Una nuova società partecipata per risolvere il tema dei precari degli enti locali in Sicilia. È questo il piano b a cui pensa il governo Musumeci, in una seconda fase del percorso di stabilizzazione dei funzionari in attesa del contratto a tempo indeterminato dei Comuni nell’Isola. Se è vero, infatti, che la legge finalmente c’è, è altrettanto vero che difficilmente potranno accedere alla stabilizzazione tutti i precari.
A beneficiare, infatti, della norma inserita in Finanziaria e che non
ha subito la tagliola da parte del Consiglio dei ministri, sarà, nella
più rosea delle previsioni, un quarto della platea, che conta complessivamente circa 13mila lavoratori in attesa dell’agognata meta di un contratto a tempo indeterminato.
Per avviare il percorso di stabilizzazione, i Comuni dovranno avere i bilanci approvati nell’ultimo triennio e i conti in regola. E dovranno redigere il piano di fabbisogno e colmare a quel punto le posizioni vacanti nella dotazione organica. «In un Comune in cui lavorano magari quattrocento precari – dice Mimmo Milazzo di Cisl Sicilia – i posti liberi in dotazione organica potrebbero essere qualche decina o un centinaio». Ma a frenare le preoccupazioni dei sindacati, interviene direttamente l’assessora alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso,
che ancora una volta sottolinea come «questo governo dopo anni di
attese abbia portato a casa il risultato dopo appena qualche mese. Noi
abbiamo fatto la norma di stabilizzazione, ma non possiamo entrare a gamba tesa nei bilanci dei Comuni, che devono essere in regola»
E ai sindacati Grasso replica: «Quanti siano i Comuni che possono avviare il percorso di stabilizzazione, ad oggi, non possiamo saperlo, né noi né i sindacati.
Così come non è possibile prevedere quanti precari saranno
stabilizzati. Anche perché i Comuni che non avranno raggiunto i
requisiti quest’anno, potranno raggiungerlo il prossimo anno o nel
2020». Insomma, secondo Grasso, «per quello che ci riguarda abbiamo
risolto un problema. Adesso vedremo quanti Comuni possono stabilizzare, per i precari che non saranno stabilizzati si vedrà in un secondo step. Non è da escludere – annuncia la componente della giunta Musumeci – l’ipotesi di una nuova società partecipata
della Regione che possa assumere i lavoratori, garantire loro la
stabilità e prevedere che prestino attività presso i Comuni di
competenza».
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