Una taglia da un milione di dollari per chi aiuta a catturare Mahmood Riaz, genio della finanza internazionale ‘truffalda’

COME NEL VECCHIO WEST, I TRUFFATI CHE HANNO PERSO I LORO SOLDI (ALCUNI ANCHE IN SICILIA) PER ACCHIAPPARE I FINANZIERE PAKISTANO CHE VIVE A DUBAI. E MENTRE LO INSEGUONO LUI PUNTA SUGLI STATI UNITI:  ALTRO GIRO, ALTRA TRUFFA…

di Enzo Leone

E’ concepibile che per avere giustizia in Italia si debba ricorrere al sistema della taglia come nel vecchio West? In una nazione civile la giustizia dovrebbe seguire un suo corso e non aspettare che i cittadini siano costretti a mettere una taglia da un milione di dollari sulla testa di un truffatore internazionale!

E’ questa, infatti, la somma che sarà consegnata a chi metterà le Autorità giudiziarie italiane nelle condizioni di arrestare il pakistano Mahmood Riaz, artefice di un crac da 36 milioni di dollari e del conseguente fallimento della GForex S.p.A di Milano.

Dopo aver rovinato, poche settimane fa, centinaia di risparmiatori anche in Australia, con un bottino di 5 milioni di dollari, all’insaputa dell’ASIC (organismo australiano di sorveglianza dei mercati finanziari preso in giro da Riaz), nottetempo è fuggito dall’Australia rifugiandosi a Dubai, dove insiste il suo quartier generale.

Ricostruiamo brevemente la vicenda GForex.

Con la consulenza di alcuni promotori finanziari, 400 risparmiatori sparsi in tutta Italia (buona parte anche in Sicilia) avevano investito, con bassi profili di rischio, somme diverse con la GFOREX S.p.A. di Milano, che si avvaleva di una piattaforma telematica e dei servizi di trading forniti dalla società GTL con sede a Dubai e amministrata da Riaz. A fine 2010 il broker GTL ha impedito a GFOREX di accedere alla suddetta piattaforma, bloccando di fatto tutte le operazioni di trading . Circa 36 milioni di dollari sono rimasti così nelle casse della GTL.

Sul latitante pachistano RIAZ pende da circa un anno un ordine di cattura emesso dal GIP del Tribunale di Milano, dott. Luigi Vranelli, in esito all’operazione SENDER BOX, coordinata dai pm milanesi Roberto Pellicano ed Elisa Moretti, a cui Riaz è sfuggito facendo leva sulle sue mille identità (si favoleggia di una decina di passaporti di diverse nazionalità più e meno compiacenti) e dopo aver firmato un riconoscimento di debito per venti milioni di dollari in favore di GFOREX.

Per il “crac GForex” la Procura della Repubblica di Milano ha indagato l’ex-amministratore della società, CLAUDIO DI FONZO, nonché ALESSANDRO SPINARDI (patron della GFOREX), MAHMOOD RIAZ (il faccendiere pakistano) ed altri soggetti coinvolti a vario titolo nella bancarotta della GFOREX.

In altri Stati sarebbe già stato emesso un mandato di cattura internazionale, sarebbero stati congelati i beni di tutte le società coinvolte nella truffa, sarebbero state effettuate capillari ricerche per individuare dove sono finiti i soldi di 400 risparmiatori.

Di fronte alle difficoltà dei magistrati inquirenti di andare fino in fondo con le indagini, anche per indisponibilità di uomini, mezzi e risorse finanziarie necessarie per agire all’estero, e di fronte all’immobilismo del curatore fallimentare, Zanetti, che non ha neppure verificato la disponibilità economica di un conto svizzero cifrato riconducibile a Di Fonzo, sul quale sarebbero transitati – a quanto si dice – circa 5-6 milioni di euro, un gruppo di risparmiatori truffati non ha potuto far altro che mettere una taglia di un milione di dollari per la cattura di Riaz ed il recupero del malloppo. Nulla è stato fatto dalla curatela fallimentare per il recupero del prestito di venti milioni di dollari sottoscritto da Riaz con GForex a Milano.

Ma i risparmiatori non si sono fermati lì. Hanno già presentato una serie di esposti e denunce nei confronti degli ex amministratori della GFOREX e dello stesso RIAZ.

Contestualmente, l’avvocato Michele Barbera, che rappresenta più di trenta risparmiatori siciliani truffati, ha avviato una serie di investigazioni commerciali a livello internazionale, che hanno permesso di ricostruire la vicenda sin dai primi contatti tra Spinardi, Riaz e Di Fonzo sino alla creazione della GFOREX s.p.a. al cui board sedevano tutti e tre, alla ramificazione svizzera che aveva in HSBC l’istituto bancario privilegiato di riferimento che manovrava e drenava i conti, al fallito tentativo di creare una “scatola” in Lussemburgo con la EQUIS sarl.

Senza stare a dilungarci troppo sulla miriade di documenti derivante dall’attività investigativa dell’avvocato Michele Barbera, pubblicata in parte sul suo blog “Tempo Libero” è emerso che:

1) Riaz, dopo le truffe “GFOREX”, “CAPRICORN”, ha liquidato in fretta e furia la GTL TRADEUP australiana, mimetizzandola con la costola neozelandese che ha rinominato “QFOREX”;

2) la “QFOREX” assieme alle due società di nome “ELYSIAN” stanno preparando un’altra mega-truffa ai danni di ignari risparmiatori con base in Inghilterra e Nuova Zelanda, e da lì spiccare il “grande salto” verso gli Stati Uniti;

3) i componenti della banda di Riaz sono sempre liberi di truffare migliaia di risparmiatori occidentali ed ancora oggi nessuno li ha fermati e buttati in galera per come meritano;

4) la base di Riaz è sempre a Dubai dove gli organismi internazionali dovrebbero attivarsi e smascherare il “protettorato” di cui gode con la confisca di tutti i beni suoi e dei suoi prestanome.

