Una notte all’opera (ma senza musica)

«Quanti scalini ci sono?». Questa è una delle domande più curiose che Maria Caruso, studentessa della Facoltà di Lettere di Catania, si è sentita rivolgere durante la visita al Teatro Massimo Bellini. Maria, infatti, è una dei dieci ragazzi che hanno deciso di svolgere lo stage previsto dal proprio piano di studi all’interno del Teatro Massimo. Un’esperienza stimolante e arricchente che li impegnerà dalle 20 alle 24, ogni martedì e mercoledì sera di luglio, in cambio di 4 crediti.

Maria ed i suoi colleghi, tutti molto preparati – grazie alla formazione della professoressa Maria Scardino – ed “ospitali”, per qualche notte sono i nuovi ciceroni del Bellini e ci conducono per i corridoi del sontuoso teatro, nell’ampio foyer e tra i palchetti della platea fino al riservatissimo palco reale che, in posizione privilegiata dirimpetto al palco, apre le sue tende solo ad autorità ed ospiti d’eccezione. In una sincronia di turni ben organizzati e spediti, a gruppetti di 20 persone le neo guide raccontano la storia del teatro dedicato al genio di Vincenzo Bellini e di tutti i grandi nomi che lo hanno impreziosito con la loro arte, come il pittore Giuseppe Sciuti a cui si devono gli splendidi affreschi a lungo nascosti dal sipario, o l’architetto Carlo Sada che ne ha realizzato la struttura portante.
 
“Quest’idea nasce da un catanese che ha vissuto fino ad un mese fa l’umiliazione di vedere i turisti arrivare in questa splendida piazza e fermarsi di fronte ai cancelli chiusi”, spiega il sopraintendente Antonio Fiumefreddo. “E so bene che anche moltissimi nostri concittadini non hanno mai messo piede dentro il teatro perché è stato sempre considerato come una sorta di frontiera invalicabile, un po’ per colpa dell’élite che lo ha frequentato, un po’ per una sorta di soggezione degli stessi catanesi”.

Fiumefreddo prosegue sottolineando le potenzialità che tale iniziativa rappresenta per la nostra città: “Da penalista criminologo penso che le cose belle aiutano come modello educativo, per cui aprire il teatro alla gente mi è sembrato un dovere. Quello che si sta verificando è un fenomeno di dimensione sociale. Credo che sia la risposta al 2 febbraio. Non è possibile che questa città debba avere una ribalta di tragedia ogni qualvolta succeda un fatto certamente gravissimo; c’è anche una città che sa stare in fila ordinata come i giapponesi davanti agli Uffizi, che è disposta a stare disciplinata un’ora in coda pur di vedere un’opera d’arte come il teatro e che nel momento in cui lo visita capisce che Catania ha una propria identità su cui basare il suo sviluppo”.
 
Quello che viene definito come un “esperimento” per osservare la reazione della gente, in termini di affluenza si sta rivelando molto proficuo. Quattromilacinquecento i visitatori nell’arco di due aoli giorni, come rivela il registro che gli ospiti sono invitati a firmare a fine visita. Spiega il sovrintendente: “Pensavamo che avremmo registrato un calo dopo che si fosse smaltita la curiosità dell’evento, ma continua ad arrivare gente e questo significa che il passaparola ha funzionato e che molti catanesi aspettavano questa apertura da tempo”.
 
Dato l’esito positivo di questi primi giorni, a settembre l’evento si ripeterà e, da ottobre, la visita al teatro sarà arricchita dalla possibilità di accedere all’area museale, vanto del Bellini perché sarà uno dei pochi teatri al mondo ad avere al suo interno anche un museo, a testimoniare la lunga e travagliata storia di questa istituzione. Fiumefreddo conclude con l’augurio che questa esperienza possa rappresentare una prima pietra per l’intera città, come uno stimolo ad aprire tutti i monumenti cittadini, che vantiamo in misura altissima come numero ma paradossalmente con il più basso tasso di fruibilità. L’iniziativa fa infatti parte di un progetto più ampio del Bellini e a doppio senso: il teatro apre le sue porte alla città, ma allo stesso tempo si riversa sulla piazza e per le strade di Catania. Ha preso infatti il via, lo scorso 21 Luglio, una ricca stagione di concerti e balletti dal titolo “Armonie”. 
 
Il “tour” per i corridoi del teatro alla scoperta degli svariati stili architettonici che lo compongono e che in esso si fondono armoniosamente è ancora fruibile per qualche sera di Luglio. Ad attendere i visitatori ci saranno la gentilezza e la preparazione di questi studenti e dei bocconcini di mozzarella che delizieranno il palato nell’attesa. Neanche tanto snervante.

Benedetta Motta

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