UniMe, studenti realizzano vaso che capisce le piante «Così chiunque potrà avere il proprio basilico fresco»

Un vaso tecnologico ed intelligente che, mediante l’utilizzo di sensori, capisce le esigenze della pianta e pensa a soddisfarle in completa autonomia, comunicandone in tempo reale lo stato di salute direttamente sullo smartphone. SelfPot è il progetto realizzato da quattro studenti dell’Università di Messina e che è valso agli aspiranti ingegneri un premio agli ST Open Days di Catania, un’iniziativa che ha lo scopo di offrire un’esperienza di progettazione e programmazione di sistemi embedded nel contesto dell’Internet of Things a studenti iscritti a Ingegneria elettronica e informatica. A partecipare sono stati studenti degli atenei di Messina, Palermo, Catania, Reggio Calabria e Cosenza.

Il vaso che fa da Self è lo slogan scelto dal 23enne Giancarlo De Luca, dai 21enni Luca Fodale, Roberto Laganà, Marco Manfrè e dal ventenne Giorgio Nocera, guidati dal professore Dario Bruneo, docente di Calcolatori elettronici nel corso di laurea in Ingegneria elettronica e informatica. «Il progetto è stato ideato e sviluppato in poco meno di un mese – spiegano -. L’idea ci è venuta guardando le diverse piante morte che abbiamo trovato in facoltà e a casa». Osservando quello che stava loro intorno hanno così cominciato a sviluppare un progetto. «Volevamo scoprire la causa della morte delle piante in modo da migliorare la qualità della vita di altri vegetali simili. Selfpot nasce dall’idea di semplificare la coltivazione delle piante, e dare così la possibilità anche a chi non ha il pollice verde o chi trascorre pochissimo tempo a casa di avere il proprio basilico fresco o una bella pianta da mettere in casa». 

L’utente interagisce con il vaso tramite l’apposita app per smartphone; li può gestire i vari profili della piante ed ottenere i valori ideali in base alla pianta che ha scelto di coltivare. «Selfpot – continuano i giovani ideatori – grazie all’utilizzo di sensori evoluti, è in grado di gestire la pianta in autonomia. L’utente deve occuparsi solo di riempire il serbatoio con l’acqua». Il progetto è infatti corredato da un’applicazione che fornisce i dati sullo smartphone che comunicano gli aggiornamenti sulla vita della pianta. Un modo per migliorare anche la qualità della vita delle persone. «Attraverso varie statistiche condotte da alcune università – spiegano gli studenti – abbiamo visto come le piante migliorino la qualità della vita indifferentemente dal tipo di ambiente in cui ci si trovi. Avere una pianta al lavoro, nel proprio ufficio, rende più produttivi e creativi».

L’evento ST Open Days invitava a presentare e realizzare un progetto che vedesse come componente principale il microcontrollore STM32, un circuito integrato realizzato dalla STMicroelectronics, (l’azienda promotrice degli ST Open days). Tra le curiosità del progetto c’è il fatto che gli studenti abbiano realizzato tutto. «Abbiamo disegnato il modello del vaso, lo abbiamo stampato e assemblato. Abbiamo sviluppato il firmware per la scheda e il software dell’applicazione per smartphone. Abbiamo montato tutti i pezzi e abbiamo persino realizzato il logo del prodotto che abbiamo chiamato SelfPot». Un affiatamento che non è sfuggito ali organizzatori che hanno premiato il gruppo di UniMe come team più efficace per la sinergia, la collaborazione e lo spirito di gruppo mostrati nel corso del workshop. 

Simona Arena

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