Riaz, che non sazia mai il suo appetito finanziario ed è sempre in cerca di nuovi mercati per le sue truffe, da tempo guarda con interesse agli Stati Uniti ed al mercato canadese come territori appetibili per le sue truffe.

Il 26/01/2010 il famigerato Riaz ha ottenuto presso l’United States Patent and Trademark Office con l’U.S.S.N. 77227217 e con il U.S.R.N. 3741508 la registrazione del marchio “GTL TRADING” per la sua società con sede a Dubai, mediante il corrispondente di Miami Mrs. Susan Marsillo della Feldman Gale P.A..

In buona sostanza il marchio GTL – collegato ad una truffa planetaria – oltre a potere essere usato liberamente, ha ottenuto il riconoscimento e la tutela nel territorio degli States, degli Stati Uniti d’America! Uno stato che Riaz, elogiando il partito pachistano PTI, ha mostrato di avere inviso (il PTI è un partito nazionalista pachistano che, fra l’altro, propugna il diritto del Pakistan di avere armi nucleari e rifiuta gli aiuti esteri, in particolare degli Stati Uniti).

Ma non è finita qui. In parallelo, con il Canadian Trademark No.1355402 Riaz, grazie alla MBM Intellectual Property di Ottawa, Riaz ha ottenuto la registrazione del marchio “GTL TRADING” pure in Canada.

La registrazione in Canada è avvenuta il 20/10/2010.

Sono questi i primi passi di Riaz in attesa di poter colonizzare, come un virus, una società-ospite e fare partire l’ennesima truffa ai danni di Canada e Stati Uniti?

Lo schema utilizzato da Riaz è stato, sino ad oggi, lo stesso. Individuata la preda, Riaz colonizza, come un virus alieno un organismo-ospite, vale a dire una società che si occupa di investimenti finanziari, che, possibilmente, abbia già un parco-buoi (clienti) fidelizzato. Poi Riaz comincia ad inoculare il proprio veleno facendo prospettare guadagni ed opportunità, accaparrandosi la gestione, fino a quando svuota le tasche dei clienti malcapitati, trasferendo il bottino in zone sicure (quello della ex- GTL TRADEUP è a Dubai, come la buona parte del malloppo).

Questi fatti dimostrano ancora una volta che gli attacchi truffaldini di Riaz hanno come obiettivo privilegiato le economie occidentali e questo dato dovrebbe fare riflettere le autorità politiche ed economiche di questi Stati.

Sarebbe, dunque, opportuno:

a) Bloccare ogni iniziativa economica di Riaz e dei suoi accoliti e complici e prestanome (ampiamente conosciuti e conoscibili) finalizzata al rastrellamento di ingenti risorse finanziarie (con le truffe GFOREX, CAPRICORN, GTLTRADEUP, Riaz si è messo in tasca quasi sessanta milioni di dollari);

b) Sottoporre Riaz al carcere e confiscare tutto il suo patrimonio;

c) Smascherare chi protegge Riaz (ormai conosciuto come truffatore in tutto il mondo) a Dubai, anche mediante l’adozione di pesanti iniziative contro il governo di Dubai e contro tutti quelli che lo proteggono.

I paesi occidentali non possono credere alla pubblicità di Dubai come paradiso del lusso e del benessere. Dubai non è la meta ambita di investimenti. Dubai è il rifugio di un losco truffatore che si chiama Riaz. Le Autorità giudiziarie degli Emirati non possono fare finta di niente. Debbono arrestare Riaz e restituire i soldi da lui rubati.

A margine una preoccupante riflessione. Riaz dalla sua residenza a Dubai (Villa-1004, 251 Murdif, UptownVillas Po Box 103831, Dubai) riesce a manovrare persone e soldi come se fossero burattini e noccioline. Ma che fine fanno questi soldi?

Il dato numerico parla di una liquidità stimata di oltre cento milioni di dollari. Il dato oggettivo e storico parla che Riaz ha da tempo attenzionato i mercati occidentali come vittime delle sue azioni truffa (tranne qualche cinese incappato nella GTLTRADEUP).

Ora se si unisce questo dato al tweet che ha postato rivolgendosi ad un gruppo politico pakistano, dove proclama: “Take a STAND against the enemies who are conspiring to destroy Pakistan!” (Prendere posizione contro i nemici che cospirano per distruggere il Pakistan!) ne viene fuori una terribile conclusione. Ricordate che il P.T.I., il partito a cui Riaz si riferiva nel tweet è un partito “rivoluzionario”, che intende mantenere l’arsenale nucleare in Pakistan, non vuole aiuti da stati stranieri (in particolare gli U.S.A.), ed ha un programma nazionalista. Il “terrorismo” non si fa solo con le bombe, ma anche con le crisi economiche, rubando e sottraendo risorse e sconvolgendo gli equilibri finanziari delle nazioni. E’ necessario rompere la sua rete di malfattori e complici. Non si tratta di una semplice truffa. Se i nostri timori sono fondati qui c’è ben altro che una frode finanziaria.

Foto di prima pagina tratta da economia.panorama.it

 

 

 

 

Redazione

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