Fra meno di venti giorni, il 21 febbraio, si terrà il primo turno delle elezioni per scegliere il nuovo rettore dell’università di Catania. Un momento importante per la comunità accademica etnea che dovrà eleggere la propria guida per i prossimi sei anni. Quattro i candidati: Vittorio Calabrese, Enrico Iachello, Giacomo Pignataro e Giuseppe Vecchio. Fino a questo momento si sono sfidati a distanza a colpi di interviste, lettere aperte, mail e post su Facebook, presto si confronteranno in cinque incontri pubblici per presentare i loro programmi.
A votarli saranno tutti i docenti dell’università, i rappresentanti degli studenti eletti negli organi superiori e il personale tecnico amministrativo il cui voto però incide per il 10 per cento rispetto al numero dei docenti aventi diritto. Nel 2009, quando venne eletto Antonino Recca, avevano diritto di voto 1681 professori, 165 studenti e 1637 dipendenti dell’università. Bastarono poco più di mille voti per raggiungere il quorum e diventare rettore dell’università di Catania.
Un numero di preferenze piuttosto ridotto se messo in relazione all’importanza della carica. L’università è la seconda amministrazione pubblica della città, conta più di cinquantamila studenti e più di tremila dipendenti tra docenti e personale amministrativo a cui fanno riferimento altrettante famiglie. Le sue politiche possono influenzare fortemente l’economia della città, pensiamo alla ricerca, alla capacità di creare innovazione e sviluppo, oppure alle attività culturali che possono arricchire il panorama cittadino. Senza contare l’indotto generato dalla presenza in città di tantissimi studenti che dall’università ricevono istruzione e formazione, risorse fondamentali per lo sviluppo del territorio.
La scelta del rettore, quindi, non riguarda solo la comunità accademica, ma più in generale tutto il territorio in cui agisce. Queste elezioni dovrebbero interessare non solo i catanesi ma anche i ragusani e i siracusani che, con il nuovo rettore, si dovranno confrontare in materia di decentramenti, per la sopravvivenza e il rilancio delle facoltà di Lingue e Architettura.
Nonostante sia evidente l’importanza che l’università riveste per il territorio e i suoi abitanti, bastano comunque poco più di mille voti per diventare rettore. Una manciata di preferenze che fa sorgere due interrogativi: in quanti sono coscienti di questa importanza e si interessano a queste elezioni? E se i cittadini potessero votare chi preferirebbero avere come rettore?
Non potendo dare una risposta a queste domande abbiamo pensato di proporre una votazione parallela – e precedente a quella ufficiale – sul web. Vogliamo dare la possibilità a tutti di esprimersi su queste elezioni attraverso un sondaggio, riuscendo così a rispondere ad alcune delle domande che ci siamo posti. Chi voterebbero gli studenti? E gli alumni? E i normali cittadini? No, non si sta proponendo di cambiare il regolamento elettorale d’ateneo, si sta facendo una riflessione sull’interesse della società civile per il futuro dell’università.
Chiaramente il sondaggio non può avere nessun valore ufficiale e statistico, sarà indicativo, lo ripetiamo, dell’interesse verso l’università e nei confronti dei singoli candidati. Un modo per capire quanto il palazzo e il territorio sono vicini – o lontani – e per scoprire chi è il più amato dai cittadini.
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