Riesplode la guerra tra sindacati e Unicredit in Sicilia. Una guerra scoppiata nel 2007, quando il gruppo di Piazza Cordusio ha incorporato il Banco di Sicilia, al costo di lacrime e sangue per i dipendenti. Una guerra, che nonostante proteste e sit-in, alla fine vinta dal gruppo bancario allora guidato da Alessandro Profumo, che ha imposte le sue condizioni ai dipendenti in tema di esuberi ed esodi incentivati. Dopo mesi di silenzio dal fronte, oggi si riaccende la miccia. Pare, infatti, che “alti dirigenti cessati dal servizio, in rispetto del piano di risanamento e di rilancio dellAzienda, sono stati richiamati per svolgere le stesse funzioni di prima però in qualità di Consulenti Esterni alla Banca.
Lo denunciano in una nota al vetriolo la Fabi, la Fisac e la Uilca:
“Carmelo Raffa e Giuseppe Angelini della FABI, Francesco Re ed Elia Randazzo della FISAC/CGIL e Gino Sammarco della UILCA/UIL denunciano i comportamenti incoerenti del Gruppo Bancario Unicredit. I sindacalisti, in una nota, constatano che nella nostra Regione alti Dirigenti cessati dal servizio, in rispetto del piano di risanamento e di rilancio dellAzienda, sono stati richiamati per svolgere le stesse funzioni di prima però in qualità di Consulenti Esterni alla Banca. Se a ciò si aggiungono voci ricorrenti che fanno intravedere che anche vertici apicali di Unicredit Sicilia hanno ottenuto lo stesso trattamento, aggiungono i sindacalisti, la misura è colma.
I lavoratori siciliani dal 2007, data in cui Unicredit è entrata in possesso di Capitalia e del Banco di Sicilia, sono stati chiamati a forti e pesanti sacrifici occupazionali ed economici. Centinaia e centinaia di dipendenti hanno lasciato il proprio posto di lavoro anticipatamente e tanti altri si apprestano a fare altrettanto senza aver conseguito il massimo di contributi previdenziali e non possono assistere ad atti discriminatori e contraddittori perpetrati da Unicredit in dispregio agli accordi tempo per tempo stipulati con le Organizzazioni Sindacali.
I sindacalisti, concludendo, preannunciano nei prossimi giorni forme eclatanti di protesta
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