Unicredit licenzia in Sicilia e assume in Romania

I BANCHIERI ITALIANI NON FINISCONO MAI DI STUPIRE. QUESTA NOTIZIA CI COLPISCE MOLTO, DOPO LE POLEMICHE SUL POSSIBILE SMANTELLAMENTO DELLE SEDI COMMERCIALI SICILIANE E DOPO LE FERIE FORZATE INFLITTE AL PERSONALE. DA QUI UNA DOMANDA, TUTTA SICILIANA: NON E’ CHE CON IL RISPARMIO RACCOLTO NELL’ISOLA QUESTO GRUPPO BANCARIO ANDRA’ A SOSTENERE LO SVILUPPO DELLA ROMANIA?

I banchieri italiani non finiscono mai di stupire. Sono di questi giorni le polemiche che, gistamente, la Fabi siciliana ha sollevato sulla gestione di questo gruppo bancario, tra ferie forzate imposte ai dipedenti e progetto di smentallemanto delle otto sedi commerciali dell’Isola. Leggendo un comunicato nazionale apprendiamo altre ‘novità’: come l’intenzione di andare a fare ‘banca’ in Romania…
“Abbiamo appreso che quanto temevamo in merito allo smantellamento in atto in UBIS si sta concretizzando – leggiamo in questo comunicato diffuso da Dicredito, Fabi, Fiba Cisl, Sinfub, Ugl credito e Uilca – non solo per il tramite di operazioni di esternalizzazione, ma anche con nuove operazioni di delocalizzazione delle attività. Le preoccupazioni nascono da alcune anticipazioni fornite a gruppi di Responsabili e di Lavoratori, in merito al noto programma ‘Young for future’ che vedrà a regime l’assunzione di circa 700 colleghi all’estero, la maggior parte dei quali presso la Filiale UBIS di IASI in ROMANIA”.
“Sono risorse tutte neo-laureate (IASI è sede di una Università di Informatica piuttosto buona) – prosegue la nota sindacale – che verranno inserite in azienda in sostituzione sia di risorse che gestiscono gli applicativi (c.d. “run”) sia di risorse ‘specialistiche’. Avevamo più volte espresso a Unicredit la necessità di procedere ad assunzioni di giovani in sostituzione dell’esercito di consulenti esterni, utilizzando allo scopo anche il Fondo per la nuova occupazione del settore del Credito, ma avevamo in mente i giovani disoccupati italiani, che sono anch’essi preparati ma non riescono a trovare un lavoro”.

“UniCredit ora fa assunzioni, ma perché in Romania e non in Italia? – si chiedono i sindacalisti -. Perché lì i lavoratori costano molto meno e godono di minori tutele sociali ed occupazionali. Quindi a UniCredit non sta tanto a cuore creare posti di lavoro, quanto piuttosto perseguire l’incremento dei profitti da distribuire ai suoi azionisti e ai suoi Top Manager (a proposito, ma quanti di loro hanno contribuito, con il 4% dei loro lauti stipendi, al Fondo per l’occupazione? L’abbiamo chiesto a UniCredit, ma non abbiamo ottenuto risposta…)”.
“In sostanza UniCredit – recita il comunicato – sta mettendo in piedi una specie di dumping sociale, una pratica molto poco ‘etica’… e la Carta dei Valori dove è finita? Ricapitolando: più di 700 posti di lavoro persi in Italia, con previsione di sviluppo futuro solo all’estero. Partendo da questo dato non possiamo non porci alcune domande:

• Per dare lavoro a 700 Rumeni, verranno ancora delocalizzate attività dall’Italia alla Romania?

• In Ubis Italia allora arriverà ‘altro lavoro’ o l’intenzione aziendale è quella di liberarsi di personale italiano (esternalizzazioni-esodi-uscite a vario titolo…)?

• In Ubis Italia continueranno a lavorare gli oltre 2000 consulenti?

• Come far il Paese a riprendersi se la politica delle grandi aziende è volta solo in questa direzione, solo alla massimizzazione dei profitti?

• “Penso a quanti sono disoccupati, spesso a causa di una mentalità egoista che cerca il profitto ad ogni costo”,  twittava recentemente Papa Francesco.

Chepensasse anche ai lavoratori (e ai mancati assunti…) italiani del Gruppo UniCredit?

La miopia dei nostri Top Manager non porterà nulla di buono ai lavoratori di Unicredit e tanto meno all’Italia. Alimenterà ulteriormente il senso di insofferenza nei confronti delle Banche e dei banchieri (ne sa qualcosa il D.G. dell’ABI che nell’ultima puntata de “La Gabbia” su LA7, ha potuto verificare di persona di quale fama godono, trasversalmente tra tutta la popolazione: dalla casalinga, passando per l’economista e finendo con gli stessi bancari).

Cosa ci racconteranno questa volta per giustificare un atto ingiustificabile? Nel frattempo i giovani disoccupati italiani ringraziano…”.

Ubis è una società del gruppo Unicredit. Il comunicato che abbiamo riportato, ovviamente, è nazionale. Ma qualche considerazione in Sicilia possiamo farla anche noi.
Questi signori di Unicredit son o il prodotto finiti – tutt’altro che bello, visto dalla parte della Sicilia – di quella grande azione di banditismo bancario che è stata l’ ‘uccisione, per mano della Banca d’Italia, di Banco di Sicilia e Sicilcassa.
Questi signori di Unicredit hanno ereditato, dopo varie vicissitudini, il Banco di Sicilia che ormai non è più di Sicilia. Tant’è vero che nemmeno la sede sociale di quello che fu il Banco di Sicilia è oggi in Sicilia. Unicredit ha portato la sede fuori. Mossa che ha fatto perdere alla Regione siciliana 300 milioni di imposte che il banco di Sicilia con sede in Sicilia pagava alla nostra Regione.
Di siciliano, ormai, il Banco di Sicilia versione Unicredit ha solo la raccolta, cioè il risparmio che rastrella nella nostra Isola. Non sappiamo come finirà con lo smantellamento della ‘Region’, cioè delle otto sedi commerciali di questo gruppo bancario presenti in Sicilia. Notizia che la Fabi siciliana dà per vera e che Unicredit nega.
Noi, per nostra formazione, siamo più portati a credere alla Fabi che non a i vertici di Unicredit. Ora, dall’alta Italia apprendiamo che Unicredit potrebbe licenziare in Sicilia e assumere in Romania.
Detto questo, pensiamo che ai siciliani farà molto ‘piacere’ sapere che il risparmio rastrellato in Sicilia servirà a rilanciare l’economia rumena…

Redazione

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