Sono circa quaranta «studiosi stranieri in possesso di qualificata e comprovata professionalità», alcuni di loro lavorano per l’Università di Catania anche da vent’anni. Ma pur svolgendo un incarico professionale del tutto simile a quello dei docenti titolari della disciplina, per decisione dell’Ateneo i lettori di madrelingua verranno assunti solo con un contratto annuale. Diventeranno di fatto dei lavoratori precari, come disciplinato dall’articolo 26 della legge 240/2010, la cosiddetta riforma Gelmini.
La decisione di applicare la norma è stata presa dalla gestione del rettore Antonino Recca solo pochi mesi fa, e sancisce di fatto una decurtazione in busta paga di parecchie centinaia di euro: il trattamento economico previsto sarà «corrispondente a quello del ricercatore confermato a tempo definito, in misura proporzionata all’impegno orario effettivamente assolto». Su una base di circa 1600 euro i lettori percepiranno anche fino al 50 per cento in meno. Molti ricorsi sono stati avviati nelle scorse settimane dai lavoratori dell’Università di Catania e degli altri atenei che hanno preso provvedimenti simili (Bergamo, Cassino, Lecce, Palermo, Siena). E ieri è arrivata in Senato anche una interrogazione a Maria Chiara Carrozza, titolare del ministero dell’istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur).
A proporla la senatrice Ornella Bertorotta, catanese del Movimento 5 stelle, che in una nota a riguardo afferma: «L’articolo della riforma Gelmini che riguarda i lettori madrelingua è in palese contrasto con il diritto dell’Unione europea». «Non vi è alcuna certezza, per questa categoria di lavoratori, né di veder ripristinato lo stipendio attualmente decurtato, né tantomeno di poter recuperare le somme arretrate», spiega Bertorotta. La senatrice pentastellata al ministro Carrozza chiede di conoscere «i motivi di una applicazione restrittiva della norma solo in un numero limitato di Università, causando un evidente disparità di trattamento», e contestualmente «quali misure intende adottare per sanare la situazione?».
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