Unict dice addio al numero chiuso Test di accesso solo in alcuni corsi

L’università di Catania dal prossimo anno accademico abolirà il numero chiuso esteso a tutti i suoi corsi di laurea. L’ateneo, infatti, è l’unica struttura in tutta Italia ad aver imposto l’accesso programmato alla totalità dei dipartimenti. La proposta, presentata ieri dal rettore Giacomo Pignataro e dalla delegata alla didattica Bianca Lombardo, è stata esposta ai direttori dei dipartimenti partendo dai dati statistici relativi alle richieste di aspiranti matricole in rapporto ai posti messi in palio. Se per alcune aree – come Economia, Scienze della formazione e Lingue – una forma di sbarramento è resa necessaria dal rapporto squilibrato tra domanda e offerta, per altre si è rivelata totalmente inutile. Caso emblematico è Giurisprudenza (ma anche Agraria o Scienze politiche) dove a essere ammessi sono stati anche studenti che hanno totalizzato punteggi pari o prossimi allo zero nei test di ingresso.

Frutto di una decisione ereditata dal precedente rettore Antonino Recca, il numero chiuso totale in salsa etnea è stato da più parti criticato come un mezzo utilizzato per fare cassa – per ogni prova d’accesso si doveva pagare una tassa di 40 euro – o un ostacolo al diritto allo studio. Secondo una stima effettuata da Giuseppe Campisi, coordinatore dell’Unione degli universitari catanese, «a causa dei test, in cinque anni abbiamo perso 15mila studenti». Di recente sul tema si è pronunciato anche il Tar del Lazio: uno studente non ammesso a Psicologia ha presentato ricorso ottenendo non solo la sua iscrizione al corso di laurea, ma addirittura l’apertura totale della graduatoria. 

Secondo il rappresentante dell’Udu, il percorso intrapreso da ieri «è un cambiamento di rotta che onestamente non ci aspettavamo. Si tratta di un passo importante, una decisione che apprezziamo». Il referente spiega come l’obiettivo dell’associazione studentesca sia eliminare totalmente il numero chiuso, «crediamo che il diritto allo studio debba essere garantito a tutti. Ma sappiamo che il ridimensionamento economico e di personale docente imposto dal ministero ha obbligato le università a mettere dei paletti». Per questa ragione, alla luce del nuovo orientamento di Unict, «chiediamo l’aiuto del rettore e della comunità accademica di Catania per cambiare la legge Gelmini che ha provocato queste decisioni». 

Fatta eccezione per i test d’accesso di livello nazionale di area medica (Medicina, Veterinaria, Professioni sanitarie) e Architettura, prima della pubblicazione del Manifesto degli studi (l’elenco che contiene l’offerta formativa di Unict) i direttori dei dipartimenti dovranno comunicare per quali corsi di laurea non sarà necessario svolgere i test. Entro il 20 marzo, i docenti raccoglieranno i pareri delle rispettive strutture, ma si può già avere una stima di quali saranno le aree che resteranno ad accesso programmato. Sicuramente quelle vicine a Medicina come Scienze biologiche, Farmacia, Scienze motorie. E poi quelle che storicamente hanno avuto più richieste a fronte delle quali il numero di docenti – in un rapporto strettamente stabilito per legge – non è sufficiente. Dovrebbero, dunque, restare a numero chiuso Economia aziendale, Psicologia e e Lingue. Per tutti gli altri corsi dal prossimo anno accademico le aspiranti matricole avranno il via libera. Sulla base della revisione del settore, verranno programmate delle prove con lo scopo di verificare le cosiddette conoscenze di base. Una sorta di esame che servirà a stabilire quali matricole avranno bisogno di seguire i corsi di potenziamento utili al superamento del primo anno, sperando così di abbassare il numero di allievi ripetenti e fuoricorso. 

Carmen Valisano

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