La biblioteca come luogo immancabile e insostituibile di ogni città, anche di Palermo che al suo interno tra quelle di grandi e piccole dimensioni ne conta duecento.Un dato emerso nel corso di un censimento effettuato dagli studenti della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Palermo, presieduta da Maurizio Carta. Un binomio, architettura e cultura, che non può non tenere conto delle biblioteche più conosciute, come quella regionale e comunale, ma anche di quelle che potrebbero venire alla luce in ogni punto della città. Proprio questa l’idea promossa da alcuni studenti di Ingegneria edile architettura guidati dal professore di progettazione architettonica Antonino Margagliotta: «Per anni mi sono occupato di spazi e luoghi per la cultura nella città contemporanea, amo formare studenti non solo dal punto di vista strettamente didattico ma anche attenti a cosa ha bisogno un luogo, una città. Un impegno culturale e sociale. A questo progetto hanno lavorato circa 80 ragazzi, divisi in gruppi, ad ognuno è stata affidata una circoscrizione con un relativo tema».
Nell’atrio del Museo Riso, diretto da Valeria Li Vigni – messo a disposizione del dipartimento di Architettura e degli studenti e curiosi e che ha visto la partecipazione di alcune case editrici come: Caracol, Lettera22 e 40due Edizioni, in occasione della manifestazione La via dei Librai – fanno bella mostra di sé alcuni modellini realizzati in legno delle biblioteche nelle otto circoscrizioni. «Il mio gruppo – racconta Antonino Neri – si è occupato della biblioteca all’interno di Villa Gallidoro, sede della scuola media Garibaldi di Palermo, all’interno dell’ottava circoscrizione. Un lavoro complesso, durato oltre cinque mesi, siamo partiti dai rilievi, utili per capire dove realizzare la struttura, poi abbiamo dovuto ridisegnare la planimetria del luogo, senza dimenticare l’ausilio di preziosi software quali Autocad per il disegno bidimensionale. La nostra idea, che poi finalmente ha preso forma, attraverso il legno da modellismo, era una biblioteca di circa 2mila metriquadrati e realizzata su due livelli. La struttura si estendeva lungo il lato della villa confinante con via delle Croci. Questa per noi sarebbe stata una biblioteca aperta all’intero quartiere e non esclusivamente ad uso degli studenti, dotata di auditorium e di una caffetteria».
Lo stesso entusiasmo accompagna il racconto di un’altra studentessa, Maria Daniela Chifari: «Al mio gruppo è stato assegnata la terza circoscrizione, per intenderci quella che abbraccia la zona Oreto e Ponte Corleone. Luoghi a me cari, dato che abito in zona e conosco benissimo quali sono le difficoltà e le mancanze, fra tutte, quelle appunto di una biblioteca. Il nostro tema riguardava la tecnologia e quindi ci siamo concentrati nel realizzare una struttura ricca di spazi adatti alla consultazione di testi con tablet e altri dispositivi elettronici». Il progetto prevede un edificio di ben sette piani adiacente a via Gustavo Roccella e dotato anche di una vetrata da dove ammirare il panorama e un ultimo piano con diversi servizi, dalla caffetteria al bar. «Uno dei piani della nuova struttura è dedicato ai bambini, all’interno è stato disposto uno schermo dove vengono riprodotte scritte in diverse lingue per sottolineare il tema della multiculturalità».
Dei lavori insomma che tutti i ragazzi sperano che un giorno possano essere realizzati per rendere questa città maggiormente competitiva in ambito culturale. Si tratta di un impegno continuativo e costante, come ha sottolineato il professore Margagliotta e che ha riguardato anche dei luoghi ben precisi che già ospitavano dei libri ma non idonei a chiamarsi biblioteca. Come nel caso di circa 55mila volumi raccolti all’intero del Convento dei Cappuccini, racconta Giovanni Lupo, ricercatore del dipartimento di Architettura: «Il mio progetto di tesi è stato incentrato alla realizzazione di una struttura in grado di conservare tutti questi volumi del convento. Ho messo in piedi un progetto che ha cercato di tenere conto e risolvere tutti i problemi di urbanizzazione del quartiere: dal verde alla viabilità alla presenza della biblioteca».
Lupo immagina struttura suddivisa in tre parti: «La biblioteca del quartiere, un nucleo centrale in grado di ospitare i testi del convento, consultabili da studiosi di materie religiose e teologiche e infine l’archivio storico contenente libri medievali e moderni. Un anno di lavoro ma devo dire vissuto con grande entusiasmo». Il mondo universitario e gli studenti sembrano aver chiaro di cosa ha bisogno questa città e sono pronti a mettere in campo le loro idee per far sì che non rimangano solo semplici modellini ma che un giorno possano diventare qualcosa di più. «I nostri studenti sono sempre pronti ad uscire dal recinto di viale delle Scienze – sottolinea Andrea Sciascia, direttore del Dipartimento di Architettura – sono pronti a vivere la città e a renderla migliore nel nome della cultura»
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