«Rettorato occupato». Era dai tempi dell’Onda anti-ministra dell’Istruzione Gelmini che un movimento studentesco non si sentiva così legittimato a entrare a Palazzo centrale con l’intento di restarci mentre l’ateneo è sotto i riflettori della nazione intera. Soltanto che ai tempi della riforma Gelmini erano migliaia, oggi sono decine. Lo scandalo contro il quale protestano è finito su tutti i quotidiani italiani: l’inchiesta Università bandita della procura di Catania parla di presunti concorsi truccati, favoritismi e baronie. E arriva a definire i docenti coinvolti, inclusi l’ex rettore Giacomo Pignataro e il rettore Francesco Basile, «un’associazione a delinquere».
Stamattina un gruppo di giovani di Coordinamento universitario, Mua, Fgc e Link è arrivato al silenziosissimo Rettorato di piazza Università, ha srotolato uno striscione e ha dichiarato occupato l’edificio. Appena mezz’ora dopo, arrivano gli uomini della Digos a controllare la situazione. «Crediamo che quanto svelato dalla magistratura con l’inchiesta Università bandita sia tanto vergognoso quanto non una sorpresa – dice un’attivista al megafono – Conferma tutto quello che noi abbiamo sempre pensato, che l’università sia un luogo di baroni che non premia il merito, chiuso per gli studenti e per le studentesse».
L’invito principale è rivolto al direttore generale dell’ateneo Candeloro Bellantoni: che oggi pomeriggio, all’assemblea convocata dai ragazzi e dalle ragazze, si faccia vedere. «Perché non si devono spiegazioni soltanto alla procura e alla questura, ma anche a tutti noi che frequentiamo l’ateneo». L’appuntamento è fissato per le 17.
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