Una squadra anticorruzione composta da personale ad hoc. Da qualche tempo alla Mobile di Palermo c’è un pool composto da personale specializzato diretto dal vicequestore aggiunto Silvia Como. A darne notizia, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione Black List, che ha fatto luce su un giro di mazzette e ha portato all’arresto di tre funzionari pubblici, è stato il dirigente della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti. «L’abbiamo istituita da due mesi, con gente specializzata e selezionata». Un gruppo con personale abituato a usare i metodi investigativi impiegati nella lotta a Cosa nostra per ricostruire, però, gli episodi di corruzione.
Anche perché tipici del racket sono i metodi usati. «Eravamo abituati a sequestrare il libro mastro con le richieste di pizzo nelle indagini sulle estorsioni mafiose. Ora ci imbattiamo in un fenomeno corruttivo che usa gli stessi metodi del racket» dice il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. Il riferimento è al libro mastro in cui l’imprenditore agrigentino Massimo Campione annotava con puntualità le somme versate per “agevolare” delle pratiche e per «procurarsi favori e intercessioni». Nomi, date e cifre versate, che adesso sono in mano agli investigatori.
Nel blitz che ha fatto scattare le manette ai polsi del presidente di Rfi, Dario Lo Bosco, e di due alti funzionari del Corpo Forestale della Regione siciliana, Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi, ma che promette di estendersi rapidamente, fondamentali sono state le intercettazioni. Eppure, secondo il procuratore aggiunto di Palermo, Dino Petralia, «per contrastare la corruzione non bastano gli interventi giudiziari e preventivi, ma servono strumenti normativi come quello dell’agente provocatore».
D’altra parte secondo un rapporto dell’Ocse l’Italia è al primo posto tra i 34 Paesi membri per percezione della corruzione nelle istituzioni governative e locali. Il dato è contenuto in una tabella del rapporto Curbing corruption index 2014 di Transparency International che lo scorso dicembre collocava il Paese al primo posto in Europa e al 69esimo nel mondo per corruzione percepita.
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