La forma è rivedibile ma obiettivamente, soprattutto in un momento come questo del campionato nel quale i punti in palio sono sempre più pesanti, a cosa serve focalizzare l’attenzione sull’aspetto estetico? Conta la sostanza e, nel caso specifico, conta che il Palermo abbia centrato la propria missione battendo (1-0) il Foggia allo stadio Renzo Barbera nel recupero della gara valida per la trentatreesima giornata del girone C non disputata lo scorso 29 marzo a causa del cluster presente all’interno del gruppo-squadra pugliese. Doveva vincere e ha vinto la compagine di Filippi che, pur non incantando sul piano del gioco, ha conquistato tre punti d’oro che valgono il sorpasso ai danni del Teramo e contestualmente l’ottavo posto solitario in classifica. Target mai raggiunto, finora, in questa stagione e che fa rima con ipoteca sulla qualificazione ai playoff.
Si può discutere sui valori tecnici e la qualità di questa squadra che in ogni partita commette determinati errori (provenienti anche dalla panchina, nel caso di ieri, se si considera che Filippi si è ritrovato nel finale con Floriano e Almici alle prese con i crampi e insostituibili dato che aveva esaurito i tre slot a sua disposizione) sia individuali che di reparto esponendosi spesso, ad esempio, alle ripartenze dell’avversario in seguito ad un’errata lettura di una situazione di gioco o un disimpegno sbagliato in fase di impostazione, ma non si può non riconoscere che il Palermo targato Filippi, che peraltro sta viaggiando con numeri più che positivi avendo ottenuto tredici punti in sette partite, a volte sa cosa vuol dire essere pratici. Sa rimboccarsi le maniche, resettare dopo un’ingenuità o una sbavatura e, zigzagando tra imperfezioni e cose fatte bene, sfruttare al massimo tutto ciò che ha nel proprio bagaglio. Che, pur non essendo contrassegnato da un marchio di qualità, è sufficiente in diversi casi per vincere le partite in un contesto come quello proposto da una serie C in cui, onestamente, il livello degli avversari e delle gare è tale per cui anche una squadra vulnerabile come il Palermo è in grado di imporsi ed esprimere tranquillamente il proprio potenziale. L’identikit del giocatore che ‘incarna’ queste ultime considerazioni è quello di Nicola Valente, autore del gol (destro in area al’82’, di prima intenzione e non particolarmente angolato, su assist del capitano di giornata ed ex di turno Floriano) che ha consentito ai padroni di casa di superare un Foggia bene organizzato ma che nella ripresa è andato gradualmente in debito di ossigeno pagando i ventiquattro giorni di pausa tra Covid e turno di riposo già calendarizzato.
Dopo un buon primo tempo nel quale erano riusciti ad impegnare in alcune circostanze il portiere Pelagotti (reattivo su un insidioso sinistro di Vitale e su due conclusioni di Curcio di cui una su punizione), nel corso della ripresa gli uomini guidati da Marchionni (squalificato e sostituito in panchina dal vice Cau costretto a fare i conti con diverse defezioni) hanno patito la mancanza del ritmo partita evidenziando un ritardo di condizione nei confronti di un Palermo abile, comunque, a riorganizzarsi dopo una fase iniziale in salita a causa di distanze sbagliate tra i reparti (per fare un esempio Rauti, confermato nel ruolo di centravanti prima che lasciasse al 63′ il posto a Saraniti reduce dall’esclusione per scelta tecnica nel match con la Vibonese, pur effettuando i movimenti giusti non era adeguatamente supportato e non riusciva a pungere) e del malfunzionamento di alcuni meccanismi nell’ambito del 3-4-2-1.
Rispetto ad altre volte, tuttavia, i rosanero hanno avuto la capacità di compensare le proprie lacune con il cuore e lo spirito di sacrificio. Chiavi vincenti, ieri, assieme alla compattezza e al pragmatismo, visibile – facendo riferimento ai rosa in corsa per la palma di migliore in campo – ad esempio nelle giocate del centrocampista De Rose, prezioso per intelligenza tattica, o nello stile di Marong, difensore classe 2000 confermato nell’undici titolare dopo l’esordio positivo di sabato e che, badando spesso al sodo anche con rinvii senza fronzoli per spazzare via il pallone in determinate circostanze, identifica il modello di concretezza di cui il Palermo ha bisogno specialmente in quest’ultimo segmento della stagione in vista dei playoff.
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