà pensato che sono chissà quale boss mafioso», prosegue la ex Iena, aggiungendo che «non è la Repubblica del Gabibbo» e invitando gli utenti collegati su Facebook a «Diffondere la verità».
La questione è molto semplice: da luglio, Giarrusso collabora con il sottosegretario Fioramonti. Ieri, però, sempre tramite i social network, il numero due del Miur ha dichiarato pubblicamente che la ex Iena avrà il compito di costituire un primo nucleo di controllo sui concorsi universitari. Visto che, spiega Fioramonti, sono arrivate a lui direttamente decine di segnalazioni di casi di presunte baronie o bandi cuciti ad hoc su alcuni studenti. Su questo dovrebbe lavorare Giarrusso, che prima di lasciare Le Iene aveva iniziato anche a seguire la storia di Giambattista Scirè, il ricercatore dell’università di Catania dalle cui denunce è scaturito un processo – adesso in corso – a carico della commissione che ha assegnato a un’architetta un contratto da storica. «Nessuno si vuole sostituire alla magistratura – continua il video – Dobbiamo ammettere che accanto al sistema delle eccellenze universitarie ce n’è anche un altro, distorto, di concorsi pubblici ritagliati su misura per quello studente».
Nelle ultime 24 ore, Giarrusso avrebbe ricevuto una trentina di segnalazioni. Arrivate a lui perché «spesso chi subisce questi soprusi ha paura di andare in procura per non essere allontanato dal consesso accademico». Così lui, in virtù dell’esperienza maturata nello show di Mediaset («Un programma che ha fatto cose ottime per questo Paese»), dovrebbe avere il compito di verificare le segnalazioni e girarle a chi di competenza. Cioè, ancora una volta, i magistrati. «È assurdo che gli attacchi non siano al sistema, ma alla persona che si dovrebbe occupare di raccogliere le storie e inviarle ad altri organi». Facendo, quindi, una valutazione preliminare su fatti che potrebbero costituire reati da perseguire. «Quelle vicende causano un impoverimento di questo Paese, che non è trasparente e meritocratico».
Ed è proprio nei suoi confronti, però, che viene contestata l’assenza di meritocrazia: il suo periodo da docente a contratto all’università di Catania, l’esperienza nel cinema e nella televisione gli sono costate critiche feroci. Anche perché dalla mancata elezione alla Camera dei deputati – cui si era candidato, uscendo sconfitto dal collegio Roma Gianicolense – è passato da un incarico all’altro nelle schiere dei pentastellati: prima all’ufficio comunicazione dei grillini alla Regione Lazio, adesso al Miur. In mezzo, una candidatura per il consiglio di amministrazione della Rai. «Quando ho detto che non ho avuto il paracadute intendevo che non lo avevo per il Parlamento: non ero candidato al proporzionale, oltre che all’uninominale». E a chi lo accusa di essere in cerca di poltrona replica: «Avrei potuto tornare a Le iene, o andare altrove. Sono rimasto perché credo nel progetto del Movimento 5 Stelle, nonostante sia una scelta economicamente svantaggiosa».
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