Un viaggio da sogno

Una parte di me è rimasta in quei luoghi incantevoli, non posso smettere di sognare di tornarvi un giorno e, magari, di vivere lì per sempre! Mi sto riferendo al Belgio, quel piccolo stato nel cuore d’Europa, rivestito di prati e pascoli con bestiame ben pasciuto, piazze del mercato simili a bomboniere intrecciate d’oro ed edifici in stile gotico o barocco che ti fanno credere che il tempo si sia fermato. Per un attimo provo ad immaginare di soggiornarvi ancora. Il mio viaggio si svolge in tre tappe. La prima è Bruxelles, città attiva e al tempo stesso vivibile, capitale del surrealismo, di Magritte, degli antiquari, dei pizzi e dei merletti. Bruxelles, città del fumetto e dei murales ma anche moderno centro culturale ricchissimo di musei d’arte di ogni epoca e che si avvale della struttura avveniristica dell’Atomium. La mia visita inizia al Grand Place, la piazza principale, vero gioiello d’arte fiamminga rinascimentale circondata di edifici decoratissimi tra cui la celebre “Maison du Roi” e il magnifico “Hotel de Ville”. Ogni giorno vi si tiene un mercato di fiori ed è sempre affollatissima .Dietro la piazza vi è una selva di viuzze tra cui la Rue des Bouchers con una sfilza di ristoranti che servono notte e giorno le specialità culinarie belga: cozze e gamberetti grigi. Non lontano dal centro lo stile gotico del Brabante caratterizza alcune chiese come la cattedrale di St.Michel ancora più suggestiva di notte quando guglie e pinnacoli si stagliano contro il cielo scuro.

Svoltando dalla Place Royal con al centro il Palazzo Reale si erigono i musei delle “Belle Arti” e di “Arte contemporanea” che m’invitano ad entrarvi: l’arte antica e l’arte moderna si presentano lungo gradevoli percorsi tra i capolavori di Roubens, Bosch o Magritte. Si passa dal fauvismo all’espressionismo al surrealismo. Fuori dal centro impera la struttura dell’Atomium, esempio brillante di archeologia industriale e simbolo del Belgio. A poca distanza distinguo il “castello di Laeken” e tutt’intorno viali con collezioni di aranci tra le più belle del mondo: le scopro con lo stesso entusiasmo che provo aprendo un regalo.

La seconda tappa del mio viaggio è Anversa.

A primo acchitto mi appare una città “dark”, a tinte fosche un po’ come Londra ma poi rimango affascinato dal ritmo elegante di questo porto cosmopolita sulle rive della Scheda. Storico centro del diamante, città gotica, barocca e liberty al tempo stesso, è anche la città più “trendy” del Belgio con musei d’ogni genere (dall’arte contemporanea alla fotografia alla moda) e crocevia di itinerari avveniristici fra i primi in Europa. Mi accingo a visitare le cinque chiese principali con all’interno opere pittoriche di suggestiva intensità (in special modo la Cattedrale di San Carlo). Non ho purtroppo il tempo di visitare la famigerata casa-museo di Rubens perchè preferisco spostarmi verso la via delle signorili residenze “art noveau”. Cerco di fotografarle ma non rientrano interamente nell’obiettivo della mia piccola Canon!

Terza tappa è Brugge, la mia città belga preferita.

Alloggio in un tipico albergo affacciato sul canale, anzi, quasi immerso nell’acqua, sì, perché la maggior parte degli edifici in questo suggestivo angolo di mondo ha le fondamenta nell’acqua! Brugge è una cittadina bellissima, fiabesca, un vero sogno medievale ad occhi aperti dove palazzi eleganti si alternano a scorci pittoreschi. Brugge è quasi un misto tra una Firenze rinascimentale ed una Venezia vedutista con ponticelli in pietra, balconi fioriti, piccole anse dei canali su cui si specchiano le pietre centenarie delle abitazioni. La percorro in 3 giorni, quasi senza sosta riposando al massimo 4-5 ore a notte. La gente è gentile ed accogliente e sa di vivere in un sogno.

Cuore della città è il Markt, un ampio spazio rettangolare sul quale svetta il duecentesco “Beffroi” dalla cui cima si possono scattare fotografie panoramiche; accanto lo scenografico Burg, la piazza sulla quale si affacciano il “Municipio rosso” e la sfavillante “Basilica del Sangue”.

Il secondo giorno effettuo la visita interna delle meravigliose chiese neogotiche tra le quali spiccano la Chiesa di San Salvatore, la Chiesa di Gerusalemme e la Chiesa di Nostra Signora che custodisce autentici capolavori artistici tra cui la “Madonna col Bambino” scolpita di marmo bianco da Michelangelo.

Verso sera mi avvio presso il Bedijnholf, il più caratteristico dei beghinaggi belga (luoghi che nel medioevo ospitavano donne in ritiro spirituale, senza l’obbligo dei voti, dedite al lavoro ed alla preghiera): qui la pace regna sovrana in un’atmosfera irreale, senza tempo. Ed io mi perdo in una totale trasfigurazione di quanto mi circonda. Mi fermo un attimo ad ascoltare il suono del carillon posto sulla torre suprema e mi lascio trasportare dalla dolcezza del suo tintinnìo. Mi sposto un po’ più avanti e noto una suonatrice d’arpa su un antico ponticello in pietra mentre un giovane dai capelli rosso fiammante mi attraversa la strada in bicicletta; sulla mia destra un vecchio pittore che ritrae nella sua tela uno squarcio di via con accanto una lucerna accesa. Mi sento parte di un quadro di Rubens o di Magritte dove ogni oggetto si anima e prende parola in un tripudio dei sensi. Il terzo giorno mi dirigo verso il “Minnewater” (Lago d’Amore), un’oasi di pace ed un dolce invito ad una vacanza poetica. Definito “romantico museo all’aperto”, è uno scrigno di tesori antichi e moderni in attesa dello sguardo attonito del visitatore che li scopre. Appena fuori della città si estendono demani di innegabile fascino circondati da pioppi color vermiglio e mulini al vento:percorro un breve tratto in bicicletta,poi decido di proseguire a piedi spinto da un leggero venticello che sfiora gli alberi e l’erba dei prati rendendo il paesaggio quasi uno schizzo. Ho la sensazione che il tempo si sia fermato! Mi assale un pizzico di malinconia al pensiero di dover presto uscire dal quadro per ritornare alla mia “anodina vita di tutti i giorni”. Ma il viaggio è finito e devo necessariamente congedarmi da questo lirico angolo di mondo.

N.b.: ammetto di essere stato alquanto enfatico e ridondante nella descrizione del mio viaggio, ma credo che le parole da sole, per quanto da me usate in eccesso, non possano rendere mai giustizia abbastanza alla sublimità di quei luoghi!

Vito Putrino

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